15 Aprile 2025

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva evoluzione dei sistemi di raffrescamento che ha consentito di ottenere migliori performance sulle vacche in lattazione durante il periodo estivo.

Gli effetti sul benessere animale sono notevoli (minor sovraffollamento nelle zone più fresche della stalla, minor tempo in piedi e minore presenza di insetti nell’ambiente), così come quelli sui parametri fisiologici/produttivi (maggiore ingestione, maggior tempo di ruminazione, maggior qualità del latte) e riproduttivi (miglior rilevazione dei calori, maggior annidamento embrionale e di conseguenza un miglior tasso di gravidanza).

La ricerca però ha permesso di valutare anche gli effetti del condizionamento ambientale nelle bovine in asciutta, e in particolar modo in quelle vicino al parto (close-up). Per questi animali si sono valutati gli effetti positivi sulla funzionalità placentare e la produzione di latte successiva, con particolare attenzione alle primipare. Si è poi valutato l’effetto epigenetico sulle vitelle nate da questi animali in termini di sviluppo uterino, capacità riproduttiva e sviluppo dell’apparato mammario; inoltre, si è valutato l’effetto dello stress da caldo sperimentato dal feto nell’utero sulla longevità di questi animali.

Fonte: Toledo et al., 2024. JDS Communications. 5:674-678.

La prima osservazione che conferma i danni dello stress da caldo in asciutta è che i mesi nei quali la produzione di latte, a parità di lunghezza di lattazione, è inferiore non sono quelli più caldi ma quelli in cui partoriscono le vacche asciugate nei mesi estivi, e quindi sostanzialmente i mesi autunnali (sindrome della bassa produzione lattea autunnale o SBPLA).

In buona sostanza, gli effetti sull’animale adulto sono in particolare sulla funzione placentare, l’attività immunitaria e i problemi metabolici al parto, mentre per quanto riguarda la prole possono tradursi in diminuzione della crescita e della salute dei vitelli e, in seguito, delle manze, con un effetto sulla riproduzione. Infine, questi animali avranno performance e longevità inferiore durante la loro vita adulta.

Adottando un sistema di raffrescamento standard nelle bovine in asciutta (d’ora in poi CL) si è osservato un aumento della produzione di latte di 3-4 kg durante l’intera lattazione e una minor persistenza negli animali non raffrescati (d’ora in poi HS), effetti confermati anche da una metanalisi condotta su 15 studi.

Se si confrontano le principali patologie (ritenzione di placenta, metrite, patologie respiratorie e mastiti) tra gli animali in asciutta nei mesi estivi con quelli che hanno effettuato l’asciutta nei mesi invernali si nota un aumento che in percentuale va dal 20% nelle metriti (da 3,5 a 4,2%) fino al 100% nelle mastiti (da 9 a 18%).

Se guardiamo le performance riproduttive riscontriamo una diminuzione di 7 giorni sul parametro parto prima fecondazione e di 6 giorni nel parto concepimento. Logicamente lo stress da caldo aumenta la temperatura rettale e il ritmo respiratorio, e se la stessa vacca passa da raffrescamento a mancato raffrescamento durante l’asciutta gli effetti sono come se non fosse mai stata raffrescata; da ciò si deduce che la vacca deve essere raffrescata per tutto il periodo dell’asciutta. Inoltre, HS diminuisce la lunghezza della gestazione di circa 5 giorni e conseguentemente la lunghezza del periodo di asciutta.

Uno degli ormoni che varia a seconda dell’efficienza della funzione placentare è l’estrone solfato, l’ormone placentare che garantisce lo sviluppo del tessuto mammario successivo e che mostra notevoli variazioni in assenza o presenza del raffrescamento. Il primo effetto di HS è una diminuzione della dimensione della capacità placentare utile.

Gli stessi effetti, forse maggiormente amplificati, si verificano sulle manze che entrano in prima lattazione in termini di ritmo respiratorio, temperatura rettale e produzione di latte nei primi 100 giorni di lattazione. Per quanto riguarda il vitello cominciamo a notare una differenza di circa 6 kg di peso vivo alla nascita tra un vitello nato da una madre CL rispetto a una HS.

Inoltre, vitelli nati da madri HS presentano circa il 35% in meno di IgG circolanti rispetto ai vitelli di quelle raffrescate e questo effetto si mantiene, anche se in misura minore, per tutto il primo mese di vita. La apoptosi delle cellule del tratto gastro-intestinale è sensibilmente superiore nei vitelli nati dopo HS rispetto a CL, causando una precoce chiusura dell’epitelio intestinale che si traduce in un minor assorbimento di IgG e nutrienti.

Altri studi hanno correlato positivamente il raffrescamento delle madri con effetti epigenetici nella loro prole in prima lattazione in termini di status immunitario, sviluppo della ghiandola mammaria, risposta all’insulina e maggior resilienza alle infezioni da S. uberis.

Altri effetti negativi di HS riguardano il minor peso alla pubertà delle manze e il numero di animali superstiti alla fine della prima lattazione; infatti, al termine di questa troviamo in azienda il 65% di primipare HS contro l’85% delle nate da madri CL. Le manze HS hanno un’età al parto maggiore e necessitano di circa 0,5 interventi fecondativi in più per rimanere gravide.

La misurazione ovarica alla nascita e dopo 63 giorni di vita dimostra che la crescita dell’ovaio è molto diminuita in animali figli di vacche che hanno subito HS. Inoltre, lo stress fetale riduce lo sviluppo del parenchima mammario nelle vitelle che lo subiscono fino allo svezzamento, sia per quanto riguarda le cellule dello stroma che quelle dell’epitelio.

Fonte: Toledo et al., 2024. JDS Communications. 5:674-678.

L’unico parametro che non differenzia gli animali è quello del peso al primo parto e il calo peso dopo parto. Dal punto di vista della produttività, le performance negative sono analoghe per la prima, la seconda e la terza lattazione, ed anche la sopravvivenza in azienda dei soggetti è inferiore di circa il 10% alla fine del quarto anno di vita nelle HS rispetto alle CL.

Inoltre, in uno studio effettuato in Florida su vacche ancora presenti dal 5° all’8° parto si è notato che il 72% di queste erano nate da vacche asciutte durante la stagione fredda e solo il 28% erano figlie di animali asciutti durante l’ estate.

Fonte: Toledo et al., 2024. JDS Communications. 5:674-678.

Anche l’eliminazione degli animali per infertilità, problemi podali e mastiti era superiore del 15% negli animali nati da vacche con asciutta estiva.

Anche in seconda generazione gli animali discendenti da questi soggetti presentano un trend analogo. Possiamo quindi concludere affermando che dall’analisi di tutti i dati sopra citati lo stress da caldo a fine gravidanza influenza la programmazione fetale, altera i modelli di metilazione in diversi tessuti e a diverse età, e la manifestazione fenotipica continua fino alla seconda generazione degli animali stressati.

Fonte: Toledo et al., 2024. JDS Communications. 5:674-678.

About the Author: Enrico Dubini

Agronomo libero professionista. Email: enricoc.dubini@gmail.com

Da leggere - Febbraio 2025

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