Come si è detto al termine dell’articolo precedente, nel periodo di alimentazione lattea il concentrato da svezzamento dev’essere lasciato a disposizione ai vitelli, e il consumo sarà minore quanto maggiore è la sostanza secca apportata dal latte.
Dal punto di vista sociale, i vitelli dovrebbero stare meno tempo possibile in gabbia singola, per poi essere riuniti in ambienti dove possano socializzare come i box multipli o l’allattatrice automatica. In queste zone l’accesso all’alimento sia liquido (latte e acqua) che solido deve essere regolamentato e non limitato. Nel periodo di svezzamento, in un sistema di alimentazione lattea intensiva, il consumo di concentrato aumenta in maniera esponenziale sostituendo in pratica la sostanza secca del latte con quella del concentrato fino alla decima settimana. In quel periodo (dalla 7° alla 10° settimana), inevitabilmente, la curva di crescita del vitello subisce una flessione, dovuta al cambio progressivo delle fonti dei principi nutritivi che dev’essere minimizzata per garantirne le performance di crescita.
Ora bisogna formulare un alimento che tenda a rispettare la transizione enzimatica fisiologica del vitello stesso. Ricordiamo che in natura il vitello impara a consumare il foraggio dalla madre e che durante il periodo pre-svezzamento assume al pascolo l’erba verde molto ricca di zuccheri. D’altro canto, il latte contiene il 40% di lattosio sulla sostanza secca; quindi, per minimizzare la “rotta”, dobbiamo cercare di formulare un concentrato che sia ricco di zuccheri e al contrario non eccessivamente ricco di amido, in quanto l’amilasi pancreatica del vitello inizia a funzionare convenientemente tra la 14° e 16° settimana di vita. Inoltre, la digeribilità della fibra dell’erba al pascolo è molto elevata, quindi dobbiamo usare fonti fibrose molto digeribili.
Dal punto di vista proteico, il concentrato deve avvicinarsi il più possibile, sia in quantità che in qualità, al latte materno o ricostituito, e contenere meno del 25% di proteina solubile perché le papille ruminali non sono sufficientemente sviluppate per utilizzare l’ammoniaca prodotta. Anche eventuali apporti aminoacidici sono consigliati, dal momento che l’efficienza di assorbimento degli aminoacidi assorbiti nella fase di alimentazione lattea è stata abbassata al 68% dall’ultimo NASEM.
Possiamo quindi scegliere due strade: o un alimento molto concentrato miscelato con una fonte di fibra rumino attiva (es. paglia trinciata) che viene messo a disposizione a volontà, oppure, sempre a volontà, un concentrato più diluito (contenente più fibra alimentare) da somministrare come unico alimento. In entrambi i casi è consigliabile per stimolare il consumo del vitello lasciare fuori dal pellet le fonti più appetibili, come i fiocchi di mais e/o di soia, le polpe di barbabietole ed eventualmente le carrube.
L’obiettivo di crescita in questo periodo è di circa 1 kg al giorno e l’indice di conversione alimentare, calcolando un consumo medio dalla 10° alla 14° settimana di circa 2,5-3 kg di concentrato, è di circa il 35-40%. Questo dimostra che, nonostante i costi elevati del concentrato, è il periodo di crescita più redditizio nel corso della vita dell’animale. Ricordiamo che l’Energia Ritenuta (RE), confrontata con l’Energia Metabolizzabile (EM) che viene somministrata al vitello, subisce variazioni molto elevate per situazioni ambientali al di sotto e al di sopra delle temperature critiche (+5°C ; +25°C).
Come si può osservare dalla figura, la correlazione tra EM somministrata e RE è costante all’aumentare della prima. A questo punto, attorno alla 15° settimana il vitello è a tutti gli effetti un ruminante. Quindi, i parametri alimentari che dobbiamo rispettare sono quelli indicati dal NASEM 2021.
Attorno ai 100 kg di peso vivo, la proteina rappresenta il 19% del peso corporeo dell’animale e fino a 250 kg rimane su valori del 17-18%, mentre la percentuale di grasso in relazione al peso corporeo sale dal 9 al 15%. Ricordiamo inoltre che in questa fase il consumo di sostanza secca in relazione al peso corporeo scende dal 3,5% in un animale di 100 kg appena svezzato, al 3% circa in un animale di 180 kg e al 2,5% nell’animale di 250 kg a circa 8 mesi di vita, peso ed età che rappresentano la fine dell’alimentazione pre puberale.
In corrispondenza del primo ciclo estrale, una razione assai concentrata somministrata contemporaneamente alla presenza di estrogeni in circolo potrebbe causare un ingrassamento eccessivo negli animali. Raggiungere l’obiettivo di una razione che garantisca circa 2,4-2,5 kcal di energia metabolizzabile e del 10% di proteina metabolizzabile per kg di sostanza secca, che sono i valori che permettono un incremento giornaliero, anch’esso assai conveniente, attorno a 1 kg, significa formulare una dieta preferibilmente composta da foraggi secchi e concentrati (dal momento che anche in questa fase l’animale giovane non riesce a fronteggiare gli eventuali eccessi di proteina solubile), che assomiglia molto ad una razione per vacche da latte ad alta produzione. L’unica differenza è il minor contenuto in amidi (circa 20%) e il maggior apporto di zuccheri liquidi che dev’essere molto elevato (attorno all’8-10%) per garantire appetibilità, aiutare una buona miscelazione e fornire alla flora microbica ruminale un adeguato quantitativo di maltosio, necessario per la crescita dei batteri cellulosolitici.
Ecco l’esempio di una dieta a secco per vitelle da 4 a 8 mesi di vita calcolata per un incremento ponderale di 1 kg/die:
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