Il tema della sostenibilità delle attività economiche ha scalato le classifiche degli argomenti a cui gli operatori di diversi settori  dedicano attenzione. L’argomento non è banale, vista la rapida crescita della popolazione mondiale con il conseguente aumento della richiesta di cibo e di tutti gli altri beni e servizi, che si abbina alla limitatezza delle risorse disponibili. In senso stretto, l’argomento si pone a partire dalle problematiche di tipo ambientale ma coinvolge anche altri ambiti quali quello sanitario, etico e, non ultimo, l’ambito economico.

La drammatica situazione che stiamo vivendo ai tempi di Coronavirus, spinge l’argomento della sostenibilità tra le priorità da affrontare. Possiamo essere certi che una quota più ampia della popolazione di consumatori si renderà sensibile alla trasparenza delle filiere alimentari, alle modalità di produzione del cibo e all’impatto che le attività produttive hanno sull’ambiente e sulla collettività.

Possiamo dare per scontato che sempre più saremo chiamati ad essere trasparenti, a spiegare ciò che facciamo, a ridurre l’impatto ambientale delle nostre produzioni e a migliorare il benessere degli animali. E ci dovrà essere sintonia tra il nostro modo di intendere i problemi ed il modo con il quale il consumatore intende la medesima questione.

Ricordiamoci che comanda sempre il cliente finale.

E noi lavoriamo per lui. Per quanto non gli consegniamo direttamente il nostro prodotto, per quanto la filiera possa avere più passaggi tra la nostra azienda ed il consumatore, la materia prima da cui tutto il resto prende origine la si produce nell’azienda agricola: il latte che esce dalla nostra azienda, subirà processi di trasformazione più o meno importanti. Tuttavia, sempre dal nostro latte si parte.

Del resto non è la prima volta che sterziamo nel modificare le caratteristiche del latte che produciamo. Il latte che consegniamo oggi non può neppure essere paragonato al latte che consegnavamo negli anni ’90. Da quegli anni abbiamo modificato molto in termini di selezione, alimentazione, gestione, procedure di mungitura, qualità degli alimenti e benessere animale. Abbiamo adeguato il latte alle richieste di mercato e per fortuna non ci siamo sottratti a questa evoluzione. Se così non fosse stato, oggi saremmo completamente fuori mercato.

Ogni produttore, a prescindere da ciò che produce (siano essi alimenti, automobili, elettrodomestici o qualsiasi altra categoria merceologica), deve offrire un prodotto aderente a ciò che il mercato si aspetta. Anche noi, come mondo agricolo, non possiamo sottrarci a questa logica. Se il consumatore ci chiede di garantirgli altri valori, oltre a quelli nutrizionali e organolettici, non possiamo sottrarci.

Questo cambio di prospettiva viene richiesto in un periodo non facile: gli ultimi anni non sono stati di vacche grasse. Sterzare sulla sostenibilità, significa anche effettuare investimenti. A questo scopo, la sostenibilità economica delle aziende zootecniche è un prerequisito. Se un’impresa zootecnica non è in condizioni di efficienza economica, già ora non è economicamente sostenibile. Per un’impresa la prima sostenibilità è certamente quella economica. Nel momento in cui non lo è, cessa di essere impresa.

Se l’azienda zootecnica non corre veloce, molto veloce, nella corsa a recuperare efficienza economica, come potrà pensare di affrontare ciò che il mercato già ora chiede?