Con anticipo rispetto alla fine del periodo di Quote Latte, qualche tempo fa sviluppammo una simulazione (quelli bravi chiamano questo approccio “Analisi di sensitività”) il cui titolo poteva essere: Quali caratteristiche genetiche deve avere una vacca nei diversi scenari di prezzo del latte?
Il lavoro, svolto da una persona competente nei meandri delle valutazioni genetiche, aveva lo scopo di definire, sul medio-lungo periodo, quali fossero le caratteristiche verso cui selezionare la mandria allo scopo di ottimizzare il reddito data la grande variabilità del mercato del latte verso cui ci stavamo indirizzando. Avendo sviluppato Ecomerit, un indice di selezione economico ormai da diversi anni, ed essendo la selezione, per definizione, in anticipo sui tempi – fecondiamo oggi ciò che avremo in produzione fra tre anni! – eravamo interessati ad approfondire tutti i possibili scenari di prezzo.
L’enfasi da dare ai diversi caratteri è ben diversa se il prezzo del latte è 32 centesimi o 45 centesimi al litro.
Senza entrare ora nei dettagli delle indicazioni che quello studio ci fornì, emerse una considerazione che ritengo utile riportare in pubblico. La produttività è una grande alleata in momenti di prezzo del latte alto ma può rappresentare una tragedia in periodi di prezzi del latte ai minimi.
L’attenzione ai costi è un aspetto decisivo del risultato economico di un’azienda. E’ infatti la migliore arma in situazioni di prezzo del latte basso. Nel deserto, le piante che sopravvivono non sono quelle più rigogliose e performanti ma quelle più efficienti che hanno bisogno di meno input, che sprecano il meno possibile. Dato che abbiamo appreso che il mercato del latte è diventato un’altalena che passa in pochissimo tempo dal punto più alto al punto più basso, occorre essere tarati per resistere in periodi difficili e per mettere fieno in cascina, quando le condizioni lo consentono. La differenza vera tra le aziende sta nel primo aspetto: e’ infatti quel “passare la nottata” aspettando l’alba che marca il campo a cui si appartiene. Ben più dei livelli produttivi. In effetti, livelli produttivi molto alti, se non accompagnati da costi adeguatamente contenuti, possono risultare un vero disastro economico in condizioni di prezzo del latte ai minimi. L’attenzione ai costi, alla definizione di bassi input, o meglio, in definitiva ad abbassare il proprio Break even, è la vera sfida che abbiamo di fronte. Se non sviluppiamo una strategia di gestione dei costi aziendali, dovremo guardare al prezzo del latte così come gli Inca guardavano al Sole: un Dio che può tutto e da cui dipende il futuro di ogni cosa. Dovremo chiedere al prezzo del latte di risolvere ogni cosa.
In attesa di cambiamenti strutturali del rapporto tra domanda ed offerta di latte – che gli analisti dicono arriveranno – prudentemente, credo sia meglio attrezzarsi per altre traversate del deserto che certamente ci verranno richieste.