L’andamento climatico di questa annata agraria è stato caratterizzato da una primavera molto piovosa che ha ritardato/danneggiato le semine di mais. Si è infatti registrata una diffusione dei funghi di genere pythium e fusarium che causano marciume radicale e del colletto, diradando così il numero di piante e obbligando l’agricoltore a riseminare ove possibile.

In seguito, l’estate è stata caratterizzata da scarsissime precipitazioni e clima torrido; questo fenomeno ha obbligato a intensificare le irrigazioni, con l’utilizzo dell’irrigazione a pioggia fino a quando la superficie non era sufficientemente coperta ed ombreggiata dalle foglie. Questo tipo di irrigazione è assai oneroso e inoltre è stato comunque necessario il trattamento insetticida e antifungino per garantire la sanità della pianta e della pannocchia.

Ciononostante, le prime produzioni di silomais di questa campagna sono assai mediocri, con valori che si attestano intorno al 25-30% in meno di quelli storici a fronte di costi colturali superiori. Inoltre, a parte le rare aziende provviste di essiccatoi, nella zona del Parmigiano Reggiano le intense piogge primaverili hanno ritardato il primo taglio di tutti i prati e medicai che hanno un valore nutrizionale nettamente inferiore a causa dello stato avanzato di maturazione della pianta, con conseguente aumento della lignina, che causa una minor digeribilità della frazione fibrosa dei prodotti.

La siccità successiva ha invece inficiato le produzioni in termini di sostanza secca dei tagli successivi dei prati e dei medicai stessi.

Al di là della valutazione economico produttiva di questa campagna, si apre, per tutte le aziende agricole, il tema dello shortage foraggero: infatti, a fronte di produzioni inferiori e/o di inferiore qualità rispetto a quelle previste, le aziende agricole saranno costrette ad utilizzare meno silomais trovando delle alternative foraggere credibili per mantenere produzioni e qualità del latte inalterate.

Innanzitutto, va ricordata la possibilità di attingere ad altre filiere agricole contigue a quella della produzione di latte per ovviare alla carenza di sostanza secca: ricordiamo che le polpe di barbabietole e le buccette di soia sono alternative che, pur apportando solo in piccola parte peNDF, possono in parte sostituire la fibra del silomais.

Nelle filiere dove sono permessi, gli altri sottoprodotti industriali umidi, come le trebbie di birra, il marcomele, le bucce di pomodoro e il residuo di lavorazione del mais dolce, possono essere utilizzati convenientemente tenendo conto delle loro caratteristiche nutrizionali, a patto di utilizzare sistemi di conservazione idonei viste la loro minor attitudine all’insilamento e la difficoltà di raggiungere l’anaerobiosi a causa della difficoltà a comprimerli adeguatamente.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento alternativo di foraggi, le aziende più avvedute hanno già provveduto a seconde semine di Sorgo (bicolorXbicolor o bicolorXsudan grass) su terreni non irrigui presi in affitto da aziende vicine che producono cereali autunno vernini da seme, mentre le altre dovranno forzatamente acquistare dal mercato o aumentare le superfici a cereali autunno vernini, per integrare massivamente il silomais nella prossima estate.

In casi come questi si possono considerare foraggi autunno vernini estremamente precoci, come la segale, che pur presentando un’attitudine mediocre all’insilamento, se adeguatamente pre-appassita, garantisce 20-30 giorni di vantaggio rispetto agli altri autunno-vernini. In quest’ottica, naturalmente anche per gli altri erbai (loiessa, orzo, frumento, triticale o miscugli vari) si dovranno scegliere varietà molto precoci.

Una strategia che potrebbe essere interessante, e contemporaneamente rappresenta un esempio virtuoso di sinergia, è, in zone vocate a medica ma che possono utilizzarla solo come foraggio secco (parmigiano reggiano), l’acquisto dei tagli autunnali dei medicai che per ragioni meteorologiche non possono essere essiccati sottoforma di balloni fasciati.

Logicamente questo tipo di strategie implica una modifica nelle razioni che conduce ad un maggior utilizzo di prodotti amidacei per sopperire alla carenza di mais insilato.

Alla luce della situazione italiana e mondiale (sovrapproduzione di mais in tutti i paesi esportatori, presenza della peste suina africana che probabilmente diminuirà i consumi di mais), probabilmente il prezzo della granella di mais nei prossimi mesi si manterrà stabile o addirittura potrebbe ribassare.

D’altro canto l’utilizzo di sorgo o di autunno vernini sfalciati correttamente (graminacee subito dopo la spigagione, mediche all’inizio della fioritura) potrebbe addirittura migliorare la digeribilità dell’NDF rispetto a quella del silomais.

Quindi, non tutti i mali vengono per nuocere e anche in questo caso la capacità di resilienza del mondo agricolo permetterà di fronteggiare questo andamento climatico imprevedibile.