
La fase di transizione, che comprende le ultime tre settimane di gravidanza e il puerperio, è un periodo cruciale per la salute e la longevità funzionale delle bovine da latte. Questo concetto è ampiamente riconosciuto come uno dei pilastri della buiatria e della zootecnia. Tuttavia, è ben noto che questa fase è particolarmente difficile da gestire e che la bovina da latte, in questo periodo, si dimostra spesso resistente all’applicazione di protocolli rigidi.
Il vero punto di forza per prevenire problematiche risiede nella comprensione dei profondi cambiamenti metabolici che si verificano negli animali durante questo periodo, nonché dei rischi associati agli stress sociali e nutrizionali che possono determinare le patologie più comuni in questa fase del ciclo produttivo.
Il parto, che rappresenta l’evento fondamentale della vita di ogni mammifero, è il cuore di questa fase e coinvolge una fisiologia complessa che va trattata con la massima attenzione.
Per delineare lo stato dell’arte della fase di transizione, adotteremo un approccio che ci consente di analizzare come fattori quali genetica, nutrizione, ambiente, sanità e management influenzino i fenotipi produttivi, riproduttivi e sanitari degli animali, determinando così il benessere e la performance dell’intero allevamento.
Genetica
All’interno degli indici di selezione delle principali razze di bovine da latte stanno guadagnando sempre più rilevanza i cosiddetti caratteri funzionali, come la fertilità e la resistenza alle malattie, sia trasmissibili che non, l’efficienza alimentare, l’impatto ambientale e molti altri.
L’obiettivo di questi tratti è rendere l’allevamento delle bovine meno impattante, riducendo progressivamente la necessità di interventi farmacologici, al fine di limitare il rischio di antibiotico-resistenza e la presenza di residui negli alimenti e nell’ambiente.
Tuttavia, finora non si è prestata sufficiente attenzione alla transizione dall’uso sistematico degli ormoni per la fecondazione artificiale a tempo determinato (TAI) ad un approccio terapeutico individuale per le bovine con problemi di fertilità.
Durante il periodo di asciutta e le prime settimane dopo il parto, si determinano le caratteristiche dei follicoli che ovuleranno alla fine del periodo di attesa volontaria e nelle settimane successive. Le bovine geneticamente più fertili avranno sicuramente follicoli e ovociti meno sensibili agli stress metabolici che si verificano fisiologicamente durante la fase di transizione.
Nutrizione
Per garantire il successo della fase di transizione, la nutrizione, intesa come l’apporto dei nutrienti necessari per le funzioni metaboliche, riveste un ruolo cruciale. Un aspetto positivo è che, negli ultimi anni, sono stati chiaramente definiti i fabbisogni nutritivi per questo periodo, fornendo così certezze nella gestione della nutrizione di base. Durante la fase centrale dell’asciutta, che dovrebbe durare almeno 30 giorni, i fabbisogni si concentrano sul mantenimento, sulla crescita degli animali più giovani e sulla gravidanza, tenendo conto che nelle ultime settimane la crescita del feto avviene in modo esponenziale.
È fondamentale assicurare che la bovina abbia accesso a nutrienti che le permettano di accumulare scorte di antiossidanti, proteine labili nelle masse muscolari e glucosio nel fegato sotto forma di glicogeno, oltre a grasso corporeo qualora fosse necessario. Queste riserve saranno indispensabili per affrontare le carenze spesso gravi di questi nutrienti sia prima che dopo il parto, che rappresentano i principali fattori di rischio ed eziologici delle malattie metaboliche della fase di transizione, influenzando significativamente la buona riuscita della lattazione che sta per iniziare.
È quindi di fondamentale importanza rispettare scrupolosamente i fabbisogni nutrizionali indicati, monitorando attentamente l’ingestione degli animali sia prima che dopo il parto per garantire l’effettivo apporto di nutrienti. Inoltre, è cruciale analizzare periodicamente gli alimenti, in particolare i foraggi somministrati durante la fase di asciutta e transizione, per garantire la qualità e la completezza della dieta.
Accanto alla nutrizione di base, esiste la nutrizione clinica o funzionale, che si concentra sull’uso ottimale di specifici nutrienti per migliorare la salute e la fertilità degli animali.
L’industria offre numerosi additivi, per i quali non esiste un fabbisogno ufficiale, ma non tutti sono supportati da evidenze scientifiche comprovate.
Gli additivi efficaci sono quelli che sono stati sottoposti a rigorosi studi scientifici o prove pratiche sul campo. Tra questi, quelli che contribuiscono alla costituzione del pool antiossidante, come le vitamine A ed E protette per il rumine, e oligoelementi come rame, manganese, selenio e zinco in forma organica, rivestono una grande importanza.
Inoltre, sono particolarmente utili i donatori di gruppi metilici, come colina, metionina e betaina, purché somministrati in forma rumino-protetta, altrimenti la loro efficacia risulta notevolmente ridotta.
Sanità
Durante la fase di transizione, e maggiormente a causa d’imperizie (eccessi o carenze) nutrizionali legate alla razione in sè e all’effettiva ingestione, si concentrano oltre il 75% delle patologie che possono colpire le bovine da latte adulta.

Figura 1 – Patologie non trasmissibili che possono presentarsi nella bovina da latte durante la fase di transizione e loro interconnessione. Fonte Ruminantia
Come mostrato nella figura 1, esiste una stretta interconnessione tra le varie patologie che possono manifestarsi prima e dopo il parto, con una chiara correlazione alla specifica prevalenza temporale, ossia alla distanza dal parto.
Ambiente
Per “ambiente” si intende il tipo di struttura in cui vengono alloggiate le bovine durante la fase di transizione. Generalmente, si distingue tra gli spazi destinati alla preparazione al parto e quelli post-parto. Solo alcune aziende dispongono di sale parto individuali, che rappresentano la soluzione ideale per gestire il periparto in modo sereno, a condizione che vengano mantenuti elevati standard di igiene e che le bovine non vengano isolate in spazi dove non possano avere contatto visivo e uditivo con gli altri animali.
Se possibile, la situazione ottimale per la preparazione al parto sarebbe una lettiera ampia e permanente, come quella di un compost barn, con la possibilità, quando le condizioni meteo lo permettono, di accedere all’esterno.
È essenziale che sia la zona di preparazione al parto che la sala parto siano ben ventilate e dotate di attrezzature adeguate per prevenire lo stress da caldo. Le stesse considerazioni valgono per i box del puerperio.
Inoltre, è fondamentale che le bovine possano accedere alla mangiatoia, così come all’acqua da bere, contemporaneamente o quando lo desiderano, garantendo loro piena libertà di accesso.
Management
Come già sottolineato, gestire le bovine da latte durante la fase di transizione è un compito complesso, nonostante le numerose conoscenze a nostra disposizione, e l’adozione di rigidi protocolli risulta spesso poco efficace.
Questo accade perché, durante il periodo di circa sei settimane, le risposte individuali degli animali a un medesimo ambiente, nutrizione e gestione possono variare notevolmente.
Per minimizzare il rischio di patologie e ottenere alti livelli di produzione e fertilità, è fondamentale che durante la fase di transizione ci sia un’attenzione costante da parte del personale di stalla e dei consulenti esterni.
Conclusioni
Anni di ricerca scientifica e di esperienza pratica hanno arricchito significativamente la nostra comprensione della gestione della fase di transizione, dall’asciutta alla lattazione, delle bovine da latte.
Sebbene in Italia non esista una raccolta sistematica dei dati sulle patologie, è ragionevole supporre che l’incidenza delle malattie metaboliche durante questa fase sia ancora abbastanza elevata. Ciò comporta non solo la perdita di animali per cause sanitarie, ma anche una ridotta produzione e una scarsa fertilità.
Autore
Alessandro Fantini – Dairy Production Medicine Specialist Fantini Professional Advice srl
Email: dottalessandrofantini@gmail.com