Vietare o insegnare è un antico dilemma. Certamente il divieto di fare o dire qualcosa, di consumare qualche cibo o droga, o di chiudere le frontiere a merci e persone straniere, sembrerebbe la soluzione più semplice. Tutte le dittature che governano nazioni utilizzano questa semplice scorciatoia investendo in propaganda, regolamentando l’accesso ad internet e potenziando le forze dell’ordine. Gli Stati democratici, agli occhi di chi ritiene superflua la libertà, appaiono caotici ma, nonostante la crescente disuguaglianza economica e sociale, in questi paesi la ricchezza, la cultura e il benessere sono piuttosto diffusi tra la gente. La democrazia si “regge” sulla cultura, dapprima scolastica poi volontaria, e la cultura, inevitabilmente, porta al dissenso, al ragionare con la propria testa e non con quella altrui.
Questa lunga premessa è stata fatta per avere le giuste e democratiche chiavi di lettura per comprendere l’acceso dibattito sulla carne coltivata, sul latte sintetico e sulle farine d’insetti, alcuni dei novel food di cui si sta parlando in questi ultimi tempi. Dei tantissimi cibi ultra-processati, ossia preparazioni piene di additivi chimici e “spezzoni” di qualche nutriente naturale, invece non si parla mai e nessuna autority se ne occupa perché il fatto che sono prodotti dai giganti dell’industria alimentare è, in qualche modo, rassicurante. Nonostante l’EFSA abbia espresso quattro pareri positivi sulla salubrità delle farine d’insetto, su carni coltivate e latte sintetico non si sa nulla perché questi non sono ancora in commercio in Europa.
C’è stata una levata di scudi dell’attuale governo italiano contro questi nuovi cibi, ma prima è necessario chiarire, a chi ha dei dubbi, cosa significa sicurezza alimentare. EFSA è l’acronimo di European Food Safety Authority. Se chiediamo a Google di tradurre Food Safety ci risponderà “sicurezza alimentare” ma, in italiano, il significato è più ampio e corrisponde a “l’insieme dei requisiti che assicurano l’approvvigionamento, conservazione e distribuzione del cibo secondo criteri conformi alle disposizioni di legge”.
Dopo questa dovuta precisazione si può iniziare a riflettere sui novel food oggetto di questo articolo. Bene fa il governo ad evocare l’europeo principio della precauzione sulle farine d’insetto ma male fa a delegittimare l’EFSA e i suoi pareri scientifici su questo nuovo alimento. Fa male anche a sollevare sospetti sulla granitica solidità che ha il sistema di etichettatura obbligatoria e facoltativa che accompagna le derrate alimentari confezionate italiane ed europee. Si celebra giustamente la “sacralità” del Made in Italy e la sua maggiore salubrità rispetto agli alimenti importati, ricordando quanto affidabili ed estesi siano i controlli del Servizio Sanitario Nazionale Italiano e poi si sollevano dubbi sull’EFSA e sulla possibilità che si commettano frodi estese con le farine d’insetti in Italia inserendoli negli alimenti senza dichiararli.
Personalmente, nei viaggi in Cina, mi sono sempre rifiutato di mangiare insetti, un pò per disgusto e un pò per perplessità sulla loro innocuità per la salute, ma non vedo il motivo di vietarne l’utilizzo in Italia. Ci potrebbero essere persone che non la pensano come me! Perché allora non evocare anche per i cibi ultraprocessati il principio della precauzione? La ricerca e la raccolta delle informazioni epidemiologiche possono definire con certezza l’innocuità di un alimento semplice o lavorato, e comunque serve molto tempo per i dovuti accertamenti. Il commercio e la cultura sono ormai globalizzati. Chiudere le frontiere e limitare lo scambio delle merci e delle informazioni è anacronistico e potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang per l’esportazione del nostro Made in Italy e del nostro Italian Style.
A sostegno della teoria che bisogna proteggere la tradizione alimentare del nostro paese e la nostra sovranità alimentare si vuole ostacolare l’afflusso di cibo dall’estero dimenticando che l’export agroalimentare italiano ha superato i 60 miliardi di euro nel 2022 ed è cresciuto di ben il 16.7% rispetto al 2021. Fare gli interessi dell’agroalimentare italiano e della nostra tradizione non vuol dire diffondere cattiva informazione e tutelare la nostra sovranità alimentare con i divieti, ma incoraggiare i cittadini a mangiare sano e a fidarsi delle autorità nazionali e europee di controllo.
Fondamentale è insegnare ai cittadini già in giovane età, e quindi nelle scuole, cos’è la produzione primaria, ossia l’agricoltura e l’allevamento, e come si deve mangiare correttamente. Le famiglie e i bambini devono essere consapevoli di quanto siano rischiosi, per una giusta alimentazione, tanti di quei cibi fortemente reclamizzati in televisione e di quanto l’obesità e la poca attività fisica siano pericolose per la salute. Bisogna poi raccontare come l’Unione europea e lo Stato Italiano vigilano sulla salubrità del cibo. Dopo tutto questo, forse, può essere utile spendere del tempo a parlare senza demagogia o propaganda politica di cos’è la farina di insetti e cosa saranno il latte sintetico e la carne coltivata, ma lasciando ai cittadini la libertà di scegliere e mangiare cosa gli pare.
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