Per quanto in molti, davanti ad un ragionamento complessivo, siano persuasi del valore economico della qualità del latte, sono invece davvero pochi coloro che si ricordano quotidianamente di questo aspetto della gestione economica. Il più delle volte ci si ricorda del valore della qualità del latte quando si riceve il resoconto mensile o trimestrale della latteria. I più sensibili sono  coloro che, conferendo ad un caseificio cooperativo che di solito utilizza come punto di riferimento la media dei conferenti e non una tabella con valori fissi, ed essendo sotto media, sono chiamati a versare una penale. Nella maggior parte delle aziende, l’assegno della qualità latte è sempre benvenuto ma è considerato un’aggiunta. Come se fosse una sorta di tredicesima mensilità per un lavoratore dipendente, quindi prevista dal contratto. 

Raramente l’allevatore ragiona in termini aggiuntivi tra produzione media giornaliera per capo e qualità del latte. Di solito la produttività è ragionata come a sé stante dalla qualità.  

L’azienda produce 30 litri di media, oppure 32 o 34. Punto. 

Si commette spesso l’errore di non aggiungere il livello di qualità che accompagna tale produzione.  

Mi spiego con un esempio:

Frequento aziende che in queste settimane, in attesa della svolta del freddo, mungono frisone producendo 31 litri di latte con il 4,50% di grasso, il 3,75% di proteine, 180 mila cellule e 8 mila di carica batterica.  

Se ci concentriamo sulla produttività diciamo che l’azienda è su livelli accettabili. In termini calcistici, siamo a metà classifica: non ce la giochiamo per le coppe e non siamo in zona retrocessione. Se traduciamo in equivalente economico di produttività la qualità del latte la prospettiva cambia. La qualità del latte equivale ad un premio di poco superiore a 4 centesimi/litro. Confrontato con un’altra azienda che pure ha una qualità del latte al di sopra di ogni problema, diciamo 4% di grasso e 3,50% di proteine, la differenza di valore economico della qualità vale 2,2 centesimi/litro. Se moltiplichiamo questi 2,2 centesimi di differenza di valore tra le due qualità per la produzione media di 31 litri, assommiamo 68 € centesimi/vacca/giorno. Considerando un guadagno marginale di circa 20 € centesimi per litro, l’impatto di quel cartellino, rispetto all’altro cartellino (più che buono ribadisco), equivale a oltre tre litri di latte prodotto. Una media di oltre 34 litri in questa stagione, se non ci garantisce un accesso sicuro alla Champions, almeno ci mette in buona posizione rispetto alla qualificazione per l’Europa League. 

Dunque la qualità del latte è da conteggiare come un’estensione della produttività, sia in termini metabolici, sia in termini economici.