Dire che la gestione della fertilità del bestiame è decisiva per creare le condizioni per una mandria efficiente ad altamente produttiva, è affermazione che tutti possono condividere. Peraltro esistono un buon numero di aziende che pur con una buona fertilità non “mungono” quanto potrebbero ed altre che pur non brillando per fertilità, hanno una produttività reale molto soddisfacente. Dunque, mi pare che la fertilità sia essa stessa un elemento di un’azienda efficiente non già l’obiettivo dell’azienda. L’obiettivo dell’azienda è, non dimentichiamolo mai, il reddito. Giacché, se anche un’azienda ha dati eccellenti di fertilità (a prescindere dagli indici di misurazione dei parametri di fertilità), ma tali dati non producono efficienza (perché l’alimentazione non funziona, perché il mangime è troppo caro, perché i farmaci incidono troppo sul costo di produzione del litro di latte, perché le vacche non sono selezionate in modo adeguato, perché …), la fertilità non serve a nulla. E’ la condizione di una squadra di calcio che esulta perché ha fatto un gol ma nel frattempo la squadra avversaria pareggia. Si riparte daccapo: il primo gol, per quanto strepitoso, non è servito a nulla, soprattutto se il gol del pareggio è frutto di una bischerata. Dunque, la migliore fertilità, per paradosso, può non servire a nulla.
Intorno alla fertilità, nelle singole aziende c’è tanto movimento, essendovi un coinvolgimento preciso di figure professionali, di fornitori di farmaci, di prodotti, di alimenti, di seme, di programmi pubblici e privati, e via dicendo. Con tutto sto’ movimento, meriterebbe in verità di avere anche un po’ di risultati. Meriterebbe che le aziende avessero, mediamente, una fertilità almeno sufficiente se non discreta; e con essa, meriterebbe di avere aziende con adeguata efficienza. Meriterebbe che la complicata situazione di mercato del latte avesse potuto trovare aziende più preparate, con costi di produzione più bassi.
La condizione non rosea di molte aziende, non sarà in parte dovuta al fatto che non ci siamo davvero caricati sulle spalle i problemi reali ma abbiamo preferito, nella migliore delle ipotesi, svolgere il nostro bel compitino all’interno del nostro piccolo orto, evitando accuratamente di guardare ed affrontare in modo adeguato i veri limiti aziendali? Parlo di noi professionisti, degli agenti di vendita, dei mangimisti, di chi, a vario titolo, frequenta con qualche ruolo professionale o commerciale le aziende.
E’ mai possibile, nel 2016, che la fertilità sia un problema e non invece un punto di forza? In fondo, la fertilità è principalmente una questione di organizzazione. Mi riferisco al fatto che è possibile scomporre la fertilità in diversi piccoli ambiti: Come facciamo l’asciutta? Dove partoriscono le vacche? Cosa facciamo nei primi giorni dopo il parto? Con quale periodicità facciamo visite ginecologiche e diagnosi di gravidanza? Come facciamo la rilevazione dei calori? Selezioniamo per il carattere di fertilità delle vacche? Quando fecondiamo? Come prepariamo il seme? Ecc.
Una volta “organizzata” la fertilità, varrà forse la pena dedicarsi ad altri settori aziendali che meritano di essere affrontati ed “organizzati” in modo altrettanto adeguato, in modo da evitare un’altra volta il gol del pareggio.
Si, perché a forza di pareggi, si retrocede!
A forza di mediocrità, si chiude!
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