E’ passato poco più di un mese dalla chiusura delle edizioni 2019 del Vinitaly di Verona e del Salone del Mobile di Milano. Entrambe le manifestazioni hanno superato il mezzo secolo d’età, essendo la prima alla 52esima edizione e la seconda alla 58esima. A parte la casuale o voluta sovrapposizione di date, sono state entrambe un successo. Nonostante siano eventi dedicati ai soli operatori del settore, il Vinitaly 2019 ha registrato 125.000 visitatori provenienti da 145 nazioni e il Salone del Mobile di Milano (ed. 2019), 380.000 visitatori originari da 181 paesi.

Per la nostra Italia un export “forte” è una condizione indispensabile per generare occupazione e risorse economiche da destinare allo sviluppo e ai servizi. La storia ci ha insegnato che pensare di sostenere economia e sviluppo con i soli consumi interni o limitando le importazioni è una strategia perdente, specialmente per nazioni come l’Italia che sono piccole, la cui popolazione invecchia e con poche risorse naturali. Noi che ci occupiamo di latte e di carne abbiamo guardato con invidia e ammirazione a ciò che hanno fatto le piccole e grandi cantine nel dare valore aggiunto al vino che da cibo è diventato essenzialmente un’esperienza sensoriale, con tutti i vantaggi economici che ciò comporta per i produttori.

Nel Marzo del 1986 la cantina Ciravegna di Narzole (CN) pensò bene di aggiungere al suo vino il metanolo per aumentarne la gradazione alcolica. Questo comportamento folle provocò la morte di 23 persone, lasciò danni permanenti a molti altri e fece crollare il consumo del vino. Da allora, grazie ad un’abile azione di tutela, marketing e comunicazione, il vino si è trasformato da cibo ad oggetto del desiderio. Gli operatori di questa filiera hanno dato una risposta “strutturale” alle perplessità della gente sul consumo del vino in quanto apportatore di alcol, prodotto tossico per la salute umana se consumato in grande quantità. Non sappiamo se questa imponente operazione di riconversione abbia avuto una regia o un mentore, ma sta di fatto che questo settore è cresciuto, dal 2013 ad oggi, del 27.1% e che l’export, nel medesimo periodo, è aumentato del 31.9%.

Del Salone del mobile di Milano edizione 2019 ci hanno sicuramente colpito i numeri e incuriosito gli eventi del Fuori Salone, come la Milano Design week ed in particolare DFood, organizzata dai designer della Designer Group Italia, società di designer tra le più importanti d’Italia che ha iniziato ad occuparsi di “food design”, ossia di come dare una forma al cibo che corrisponda a quanto i consumatori si aspettano di trovare. Ruminantia è stata media partner di questa iniziativa.

Sia il salone del mobile di Milano che il Vinitaly hanno dato ampie possibilità alle delegazioni straniere di venire in Italia per apprezzarne la bellezza, il buon cibo e il saper fare. A detta di chi rappresenta le cantine e il mobile, il “venire in Italia” aiuta enormemente le esportazioni del manifatturiero e dell’agroalimentare italiano. Fiere così imponenti danno inoltre uno stimolo alle aziende ad investire e sono di sicuro incentivo anche per il mercato domestico.

Nel nostro paese l’agroalimentare è un asset strategico che sostiene un indotto importante. Le fiere internazionali in cui la nostra agricoltura e l’agroalimentare esibiscono la loro “forza” sono il Cibus di Parma, il Vinitaly, la Fiera Internazionale della Bovina da latte di Cremona, la Fieragricola di Verona e l’Eima di Bologna. Ognuna di queste fiere è specializzata in un settore e ospita le aziende che producono i beni strumentali necessari all’agricoltura, all’allevamento e alla trasformazione. Tutte queste fiere hanno una dimensione internazionale, vengono visitate da operatori stranieri, oltre che da quelli italiani, e affiancano manifestazioni minori anch’esse di grande importanza. I numeri hanno dimostrato che le fiere sono un indispensabile supporto alla comunicazione, al commercio e all’umore degli imprenditori. Le esperienze del Cibus, di Vinitaly e del Salone del Mobile dovrebbero essere utilizzate per capire l’importanza che questi eventi hanno per ognuno degli operatori delle filiere dell’agroalimentare e quanto sia saggio investire per essere presenti ad una fiera internazionale che si svolge nel nostro paese. Ultimamente mi hanno colpito molto due frasi. La prima è quella pronunciata in un’intervista al Salone del Mobile di Milano da un importante player del settore che ribadiva con forza il fatto che è sì importante partecipare come espositori alle fiere estere ma è anche fondamentale che gli stranieri vengano da noi in Italia se si vuole esportare. La seconda è l’aforisma che dice “se non sei buono a casa tua non lo puoi essere a casa degli altri” a testimonianza che questo è forse l’aspetto più importante di un curriculum professionale e della reputazione di una azienda.

Dal 23 al 36 Ottobre 2019 ci sarà a Cremona la 74esima edizione della Fiera Internazionale del Bovino da latte, dal 31 Gennaio al 3 Febbraio 2020 si terrà la 114esima edizione di Fieragricola a Verona e dall’11 Novembre a 15 Novembre 2020 Eima International di Bologna.

Ruminantia sarà sicuramente presente a Cremona e a Verona, due fiere profondamente diverse seppure entrambe a carattere internazionale. La Fiera di Cremona è specializzata nella bovina da latte e compete principalmente con la statunitense Word Dairy Expo di Madison (Wisconsin) e con la canadese Royal Agricultural Winter Fair di Toronto (Ontario). In Fiera a Cremona si confronta il nostro saper fare selezione genetica, nutrizione, gestione, stalle e attrezzature, e magari lavorare il latte. La Fiera di Verona è la nostra fiera agricola internazionale generalista che si confronta in Europa con il gigante tedesco Agritechnica di Hannover e con le tante altre manifestazioni sparse per il mondo dove le dimensioni e il senso di “opulenza” fanno la differenza.

Le aziende italiane dovrebbero esporre nelle fiere italiane per la stessa motivazione che ha spinto i 4600 espositori del Vinitaly e i 2418 del Salone del Mobile ad essere presenti a queste manifestazioni per farsi raggiungere da un numero così alto di visitatori sia italiani che stranieri.

Il latte e la carne dovrebbero imparare molto dal vino. I numeri che questo settore sta ottenendo infatti dovrebbero essere la prova inequivocabile che investire in qualità, diversificazione, innovazione e comunicazione ripaga abbondantemente.

Sfruttiamo le due prossime fiere di Cremona e di Verona per rilanciare rispettivamente il nostro saper fare con il latte, e l’industria che ne supporta la produzione e trasformazione, e la nostra agricoltura.

Sia l’industria lattiero-casearia che i Consorzi di tutela dovrebbero vedere nella Fiera di Cremona un’importante piattaforma di visibilità nazionale ed internazionale. La Fiera di Cremona e la Fiera di Verona sono ospiti di queste città ma appartengono a tutta l’Italia. Essere presenti in massa come visitatori ed espositori e contribuire ad un’importante presenza di stranieri fa bene alle nostre imprese ed al paese.