Ogni spazio della nostra esistenza è suscettibile di miglioramenti. Non v’è chi si neghi alla possibilità di migliorare sé stesso ed il proprio lavoro.
Non ho mai incontrato una persona che affermasse di non voler migliorare! In teoria, o meglio con le parole.
Nei fatti, le cose funzionano in modo diverso.
Ognuno di noi, operando a seguito della propria esperienza, dei propri successi ma anche dei propri errori, ha strutturato una serie di scelte che, talvolta, sembrano un tutt’uno con la persona che le ha operate.
Sembra quasi che cambiare una soluzione adottata comporti il rinnegare sé stessi e la propria storia. Una specie di abiura.
Quanti titolari di aziende agricole ho visto scegliere di non vedere un palese e reiterato comportamento opportunistico, quando non anche truffaldino, da parte di taluni fornitori!
In tali circostanze capita che inizi una specie di partita a tennis, nella quale colui che vuole far cambiare in meglio lancia un’idea al suo interlocutore (colui che rappresenta l’azienda); quest’ultimo rimanda la pallina nell’altro campo asserendo che, sì, l’idea è buona ma non realizzabile; il primo ritenta buttando di nuovo la pallina nell’altro campo che puntualmente viene ribattuta perché non si è tenuto conto che: sì, ma …
L’esito di questo gioco è a somma zero: ognuno torna al suo angolo, forte delle proprie convinzioni ed un po’ stupito che l’altro non riesca a comprendere le ragioni che sembrano così chiare ed evidenti.
È così che il miglioramento resta teoria.
È così che non riusciamo a ridurre il costo alimentare per produrre latte: “Sì, ma la stalla va così bene che… pazienza se spendo tanto e guadagno poco.”
È così che non riusciamo ad organizzare diversamente il lavoro di mungitura: “Sì, ma quando il mungitore va in India?”
È così che non c’è un latte in polvere migliore di quello che stiamo utilizzando, che è caro rabbioso: “Sì, ma vedi come sono belli i vitelli?
È così che le cellule somatiche sono basse perché utilizzo il tal post-dipping, che sì, costa caro, ma…
“Si, ma è un amico!”
“Sì, ma lo conosco da una vita!”
Credo che in ogni azienda ciascuno possa trovare fior di esempi.
Il punto di discrimine sta nell’obiettivo: siamo davvero imprenditori che fanno di tutto, anche cambiare idea, se è per il bene della propria azienda?
Se siamo soddisfatti del sistema che abbiamo creato, e magari anche dei risultati raggiunti, o abbiamo paura che cambiando possiamo non essere più in grado di controllare la nostra attività così come siamo abituati a fare, meglio essere onesti con sé stessi e non scendere in un campo da tennis facendo finta di voler cambiare tutto.
Alla fine, nel gioco di ributtare la pallina, non si vince mai.
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