Al giorno d’oggi la produzione di bestiame fa fronte ad una sfida importante: produrre di più, con maggior qualità e nel rispetto dell’ambiente. Purtroppo la redditività degli allevamenti non consente di fare grandi investimenti in grado di dar riposta contemporaneamente a tutte queste domande.
Il pascolo naturale è però capace di offrire un prodotto consono alle esigenze del mercato e in grado di aggregare valore all’offerta del produttore. Migliorarne la gestione rappresenta un’ottima soluzione a basso costo per incrementare la produttività.
Le caratteristiche di ogni pascolo possono variare considerevolmente in base a fattori naturali come il clima e le peculiarità del suolo, ma anche in funzione dell’utilizzo produttivo e della gestione che ne è stata fatta.
I differenti usi del prato naturale causano l’alterazione del suo equilibrio originale, dando luogo ad un processo di degradazione del manto erboso che corrisponde ad una perdita produttiva.
Le specie di elevato valore foraggiero più ricercate dagli animali diminuiscono e sono sostitute da specie di minore o addirittura nessun valore nutritivo. Specie che chiamiamo infestanti.
Gli animali difatti tendono a pascolare in maniera selettiva: consumano prioritariamente quelle piante più appetibili e qualitativamente superiori. Il pascolo continuo durante tutto l’anno, associato all’elevata intensità e frequenza di defogliazione, sono dunque le principali cause del cambio negativo nella composizione botanica del prato.
<b>DIAGNOSI DEL PASCOLO; “STATO” E “SPECIE CHIAVE”</b>
La prima cosa da fare è quindi quella di identificare lo <b>stato di degradazione</b> in cui versa ogni parcella del pascolo. A tal fine è necessario tener conto dei seguenti indicatori:
1 <b>Predominanza delle specie </b>presenti<b> </b>nel prato classificate in base alle loro caratteristiche foraggere e alla loro appetibilità. Queste sono suddivise in:
– Preferite
– Medie
– Indesiderabili
2 <b>Vigore delle specie preferite</b> (Misura delle piante, qualità dei ricacci, ecc.)
3 Quantità di <b>specie infestanti</b>
4 Proporzione di <b>suolo nudo</b> (Senza cotica erbosa)
Questa diagnosi può essere realizzata attraverso un sistema di transetti con diverse stazioni di prelievo a seconda della superficie della parcella e una documentazione fotografica di ogni stazione.
Dalla relazione tra i quattro indicatori precedentemente elencati e la quantità di foraggio prodotto, possiamo classificare lo stato del prato naturale come evidenziato nella tabella che segue:
<div align=”center”>
<table width=”622″ border=”1″ cellspacing=”0″ cellpadding=”0″>
<tbody>
<tr>
<td width=”73″>
<p align=”center”>Stato</p>
</td>
<td width=”122″>
<p align=”center”>Specie Predominanti</p>
</td>
<td width=”134″>
<p align=”center”>Vigore Specie preferite</p>
</td>
<td width=”107″>
<p align=”center”>Quantità di infestanti</p>
</td>
<td width=”65″>
<p align=”center”>Suolo nudo</p>
</td>
<td width=”120″>
<p align=”center”>Foraggio (Kg ss/ha)</p>
</td>
</tr>
<tr>
<td width=”73″>
<p align=”center”>Eccellente</p>
</td>
<td width=”122″>
<p align=”center”>Preferite</p>
</td>
<td width=”134″>
<p align=”center”>Alto</p>
</td>
<td width=”107″>
<p align=”center”>0-10%</p>
</td>
<td width=”65″>
<p align=”center”>0%</p>
</td>
<td width=”120″>
<p align=”center”>3.000</p>
</td>
</tr>
<tr>
<td width=”73″>
<p align=”center”>Buona</p>
</td>
<td width=”122″>
<p align=”center”>Preferite-Medie.</p>
</td>
<td width=”134″>
<p align=”center”>Medio</p>
</td>
<td width=”107″>
<p align=”center”>10-25%</p>
</td>
<td width=”65″>
<p align=”center”>10%</p>
</td>
<td width=”120″>
<p align=”center”>2.000</p>
</td>
</tr>
<tr>
<td width=”73″>
<p align=”center”>Regolare</p>
</td>
<td width=”122″>
<p align=”center”>Medie-Indesiderabili</p>
</td>
<td width=”134″>
<p align=”center”>Basso</p>
</td>
<td width=”107″>
<p align=”center”>25-50%</p>
</td>
<td width=”65″>
<p align=”center”>30%</p>
</td>
<td width=”120″>
<p align=”center”>1.000</p>
</td>
</tr>
<tr>
<td width=”73″>
<p align=”center”>Povero</p>
</td>
<td width=”122″>
<p align=”center”>Indesiderabili</p>
</td>
<td width=”134″>
<p align=”center”>0</p>
</td>
<td width=”107″>
<p align=”center”>+50%</p>
</td>
<td width=”65″>
<p align=”center”>50%</p>
</td>
<td width=”120″>
<p align=”center”>300</p>
</td>
</tr>
</tbody>
</table>
</div>
La produzione foraggera, espressa in Chilogrammi di Sostanza Secca per Ettaro (Kg SS/Ha) è la base per determinare il carico di bestiame che il pascolo naturale riesce a supportare ed è soggetta a variazioni anche molto importanti a seconda delle caratteristiche edafiche e climatiche della zona.
La seconda cosa che dobbiamo fare è riconoscere le <b>“specie chiave” </b>identificabili<b> </b>come quelle che:
1 Risultano essere più appetibili per gli animali
2 Hanno una elevata capacità di produzione di foraggio
3 Hanno un’alta qualità nutritiva
4 Sono perenni o di autosemina
Il termine proviene dall’ecologia e si riferisce a quelle specie con maggiori esigenze ambientali all’interno di uno stesso ecosistema.
Se siamo in grado di preservare le <b>specie chiave</b>, allora è facile supporre che le altre, meno esigenti in termini di risorse e più tolleranti agli stress ambientali, sopravvivranno facilmente.
Le prime assumono quindi il ruolo di indicatori dello stato di degrado e la loro diminuzione percentuale evidenzia la necessità di modificare la gestione del pascolo.
<b>GESTIONE DEL PASCOLO</b>
L’obiettivo è quello di pianificare l’utilizzo sostenibile del pascolo, al fine di massimizzare la produzione animale rendendola al contempo economicamente efficiente.
La corretta gestione deve essere fatta tenendo in considerazione i tre elementi che seguono:
<ol>
<li>Adeguamento del carico animale</li>
<li>Riposi strategici del pascolo</li>
<li>Sistemi di pascolamento<b> </b></li>
</ol>
<b>GLI ELEMENTI DELLA GESTIONE DEL PASCOLO</b>
<b>1- Adeguamento del carico animale</b>
Il principale elemento da tenere in considerazione ai fini di una efficiente gestione del pascolo è la valutazione del carico animale, ovvero del numero di animali che pascola su un’unità di superficie (Ha).
Un pascolo <strong>sottoutilizzato</strong> comporta la riduzione della qualità del foraggio, in quanto aumenta il contenuto in fibra, con conseguente deterioro della digeribilità, e diminuisce il contenuto in proteine.
Se al contrario il <strong>carico è eccessivo</strong>, gli animali consumano gran parte dell’apparato fogliare delle piante, causando la possibile estinzione delle specie vegetali più appetibili e dando luogo, a lungo termine, a possibili fenomeni di erosione del suolo.
Un carico adeguato è invece in grado di lasciare uno strato d’erba sufficiente a rendere possibile la sopravvivenza e lo sviluppo delle specie chiave.
Il rispetto di un certo <b>indice di utilizzazione </b>del pascolo, permette quindi di mantenere costante la copertura del suolo.
L’<b>indice di utilizzazione</b> è la quantità di foraggio che può essere pascolato senza compromettere le specie chiave. Il suo valore ottimale deve essere compreso tra il<b> 50% e il 60% </b>del totale della Sostanza Secca prodotta dalla parcella presa in considerazione.
Ne consegue che il carico animale è direttamente proporzionale allo stato del pascolo. Generalizzando, per una regione specifica un pascolo <i>eccellente</i> supporta un carico di 0,40 animali per ettaro (N/Ha); uno <i>buono </i>supporta di 0,28 N/Ha; uno <i>regolare</i> 0,15 N/Ha e per uno <i>povero</i> il carico animale dovrà essere di 0,06 N/Ha.
Questa relazione sarà chiaramente differente in base alla zona geografica di appartenenza.
<b>2- RIPOSI DEL PASCOLO</b><b> </b>
Far <b>riposare</b> una parcella del pascolo significa togliere gli animali per un periodo di tempo determinato. Questi riposi sono di fondamentale importanza per il suo recupero e perseguono i seguenti obiettivi:
– Permettere la produzione e disseminazione naturale dei semi delle specie più pascolate
– Permettere la germinazione e lo sviluppo delle nuove piante a partire dai semi
– Aumentare il vigore delle specie chiave e accumulare foraggio facendo riposare la parcella nel momento di crescita attiva
La gestione dei riposi per ogni parcella, dà luogo al <b>“sistema di pascolamento”</b>
<b> </b>
<b>3- SISTEMI DI PASCOLAMENTO</b>
Il sistema di pascolamento è l’organizzazione dell’utilizzo del pascolo. Permette di controllare l’effetto degli animali sulla condizione della risorsa naturale al fine di migliorarne lo stato.
Le differenti combinazioni d’uso di parcelle e gruppi di animali dà luogo a multipli sistemi di pascolamento identificabili secondo la classificazione che segue:
<b>Pascolo Continuo:</b>
Si ha il pascolo continuo quando gli animali permangono costantemente in una stessa parcella. Tra tutti, questo è il sistema più pericoloso: rende difficile poter equilibrare il grado di utilizzo del pascolo, mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie chiave che non godono di nessun tipo di riposo. <i>In questi sistemi il giusto carico animale gioca un ruolo fondamentale.</i>
<b>Pascolo rotativo differito:</b>
Si basa nell’uso di due o più parcelle e uno o più gruppi di animali (sempre in numero inferiore al numero di parcelle).Questo sistema permette che a turno ci sia sempre una parcella a riposo in diversi momenti dell’anno. <i>Il pascolo rotativo non presenta la necessità di spostamenti molto frequenti delle mandrie e non richiede grandi investimenti infrastrutturali.</i>
<b>Pascolo rotativo intensivo o turnato:</b>
In questo sistema, una sola mandria cambia di parcella con frequenza elevata. I riposi sono più lunghi e ci sono più parcelle in riposo nello stesso momento. E’ più semplice controllare la selettività di pascolo dell’animale, permette una maggiore efficienza nella raccolta del foraggio e consente un grado di utilizzo maggiore senza mettere a rischio le specie chiave. <i>Lo svantaggio del sistema di pascolo rotativo intensivo è che ha maggiori costi di infrastruttura e richiede spostamenti della mandria molto frequenti.</i>
Altri interventi aggiuntivi che possono rendere ancora più produttivi i nostri pascoli sono:
<ol>
<li><b>4. </b><b>Far coincidere i massimi fabbisogni nutritivi della mandria alla massima offerta di foraggio</b></li>
<li><b>5. </b><b>Integrare l’offerta con altre risorse foraggere (prati coltivati, bosco, residui agricoli, ecc.)</b></li>
<li><b>6. </b><b>Fertilizzare strategicamente le parcelle</b></li>
<li><b>7. </b><b>Traseminare su sodo con essenze già presenti nella zona</b></li>
<li><b>8. </b><b>Decespugliare</b></li>
</ol>
Sarà quindi la corretta diagnosi del pascolo esistente e l’analisi dettagliata della gestione a mettere in evidenza quale sia la giusta combinazione di interventi necessari a far sì che una risorsa così preziosa, e troppo spesso poco apprezzata, renda l’allevamento un’attività sostenibile e più redditizia.
Per concludere, è bene ricordare che la corretta gestione del pascolo naturale, non è soltanto una scienza basata su elementi biologici e fisici, ma anche l’arte di saper scegliere tra tutte le alternative esistenti associate alle possibilità economiche e di forza lavoro del produttore.
Arte che non può prescindere dell’esperienza di ogni allevatore.
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