Nutrire le manze delle razze da latte, soprattutto nel caso delle Holstein, è alquanto complicato e la scelta di “trascurarle” è molto poco lungimirante in quanto esse saranno le future vacche in lattazione.
La selezione genetica sta modificando in maniera profonda le bovine da latte; le ha rese infatti molto produttive ed efficienti nel convertire il cibo in latte, grasso e caseina.
Questo avviene perché la selezione genetica “premia” quegli assetti metabolici e ormonali che rendono ciò possibile. Tutto ciò si traduce in pratica nelle priorità di ripartizione dei nutrienti assunti dall’esterno o prodotti dal microbiota ruminale, tra le principali funzioni metaboliche, come il metabolismo basale, la crescita, la riproduzione, la produzione e l’efficienza del sistema immunitario. Questi assetti ormonali e metabolici siamo abituati a seguirli e considerarli quando si deve fare una dieta per bovine in lattazione, mentre si tende ad essere meno precisi e dettagliati quando si deve alimentare la rimonta.
Nel visitare i reparti delle vitelle e delle manze si valuta soggettivamente, ossia quasi sempre con metodi di stima, il peso corporeo, il BCS, la statura, la profondità addominale e la larghezza della groppa allo svezzamento, alla pubertà, al tempo della prima fecondazione (13-15 mesi) e al parto. Non sono molte le aziende che raccolgono sistematicamente questi dati e che programmano interventi nutrizionali e gestionali in caso di anomalie.
Gli standard di altezza al garrese, BCS e peso corporeo che normalmente vengono utilizzato soffrono di precoce invecchiamento, perché determinati su animali geneticamente superati a causa del tempo. In Italia manca purtroppo sia la rilevazione sistematica che a campione e per razza di questi fenotipi, per cui si è in oggettiva difficoltà ad assegnare alle rilevazioni sul singolo soggetto i giusti percentili ed avere un dato aggregato di gruppo.
Le “Growth Charts for Dairy Heifers” della Penn State Extension sono sì interessanti, ma sono anche distanti dalla realtà della frisona italiana.
Quello che è difficile per un nutrizionista sono due ordini di problemi. Il primo è quello di raggiungere contemporaneamente diversi obiettivi tecnici, ossia avere manze che partoriscono non oltre i 24 mesi ma che abbiano anche una statura ottimale, un’elevata profondità addominale e un BCS non superiore al 3.25 per ridurre al minimo il rischio di chetosi nel puerperio. Per fare questo sia la settima che l’ottava edizione del Nutrient Requirements of Dairy Cattle hanno pubblicato i fabbisogni dettagliati di alcune fasi topiche dell’allevamento delle manze di razza Holstein. Nella 7^ edizione, anche detta NRC 2001, si faceva riferimento a manze di razza frisona che raggiungevano il peso in età matura, ossia in terza lattazione, di 680 kg. Questo vincolo ha messo in difficoltà i nutrizionisti per oltre 20 anni perché la Frisona italiana in età matura raggiunge un peso che va ben oltre i 700 kg. Le tre colonne della tabella 14-16 di NRC 2001 facevano riferimento al 6° mese d’età, ossia a 200 kg di peso corporeo, a 12 mesi (300 kg) e a 18 mesi (450 kg). Nell’ottava edizione del Nutrient Requirements of Dairy Cattle, ossia il NASEM 2021, nella tabella 21-2 sono rappresentati i fabbisogni nutritivi medi a 30, 100, 225, 350, 475 e 600 giorni di vita. Di particolare interesse è il periodo pre-post fecondazione, ossia quello che va dai 350 ai 475 giorni d’età, con un peso corporeo di riferimento rispettivamente di 330 e 420 kg.
Come si può osservare dalla sottostante tabella tratta dalla 21-2 di NASEM 2021, si auspica un accrescimento medio giornaliero (AMG) a 225 gg di 0.9 kg e successivamente di 0.8 kg. Un’alimentazione troppo energetica in questa lunga fase può causare un AMG superiore con la deposizione di una eccessiva quantità di grasso sia sottocutaneo, che viscerale e nella mammella, che sono tutte e tre condizioni che possono mettere a repentaglio la salute e la produzione delle primipare.
Durante il periodo pre-post fecondazione l’ingestione oscilla dagli 8.5 ai 9.8 kg (~ 9.2) di sostanza secca, con una concentrazione energetica di 1.92-1.95 EM/kg, l’11.7-12.6% di proteina grezza e il 6.1-6.8% di proteina metabolizzabile. NASEM 2021 raccomanda di non superare la concentrazione del 15-20% di amido della razione per tutta la durata della fase di accrescimento delle manze. Confrontando i fabbisogni delle manze del periodo pre-post fecondazione con quello delle bovine asciutte non si notano grandi differenze, per cui nelle stalle più piccole sono razioni che si possono uniformare con evidenti benefici in termini di costi per la preparazione delle razioni.
La seconda variabile che può compromettere la correttezza delle razioni formulate per le manze è l’utilizzo non controllato dello scarto dell’unifeed delle bovine in lattazione, che spesso è troppo sia come quantità che come concentrazione nutriva. Un non corretto adeguamento del numero delle razioni somministrate ad un determinato numero di capi può causare questo grave problema.
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