Se guardiamo l’evoluzione del settore delle vacche da latte, ci accorgiamo di quanto sia cambiato il concetto di dimensione aziendale nel corso degli anni. Se soltanto ricordiamo la dimensione che venti anni fa consideravamo grande, ci accorgiamo che lo stesso numero ha oggi un significato diverso. La stragrande maggioranza delle aziende ha modificato radicalmente i propri numeri in termini di capi di bestiame. Lo stesso non si può dire per la superficie coltivata. D’altra parte sono numerose le aziende sotto le 100 vacche ad aver chiuso l’attività.

Alcuni studi evidenziano che esiste in assoluto, ed il concetto è vero anche per le singole aziende, un’ampiezza ottimale per la quale i risultati economici vengono massimizzati. Si tratta della situazione in cui il personale opera al massimo delle proprie possibilità, le strutture ed i macchinari sono sfruttati appieno, e la professionalità e la capacità del titolare si esprime al meglio. In questa situazione di equilibrio si raggiunge la massima efficienza. Non è detto che il ragionamento sia sempre valido anche per ulteriori step di incremento. Infatti incrementi significativi richiedono di cambiare l’organizzazione aziendale (ad esempio, inserire nuovi addetti e lavorare per creare un diverso team di lavoro), di adeguare la disponibilità di macchinari ed impianti (stalle per le asciutte, spazi per la rimonta, trincee e stoccaggi, ecc.), di delegare, per parte dell’imprenditore, una parte delle proprie mansioni.

Proprio questo aspetto mentale è uno dei più critici. Il titolare di un’azienda mi disse in un’occasione che, per avere il controllo dell’attività e della qualità del lavoro dei suoi collaboratori, riteneva indispensabile per se stesso conoscere ogni singolo dettaglio in modo da poter controllare e correggere quando si fosse reso conto che un singolo lavoro poteva essere fatto in modo più adeguato. A me pare che questo tipo di approccio, per quanto quell’azienda funzionasse più che bene, non sia il più adeguato. Mi pare che la parte più interessante per l’imprenditore – ed anche la più difficile – sia quella di saper scegliere bene i propri collaboratori, dipendenti e professionisti, in modo che siano anche più preparati dell’imprenditore stesso portando all’azienda valore aggiunto e non solo braccia da lavoro.

La crescita in dimensioni non è dunque solo questione di aggiungere una stalla per far posto ad un numero maggiore di vacche in latte. E’ una questione di approccio e di mezzi. Di solito il primo reparto che va in sofferenza quando si cresce è lo spazio per le vacche in asciutta. Considerato uno spazio non produttivo, non è tra le priorità su cui si interviene.

Con il giusto approccio, la crescita dimensionale offre l’opportunità di disporre di economie di scala che consentono di ridurre il costo di produzione del litro di latte. Oltre il punto di equilibrio in termini di numeri, dotazioni ed impostazioni, definibile solo per ogni singola azienda, si creano invece diseconomie di scala.

D’altra parte il trend di crescita in dimensioni delle aziende zootecniche è un processo in atto in tutto il mondo. E tutto il mondo, anche il nostro vicino, è contemporaneamente collega e concorrente. Lo stimolo è pertanto di crescere, non già perché si hanno oggi più risorse ma perché si hanno più capacità. Il futuro appartiene pertanto non a coloro che oggi sono i più grandi ma, per dirla con Darwin, a coloro che sapranno adattarsi meglio alla nuova realtà.