Il capro espiatorio non è il becco di una razza particolare di capre ma una fantastica quanto terribile invenzione della mente umana per tentare di comprendere la realtà. Questo “animale” è inoltre ben lungi dall’essere in estinzione, anche se dalla sua morte potrebbe risorgere un’umanità migliore.
Troviamo tracce di questo archetipo presso i Babilonesi, gli Assiri e i Greci, ma il più chiaro degli identikit appartiene alla tradizione ebraica del Kippūr o “giorno dell’espiazione”. In questa ricorrenza religiosa, che quest’anno cade il 27 e 28 Settembre, il grande sacerdote caricava su una capra tutti peccati del popolo e la mandava a morire nel deserto intorno a Gerusalemme. E’ da notare, e questo è importante per comprendere il resto di questo editoriale, che fu scelta la capra come sinonimo di un animale mansueto e innocente.
Nel 1346, una grave pandemia di Peste Nera uccise oltre 20 milioni di cittadini europei. Il batterio che causava queste pandemie fu individuato solo nel 1894, ossia oltre 500 anni dopo. La gente di allora, sgomenta e sconcertata da queste morti, attribuì il misfatto alla minoranza ebraica, accusandola di contaminare pozzi e fonti d’acqua. Per questo motivo fu organizzato un vero e proprio olocausto, non meno efferato di quello tedesco che nel periodo compreso tra il 1933 e il 1945 portò alla morte di oltre 15 milioni di ebrei, diversamente abili, zingari e omosessuali. L’ignoranza quindi spinse gli europei d’allora ad uccidere gli ebrei invece di lottare contro ratti e pulci, il vero veicolo dell’infezione.
La storia anche più recente dell’umanità è segnata da tanti genocidi ed esclusioni sociali perpetrati verso etnie che per aspetto e comportamenti differiscono da quella dominante e che pertanto possono essere accusate quasi sempre ingiustamente dei fatti più strani. Probabilmente ogni uomo alleva capri espiatori per la necessità di avere qualcuno da sacrificare quando non riesce razionalmente ad affrontare episodi spiacevoli della realtà. Il capro espiatorio può essere tirato in ballo per gravi e diffusi problemi economici o sanitari di una comunità, o per il fallimento di un’impresa, di una professione e di una vita personale. Sembra che in ogni momento della storia dell’uomo si presenti la necessità di scegliere tra l’affrontare un problema per risolverlo o il cercare nell’inconscio il capro espiatorio più idoneo a cui attribuire la colpa del problema. Possiamo dire che l’umanità si riconosce nell’essere all’unanimità allevatrice di capri espiatori.
Abbiamo visto in molte occasioni come l’archetipo del capro espiatorio sia stato tirato in ballo durante la pandemia di COVID-19. Non ci sono state ulteriori uccisioni rispetto a quelle causate dal virus ma la gogna mediatica è stata montata ben in vista e utilizzata nella piazza dei Media. Gogna in cui esporre i complotti più disparati orditi dai poteri forti, dai politici o da scienziati incapaci. Abbiamo visto branchi numerosi di questi capri vagare durante le crisi economiche e sociali del nostro paese. Capri vestiti da padroni, dirigenti d’impresa, politici, immigrati, etnie varie, vicini di casa etc.
Rimanendo con i “piedi per terra” nella realtà oggetto d’interesse di Ruminantia, con questo concetto possiamo avere un’ulteriore chiave di lettura per dare nome e cognome ai problemi del nostro settore, che vanno da quelli d’allevamento a quelli più vasti del mercato e della politica.
Quando si trattano questi argomenti si rischiano delle facili e qualunquistiche generalizzazioni ma è fuori d’ogni dubbio che la tentazione di attribuire al capro espiatorio di turno la causa dei problemi sia una tentazione a cui a volte è difficile rinunciare. Scagli la prima pietra chi può dire di non essere caduto mai nella propria vita nella tentazione di addossare ad un capro espiatorio la colpa o la soluzione di un problema. Se uno si divertisse a contare quanti capri espiatori vengono allevati nei social media, credo che conterebbe gli animali del gregge più grande di tutti i tempi. Quante volte negli allevamenti si è data a prescindere la colpa di una bassa produzione, delle mastiti, delle zoppie e dell’infertilità al mangime di turno? Mi raccontava qualche anno fa un collega che lavora per un grande gruppo mangimistico multinazionale come fosse forsennato il turnover dei clienti allevatori di bovine da latte in autunno. Tanti ne perdevano e tanti ne facevano di nuovi a causa delle basse produzioni di latte, delle tante mastiti e delle zoppie tipiche dell’autunno. Allevatori probabilmente più alla ricerca di un capro espiatorio che della soluzione al problema che, come è noto, richiede interventi plurifattoriali preventivi già dall’inizio dell’estate. Abbiamo visto, e vediamo, tante imprese in difficoltà i cui proprietari o dirigenti, invece di risolvere i problemi che causano le difficoltà economiche, attribuiscono aspecificatamente a tutti o a parte dei collaboratori la responsabilità del fallimento.
Dalla mia personale esperienza ho notato che le imprese e i professionisti di successo sono più avvezzi a risolvere i problemi che a cercare i colpevoli, anche se consapevoli che la colpa è proprio in loro. Ho visto anche tante attività e tante vite fallire tra gli allevatori di capri espiatori. Per cui non rinnegando il valore assoluto della biodiversità è bene augurarci l’estinzione del capro espiatorio per avere una vita sicuramente più complessa ma di ben altre soddisfazioni.
Disse Eleanor Roosevelt: “Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone”.
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