Nel corso degli anni, ognuno di noi ha selezionato, tra le varie possibilità, i comportamenti più adeguati alla propria personalità. Tale modalità è valida in ogni ambito della vita: dall’amicizia, ai rapporti familiari, agli affetti, al lavoro.

Spesso andiamo con il pilota automatico. A determinati stimoli, tendiamo a reagire nello stesso modo.

In qualche modo questa modalità rappresenta una facilitazione: non dobbiamo ogni volta fare tanti ragionamenti, dato che la risposta è pressoché bella e confezionata.

Dato che ogni medaglia ha sempre un rovescio, l’abitudine ad atteggiarsi in modo ripetitivo di fronte alle varie questioni, ci toglie la possibilità di scoprire lati nuovi di ciò che la vita può proporci. In tali circostanze il pilota automatico non ci consente di scoprire nuovi modi di comportarci, nuove vie; di fondo non ci permette di migliorare perché ci tiene legati ai nostri meccanismi consolidati.

Venendo al lavoro di responsabilità nella conduzione della nostra azienda agricola, è abbastanza frequente sbattere contro questo tipo di situazione. Le scelte e l’organizzazione che abbiamo dato all’azienda hanno permesso di raggiungere risultati di cui possiamo anche essere soddisfatti (pur se, a volte, i risultati sono più nella testa del titolare che sul conto corrente dell’azienda, ma tant’è).

Il vero problema è che si ritiene il cambiamento una specie di azzardo. In fondo, si dice, le scelte fatte hanno permesso di portare l’azienda al punto in cui si trova, che non è malaccio, soprattutto se si pensa a tutti gli ostacoli superati e all’energia ed ai rischi che ciò ha richiesto.

Questo atteggiamento è simile a quello di colui che va in macchina e guarda più allo specchietto retrovisore che alla strada che ha davanti.

I risultati raggiunti sono raggiunti; il punto è chiedersi come sia possibile, nelle attuali condizioni, raggiungerne di nuovi, altrettanto ambiziosi.

Come si può ridurre il costo alimentare da 40 a 30 centesimi/litro di latte consegnato, se non si cambia l’impostazione alimentare?

Come si può ridurre il costo della manodopera da 7 a 5,5 centesimi/litro di latte, se non si mette mano all’organizzazione del lavoro?

Come si può ridurre il costo dei farmaci da 1,8 a 1 centesimo/litro se non si cambiano, ad esempio, la gestione dall’asciutta al post parto, la gestione della vitellaia e le procedure di mungitura?

A volte ho la sensazione che ciascuno di noi abbia una stagione nella quale è adeguato ai bisogni della propria azienda e in questo periodo è in grado di spingerla verso il proprio limite massimo.

Raggiunto questo traguardo, essendo l’azienda cresciuta, necessiterebbe di un titolare anche lui “cresciuto” e per questo adeguato a spingere l’azienda verso i propri nuovi limiti massimi.

Purtroppo questa dinamica, nella quale l’azienda che si sviluppa grazie al titolare spinge lo stesso titolare a modificare sé stesso e la propria mentalità gestionale, si blocca e l’azienda, salvo piccoli aggiustamenti, interrompe il suo ciclo di crescita.

Salvo che si decida di cambiare …