Ad un buon numero di aziende, la maggior parte credo, capita di trovarsi in precarie condizioni di liquidità. A volte capita in modo repentino a causa di una particolare concatenarsi di eventi ravvicinati; altre volte, ed è il problema che voglio ora approfondire, si tratta dell’esito di una lunga e continua, seppure non sempre eclatante, perdita di reddito. Fino ad un certo punto tale condizione è sopportabile e, salvo qualche grattacapo, non crea problemi gestionali. Si rimanda il pagamento di un fornitore, si ricorre all’anticipo fatture, si vendono alcune manze o parte delle scorte di alimenti. Tuttavia, se non si opera per trovare dove gocciola il tubo dell’acqua, nulla potrà garantire che i nostri sforzi nel colmare il buco abbiano qualche possibilità di successo.
In questi casi, dunque, la scarsità di liquidità origina dal perdurare di una condizione di reddito negativo. Molti attendono, contro ogni evidenza nel breve periodo, che il prezzo del latte possa risollevare le sorti del reddito aziendale. Quando le difficoltà nella liquidità diventano pesanti, e lo sono di frequente in questo periodo dovendo trovare soluzioni importanti nel breve periodo, il reddito e dunque anche un buon prezzo del latte, diciamo oggi sopra i 40 centesimi al litro, costituiscono una soluzione debole.
Molte aziende ricorrono pertanto allo strumento della cambiale agraria, che ha fin qui rappresentato, impropriamente, uno strumento a cui quasi tutti hanno fatto ricorso per affrontare problemi di liquidità altrimenti non risolvibili. E tali cambiali vengono continuamente rinnovate e magari ampliate per fronteggiare nuove esigenze.
Per definizione tale strumento serve a far fronte ad una mancata sincronia tra spese e ricavi delle vendite delle produzioni. L’esempio classico è dato dall’azienda che ha bisogno di liquidità per acquistare sementi e concimi in primavera ed ha ricavi dalle vendite delle produzioni agrarie a fine annata; ovvero aziende che hanno bisogno di aumentare il bestiame per ampliamenti aziendali e che, producendo reddito, sono in grado di restituire l’anticipazione della cambiale agraria in tempi molto ristretti.
Nel corso degli ultimi anni tuttavia, l’utilizzo della cambiale agraria è stato distorto, divenendo una forma di finanziamento stabile, rinnovata ad ogni scadenza per pari importo, quasi sempre senza alcuna riduzione/restituzione dell’importo originario. Lo strumento è dunque stato utilizzato in modo perverso. La questione è che la cambiale agraria può essere rinnovata (semestralmente o annualmente) a totale discrezione della Banca. Dato che l’argomento del rinnovo della cambiale agraria viene affrontato, se va bene, venti giorni prima della scadenza, cosa succederebbe se la Banca comunicasse l’intenzione di non rinnovare la cambiale o di rinnovarla per un importo sensibilmente inferiore? Un cataclisma! Sto parlando di un evento plausibile, non di una possibilità remotissima. Anche in settori diversi dal nostro, la mancanza di liquidità e tutti gli aspetti finanziari collegati, sono l’arma che uccide le aziende. Giacché, il reddito negativo si nasconde mentre la mancanza di liquidità si evidenzia.
Dunque anche il tema della liquidità, così come quello del reddito, va affrontato per tempo ed in modo organico. Ogni azienda ha una propria specificità non solo in termini di animali, stalle, strutture, terreni, reddito, ma anche in termini di situazione finanziaria. Dunque non esistono ricette valide per tutti.
Ad ognuno il suo vestito. In generale credo sia meglio andare dal sarto per tempo in modo da poter decidere qualcosa. Se si va dal sarto troppo tardi o non ci si va affatto, il vestito di cui abbiamo assoluto bisogno, potrebbe risultare un tantino scomodo.
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