Ho avuto la possibilità, negli anni, di conoscere un buon numero di aziende. Credo di poter affermare che ogni epoca ha avuto la sua ondata di aziende che hanno incarnato al meglio il proprio tempo; ed hanno stimolato altre aziende di vicini o conoscenti a ricalcarne ed affinarne il modello. Finché, cambiati i tempi, queste stesse aziende, proseguendo sulla strada che avevano imboccato e che aveva loro garantito risultati invidiati, si sono trovate non più adatte all’evoluzione dei tempi. La loro tipologia di azienda non interpretava al meglio le evoluzioni del mercato a cui esse stesse avevano contribuito; hanno pertanto smesso di essere un punto di riferimento. Incapaci di comprendere i nuovi tempi, i nuovi metodi, i nuovi contesti economici ed organizzativi, le nuove opportunità, hanno imboccato il viale del tramonto: molte di esse, addirittura, non esistono più.
Ognuno provi a riflettere sui nomi di aziende che un tempo erano considerate leader della propria zona o, addirittura, a livello provinciale o nazionale. Dove sono ora? E non è una questione di dimensioni, di titolo di proprietà del fondo o di altro. È una questione di testa del leader aziendale.
Ma il mondo zootecnico non è finito con esse: altre aziende hanno saputo interpretare al meglio i tempi e si sono proposte, anche inconsapevolmente, come leader e riferimenti. Con il tempo, anche queste, se non attente a rinnovarsi, hanno percorso il tragitto sopra descritto. Talvolta fino a scomparire. Possiamo stare certi che questa dinamica prosegue oggi e proseguirà anche in futuro.
Ad occhio, e senza alcuna velleità di stabilire delle regole, direi che questi cicli durano all’incirca 15-20 anni. Potrei citare un lungo elenco di aziende e di nomi utili a confermare questa tesi.
Per quanto possano esistere esempi virtuosi di persone ed aziende che hanno la capacità di reinventarsi, il rinnovamento, di solito, passa attraverso il cambio di generazione.
Per rifarsi ad un esempio calcistico, se sei stato un grande interprete del gioco a uomo, è difficile reiventarsi ad alti livelli per il gioco a zona. Ti adegui al nuovo modulo, ti impegni anche; in fondo, tuttavia, rimani legato al tuo schema originario ed a quello continui a rifarti.
In avvio d’anno, invito pertanto coloro che hanno la fortuna di poter contare su energie giovani in famiglia, a lasciare spazio, a lasciare ruoli e responsabilità, fino a lasciare il titolo di conduzione. Accettando di assistere ad errori ed imprecisioni. Solo così il nuovo della propria azienda potrà emergere. Senza reali spazi di autonomia, più spesso, purtroppo, il nuovo che avanza copia – male – ciò che ha già visto.
Con risultati su cui stendere un velo pietoso.
Pertanto, se l’obiettivo è dimostrare a sé stessi, alla propria famiglia ed al mondo la propria indispensabilità, non c’è che da restare in sella finché a Dio piaccia.
Se l’obiettivo è il bene e la prosecuzione dell’azienda, lasciare è una scelta di grande lungimiranza.
Buon Anno e buon lavoro.
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