Per quanto nell’idea comune un’azienda agricola sia un luogo di lavoro tosto, dove la fatica e la dedizione la fanno da padrone, per onestà di cronaca devo dire che, volendo entrare nel merito della questione, è necessario operare alcuni distinguo.

Il costo del lavoro costituisce la seconda più importante componente del costo di produzione del latte, dopo i costi di alimentazione. E’ già questo un buon motivo per focalizzarne alcuni aspetti. L’analisi dei dati economici di diverse aziende, uniti ai dati relativi al numero di ore lavorate per le diverse attività aziendali, mettono in luce differenze importanti che possono valere fino a 2 centesimi per ciascun litro di latte consegnato. Il fatto di non disporre di elementi di conoscenza e di raffronto delle aziende impedisce un confronto efficace. Sarà forse per questo motivo che l’argomento è ampiamente sottovalutato? Non sarà, almeno in parte, dovuto al fatto che si tratti di una rogna che è preferibile non sollevare. In fondo si tratta di dire a se stessi, ai propri familiari, ai propri dipendenti ed ai propri collaboratori la necessità di revisionare anche questa parte della gestione aziendale. Devo dire che, pur volendo tralasciare alcune situazioni che potrebbero essere da leggenda, quanto ad abilità nello scansare lavori e responsabilità, incontro spesso aziende presso le quali l’efficienza del lavoro ha ampi spazi di miglioramento.

Se si mettono in relazione alcuni dati produttivi (es. quintali di latte consegnati; q.li di silomais prodotti) o di ricavi (es. vendite latte) con il numero di ore di mungitura pagate, si può disporre di utili informazioni di confronto. Pur con tutte le differenze legate al tipo di stalla, alla sala di mungitura e alla produttività degli animali, possiamo  ritenerci soddisfatti di consegnare 6 quintali di latte per ogni ora-uomo di mungitura. Conosco aziende in cui chi munge ha così a cuore il proprio lavoro da consegnarne la metà per ogni ora-uomo. Un’azienda in cui sono accettate inefficienze così importanti è evidentemente predisposta ad accettarne altre di pari gravità. E’ come voler andare a pesca con una rete a maglie molto grandi: ci passa tanto di buono che potremmo fare nostro. Il problema è aggravato dal fatto che la  testa che accetta determinati comportamenti lavorativi, propri o di altri, poco efficienti per l’azienda, è la stessa che prende altre decisioni importanti: acquisti, ruolo dei professionisti esterni, riproduzione, selezione, ecc. La “rete” usata per questa pesca è spesso la stessa che viene usata nelle circostanze sopra descritte. Potrà mai condurre ad una realtà aziendale tonica ed efficiente? Potrà mai avere conti economici soddisfacenti?

Per quanto sia poco popolare affermarlo, e mi è pure capitato, credo sia necessario dire che è giunto il momento di scendere dalla carrozza per iniziare a lavorare. Ad alcuni, la cui giornata inizia alle quattro del mattino, potrà dare fastidio: tranquilli, non parlo di voi; ho solo da levarmi il cappello. Anche perché, mi diceva oggi un amico, chi comincia presto finisce anche tardi poiché è consapevole di avere tanti lavori da fare che gli impegneranno tutta la giornata.

Del resto, pensare che l’attuale situazione delle aziende zootecniche non imponga ad esse una revisione del proprio e dell’altrui lavoro, è pura follia.