17 Febbraio 2025

Ho un carissimo amico che, nella speranza di migliorare le proprie performance tennistiche, non disdegnava di cambiare racchetta non appena la sua marca preferita ne metteva sul mercato l’ultima versione. Alla domanda riguardante quali caratteristiche avesse la nuova rispetto alla precedente, la risposta sicura era: “Il colore, come minimo. E poi se è una versione nuova, l’avranno migliorata certamente”. I risultati, racchetta nuova o vecchia, erano i medesimi, a volte buoni, a volte meno.

Nelle aziende agricole succede spesso qualcosa di simile:

  • emerge un problema di cui non conosciamo l’origine e che ci assilla;
  • noi e chi ci aiuta, non siamo in grado di fare una diagnosi precisa chiamando per nome l’origine del problema;
  • per questo motivo non individuiamo una soluzione in grado di risolvere il problema;
  • passa qualcuno che ci suggerisce di utilizzare un certo prodotto;
  • se non funziona, ne proviamo altri;
  • proseguiamo finché il problema si riduce ed attribuiamo il merito all’ultimo prodotto che abbiamo utilizzato.

I problemi possono essere svariati: mortalità o diarree dei vitelli, mastiti o cellule alte, poco latte o poca qualità del latte, ritenzioni di placenta, fertilità, difficoltà in transizione, ecc. Per inciso, il prodotto può essere il farmaco, l’integratore, le vitamine, il seme, il mangime, il latte in polvere, le gabbiette. In pratica, quasi tutto può configurarsi come prodotto.

Un altro approccio al verificarsi di un problema può essere quello di controllare il processo. Prendiamo ad esempio il problema delle mastiti: anziché pensare a cambiare pre o post dippping, possiamo verificare la routine di mungitura passando del tempo in sala, lo standard di pulizia di cuccette e lettiere frequentando le corsie, il livello genetico di resistenza alle mastiti, la presenza o meno di alimento fresco in mangiatoia al termine della mungitura, la presenza di contagiosi o altro attraverso prelievi individuali di latte e successive analisi.

Se abbiamo una produzione media per capo non soddisfacente, possiamo inserire prodotti “potenti” in razione, cambiare mangime, cambiare ditta che ci fornisce il seme per spingere con la genetica. Oppure possiamo partire dall’abc.

Se guardando i dati riscontriamo che le primipare producono poco, dobbiamo fare il percorso a ritroso verificando come viene prodotta la primipara, in che condizione viene allevata da vitella e da manza, che sviluppo ha, che età ha al parto.

E se le primipare producono poco, per quale motivo le secondipare e le terzipare dovrebbero produrre grandi quantità di latte se le condizioni di allevamento sono state le stesse?

Se riscontriamo che le partenze ad inizio lattazione sono a rilento, possiamo introdurre un prodotto in grado di spingere nel post parto. Oppure possiamo verificare come avviene l’asciutta, che spostamenti subiscono gli animali in quel periodo, come sono strutturati i gruppi e come vengono inseriti i nuovi animali nei gruppi.

Potremmo continuare all’infinito pensando alla fertilità, alle zoppie, ai vitelli.

In fondo, ogni attività che svolgiamo in azienda è un processo. Di fronte ad un problema abbiamo sempre due strade:

  • inserire un prodotto;
  • verificare il processo.

La prima è una strada molto veloce, che placa la nostra ansia di dover fare qualcosa per risolvere i problemi.

La seconda è una strada più lenta, che non offre una soluzione immediata, finché non si è compresa l’origine dei problemi che verifichiamo. È tuttavia quella che ci garantisce un metodo ed un risultato duraturo.

Ah, a proposito, oltre ad un modello nuovo di racchetta, sono uscite delle scarpe con un grip formidabile: non vedo l’ora …

About the Author: Arrigo Milanesi

Farm Consulting srl Email: arrigomilanesi@gmail.com

Da leggere - Febbraio 2025

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