Pochi sono gli ambiti della zootecnia nei quali ci sono conoscenze e certezze come in quello della gestione del colostro nell’allevamento bovino. Nonostante questo, la morbilità delle patologie enteriche e della BRD (Bovine Respiratory Disease) rimane nei vitelli piuttosto elevata, come pure la mortalità pre-svezzamento.
Purtroppo, non abbiamo dati italiani con i quali confrontarci ma, secondo quanto riportato dalla letteratura, si può immaginare una morbilità del 38% e una mortalità del 5% per queste due patologie dei vitelli.
Per FTP (Failure Passive Transfer) si intende un insufficiente trasferimento dopo il parto d’immunoglobuline (Ig) tra la madre e il vitello attraverso il colostro, che si quantifica in meno di 10 g/L di immunoglobuline misurate nel sangue del vitello tra il 1° e il 7° giorno di vita. Per ottenere un trasferimento passivo efficace in un vitello di razza frisona medio di 43 kg di peso, gli esperti hanno stimato che gli allevatori dovrebbero fornire una quantità minima di 100 g di IgG nella prima somministrazione di colostro.
Per prevenire la FPT è bene tenere conto di questo calcolo esplicativo. Immaginiamo che il peso del vitello alla nascita sia di 40 kg, perché ci aiuta nel semplificare il calcolo anche se nella realtà pesa di più. In un vitello così, il 9% del peso è rappresentato dal sangue (quindi 2.6 litri). Abbiamo detto che la concentrazione minima di IgG nel sangue deve essere di 10 grammi/litro. Si può stimare un’efficienza di assorbimento intestinale delle Ig del 35%, sempre che il colostro venga somministrato nelle prime ore di vita. Se si realizzano queste condizioni sono necessari almeno 103 grammi di IgG somministrate attraverso il colostro.
Se nel colostro ci sono 50 grammi/litro di Ig il vitello deve berne almeno 2.1 litri entro le prime ore successive alla nascita, e comunque 4 nelle prime 6 ore di vita.
Sappiamo che la placenta bovina è di tipo epitelio coriale e che ha la caratteristica di impedire il passaggio tra madre e feto delle immunoglobuline per cui, per garantire al vitello un’adeguata immunità passiva, è necessario che le immunoglobuline vengano trasferite con il colostro.
E’ anche importante ricordare che il colostro, ossia il secreto che si trova in mammella al momento del parto, si forma e si accumula nella mammella diversi giorni prima della fine della gravidanza. Ci sono molte condizioni nutrizionali, sanitarie, gestionali, ambientali e genetiche che possono condizionare la qualità del colostro anche se, allo stato attuale le conoscenze, è difficile capire come risolvere il problema.
Il colostro, oltre ad apportare anticorpi e molecole nutritive importanti per il neonato, è ricchissimo di molecole bioattive e fattori di crescita utili allo sviluppo intestinale e dotate di attività immunostimolante della mucosa intestinale.
Si definisce eccellente un colostro che ha una concentrazione di IgG > 50 g/L , di media qualità se di 41-50 g/L e scarso se ne ha meno di 40 g/L.
Interessante è anche valutare la somministrazione di colostro dopo le prime 24 ore di vita e per 4 gg, ossia quando non c’è la possibilità che le immunoglobuline colostrali passino la barriera intestinale. Quello che è stato osservato è che ovviamente le IgG nel sangue del vitello non aumentavano mentre si è registrata una minore incidenza di BRD e una minore positività ai criptosporidi, ai coronavirus, ai rotavirus e a E. coli.
E’ ormai diffusa negli allevamenti la banca del colostro, ossia una riserva di colostro congelato di alta qualità magari da bovine non infette dal Mycobacterium avium subsp. Paratubercolosis.
Non sempre si riesce a gestire tutto ciò, per cui può essere ragionevole valutare l’utilizzo dei sostituti di colostro, anche conosciuti come “colostrum replacer (CR)”, messi a disposizione dall’industria. I CR contengono immunoglobuline bovine che derivano o dal latte o dal plasma.
Abbiamo visto in precedenza che, per raggiungere la concentrazione di 10 grammi/litro di IgG nel sangue del vitello, si dovrebbe somministrare una dose di colostro artificiale che contiene 100-130 grammi di IgG. Dalle ricerche sin qui effettuate si è evidenziata una grande variabilità di risultati ottenuti con vari preparati commerciali di CR. Ciò può essere dovuto dalla differenza tecnologica nella produzione dei sostituiti del colostro, dal fatto che una dose di 100-130 grammi non è garanzia di successo e che probabilmente essa deve salire a 150-200.
Conclusioni
Avere un colostro di elevata qualità e un management in grado di garantire che venga assunto nella giusta quantità e nella corretta tempistica è di fondamentale importanza per prevenire le malattie enteriche e respiratorie dei vitelli, e la conseguente mortalità.
Questo inoltre permette di ridurre al minimo l’uso degli antibiotici e di avere bovine adulte fertili, produttive e longeve. Pur tuttavia ci sono molti aspetti che possono essere fattori di rischio e causali della FPT, ossia del “fallimento” nel trasferimento della giusta quantità di immunoglobuline dalla madre al vitello.
L’utilizzo dei sostituti del colostro può aiutare a migliorare la situazione, a patto che essi siano di elevata qualità e di efficacia dimostrabile perché la variabilità tra un prodotto e l’altro risulta, allo stato attuale, ancora molto elevata.
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