Le opportunità offerte dalle nuove tecnologie applicate alle stalle da latte, pongono spesso molte aziende nella condizione di considerare l’eventuale investimento come occasione per migliorare i propri risultati economici.
Già, perché gli investimenti servono (dovrebbero servire!) proprio a questo: a crescere in dimensioni, ampliare le aree di business ma anche a crescere in efficienza.
Desideriamo ora affrontare l’argomento della mungitura, rimandando ad altre occasioni valutazioni di opportunità legate ad altri tipi di innovazioni e di utilizzo di tecnologie di supporto alla gestione.
Chiariamo subito che l’argomento va calato nella realtà di ogni singola azienda e che le variabili in gioco sono numerose e di diversa natura: convenienza economica, realtà familiare, livello di “saturazione” rispetto alla manodopera presente in sala, facilità nel reperire manodopera per la mungitura, propensione alle novità tecnologiche, accessibilità al credito bancario, dimensioni aziendali, presumibili sviluppi aziendali, livello di costiproduttività, possibilità di effettuare la terza mungitura, ecc. E’ impossibile formulare pareri se non in casi concreti. Si può solo affermare, al termine di una disamina, cosa sia più conveniente nel singolo caso analizzato. Ogni generalizzazione è del tutto fuorviante. In questa sede affrontiamo la questione dal punto di vista dei freddi numeri.
La prospettiva da cui consideriamo la questione è l’incidenza del costo di mungitura sul litro di latte, considerato come l’insieme dell’investimento necessario, della manodopera e dei costi di gestione.
Pur nondella sala essendo definibile a priori, l’orizzonte temporale legato all’installazione di robot di mungitura è indicativamente entro i 10 anni. Per la sala di mungitura si considerano normalmente dai 15 ai 20 anni di vita utile. Le differenze sono legate anche a questioni di obsolescenza tecnologica.
Il periodo di ammortamento è dunque circa doppio rispetto al robot, dunque l’incidenza dell’investimento sul litro di latte prodotto è considerevolmente diversa.
Il numero di ore di lavoro di manodopera necessarie al robot sono, al contrario, decisamente inferiori, pur richiedendo un livello di manodopera più qualificato e dunque tendenzialmente meglio retribuito.
Il costo di esercizio relativo a consumi elettrici, acqua, guaine, disinfettanti, manutenzioni, olio e filtri è leggermente superiore per i robot.
Vediamo ora i numeri di un caso concreto. L’azienda in esame ha in corso un ampliamento aziendale. Ritiene di arrivare, nel corso degli anni, a circa 300 vacche in mungitura, rispetto alle 180 attuali. La sala attuale è vecchia e non adeguata già ora. L’azienda non ha vincoli di filiera rispetto alla possibilità di effettuare la terza mungitura. Produce 34 litri di media.
Nell’ipotesi delle due mungiture, posto uno scenario di 15 anni, l’investimento per i robot incide per 2,7 €centesimi/litro contro 0,7. La manodopera incide 0,8 €centesimi/litro contro 2,5. I costi di esercizio incidono per 1,1 €centesimi contro 0,6. La maggior produzione garantita dal maggior numero di mungiture giornaliere del robot, ipotizzate a 2,7 mungiture/giorno, garantisce circa 2 €centesimi di margine in più per litro di latte consegnato. Il costo aggiuntivo del mangime consumato nella posta di mungitura, rispetto all’uso di materie prime nel carro, comporta un maggior costo che incide per circa 0,4€centesimi/litro. In definitiva, nel caso di questa azienda che abbiamo sommariamente tratteggiato, il robot consente una riduzione del costo di produzione pari a circa 0,6€centesimi/litro, che corrispondono a circa 24.000€/anno
Nel caso in cui questa azienda praticasse la terza mungitura in sala, il vantaggio del robot diventerebbe svantaggio per un importo di circa 10.000 €.
Ripeto ancora che le valutazioni sono da sviluppare su casi singoli, e dunque i numeri e le considerazioni fornite sono validi per quel caso. Questa prudenza dice in realtà anche un’altra cosa:
quante aziende, di fronte a questa scelta, hanno sviluppato un’attenta analisi economica?
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