
Il 13 marzo 2025, nella sala Stradivari di Cremona Fiere, Ruminantia terrà il suo secondo Symposium. Il primo è stato realizzato a Torrimpietra il 27 novembre 2014, ossia due anni dopo la fondazione della nostra rivista.
Da allora molte cose sono cambiate, al punto da rendere il mondo quasi irriconoscibile.
A noi tutti che abbiamo la missione di produrre cibo naturale per l’uomo, come il latte e la carne, e che abbiamo un forte legame con la produzione primaria sembra che poco stia cambiando, ma non è così.
Avevamo l’impressione che tra le nazioni del mondo, grazie anche alla globalizzazione, all’avvento di Internet e alla facilità di viaggiare, si fosse trovata un’armonia e un equilibrio nella fase di maturità delle nostre democrazie.
La crisi economica del 2008, le migrazioni di massa del 2015, i feroci attacchi terroristici di organizzazioni islamiche come Al-Qaeda e ISIS sfociati negli attacchi suicidi dell’11 settembre 2001, hanno gettato un secchio di acqua gelata in faccia alle popolazioni occidentali che pensavano che la prosperità economica raggiunta e la pace non si sarebbero potute mai più mettere in discussione.
In un perfetto effetto domino il mondo ha conosciuto il terrore del futuro e, come è sempre avvenuto, si sta mettendo in modalità protezione liberandosi con inaudita velocità di tutto quello che la storia, le leggi, le regole, i trattati e la cultura hanno con fatica costruito da non meno di 25.000 anni, ossia dal villaggio di Gola di Olduvai ad oggi.
L’uomo, quando si sente minacciato e ha paura del futuro, si chiude nella sua tribù, per lui più rassicurante, e cerca il padre-padrone nel capo branco di turno. Il concetto di tribù-nazione presuppone che quella accanto sia un nemico, come lo è chi è diverso, e la sfida costante e la guerra sono il collante sociale più potente.
Le tribù del nostro remoto passato avevano regole sociali infantili e fragilissime. Con il tempo le religioni e le leggi civili hanno sopito, ma mai sconfitto, il predatore che caccia in branco e che si chiama uomo.
Ci abbiamo messo migliaia di anni per condividere quali comportamenti sociali fossero valori e quali peccati, ma sembra che di questi tempi il sacrificio, l’onestà, il senso del dovere, la solidarietà e il rispetto si siano di colpo trasformate da virtù a debolezze.
Il libero scambio delle merci e le contaminazioni culturali hanno permesso il progresso e la prosperità che abbiamo ottenuto, ma questa metodica non si è fortemente impressa nella memoria umana e nel suo DNA.
L’innalzamento di barriere culturali e commerciali ci fa precipitare all’indietro di migliaia di anni, come se fosse un tragico gioco dell’oca. Quando si vedono le altre nazioni come un nemico da distruggere o da soverchiare con la guerra e con embarghi e dazi economici, e non si è valutato quale nuova traiettoria di sviluppo seguire per conservare le conquiste fatte nel welfare, significa che si è governati da irresponsabili narcisisti.
In un mondo che sta alzando confini sempre più invalicabili, in cui i governanti eletti hanno pruriti colonialisti, non si può in effetti dormire tranquilli. Un crollo dell’export per dazi e guerre sarebbe per noi fatale. Il PIL italiano è di 2189,36 miliardi di euro (dato 2023), con un debito pubblico che ha superato nel 2024 i 3000 miliardi di euro. Nel 2023 l’export è stato in valore di 652,96 miliardi di euro e l’import di 591,93, con un saldo dunque positivo.
Il 65.9 % dell’export è nel continente europeo mentre l’11.7 verso l’America settentrionale. È pertanto evidente che l’economia di un paese trasformatore come noi e con poche materie prime (commodity) si basa molto sull’export, e la pace tra le nazioni e i vari trattati ci hanno molto aiutato a far crescere la nostra economia. Siamo molto fragili e ricattabili perché dipendiamo dalle materie prime di altri, sia per quantità che per prezzi.
Dopo più di 10 anni dalla I^ edizione del Symposium di Ruminantia, abbiamo pensato di ripeterlo e di farlo in un luogo altamente simbolico come l’ente Cremona Fiere con il quale abbiamo un rapporto di media partner dal 2018. Nel Symposium non ci saranno interventi programmati se non del sottoscritto per introdurre i lavori.
Oltre al grave rischio di ulteriori guerre e dei dazi statunitensi altri fattori critici per il futuro delle nostre filiere sono la disinformazione, la cattiva reputazione degli allevamenti, il cibo ultraprocessato e la fatale attrazione dell’uomo per tutto ciò che è artificiale.
Quello che però ci preoccupa di più è questo atteggiamento tipico dei momenti di crisi di rinchiudersi su se stessi e nella propria tribù dimenticando che abbiamo nettamente migliorato la qualità della nostra vita quando abbiamo cooperato e quando la politica pensava solo ed esclusivamente al bene comune e non solo al proprio ego.
Nell’Italia che cercava di uscire da una dittatura e da una guerra devastante, politici saggi e preparati, il lavoro, la cooperazione e l’audacia degli imprenditori hanno fatto grande il nostro Paese.
Ruminantia sta invitando persone che riteniamo essere vicine al nostro progetto editoriale e ai nostri valori mettendo in secondo piano le loro appartenenze proprio per permettere a chi vuole dare il suo contributo di farlo a titolo personale e non in nome e per conto dell’azienda e dell’organizzazione per cui lavorano.
Vogliamo dare la parola alle persone di buona volontà che in un momento così incerto non vogliono racchiudersi nel proprio egoismo e nelle propria bolla ma vogliono saggiamente credere ancora nel futuro e che la libertà va difesa ad ogni costo.
A meno di sanguinosi colpi di Stato, i regimi autoritari sono il frutto, nei paesi democratici, di libere elezioni. Basti pensare che chi ha legittimato l’ascesa di Hitler sono stati, nelle elezioni tedesche del 1932, il 31% degli aventi diritto al voto.
Stiamo invitando al Symposium solo partecipanti a titolo personale per sottolineare il fatto che sono gli individui e i loro rapporti interpersonali a creare quella rete virtuosa di interazioni sulle quali si regge il nostro Paese, e più in generale l’umanità.
Questo vale anche e soprattutto nelle imprese dove a fare la differenza sono le risorse umane e la loro capacità di lavorare in gruppo.
L’agricoltura, quella vera, e non la rappresentazione stereotipata che se ne fa, ha nel suo DNA quei valori che le società urbanizzate ritengono essere sciocche ed inutili debolezze.
L’agricoltura, oltre a lavorare per produrre cibo sano e accessibile ad ogni persona, è uno scrigno di valori che la società sta trascurando mentre rincorre un ritorno al passato senza ricordarne le ombre e le tragedie.
Nel 1300 Dante Alighieri ci raccomandò: “Fatti non foste a viver come i bruti ma per seguir virtute e conoscenza”.
L’uomo lo ha lentamente seguito con qualche ciclico ripensamento, e a conti fatti non ci siamo poi trovati così male.