Su uno dei prossimi numeri di “L’allevatore magazine” affronteremo questa emergenza più dettagliatamente. Gli ultimi dati di bollettino danno la soia molto vicina ai 60 euro al quintale. La soia è una componente proteica essenziale della razione in quanto apportatrice di proteina vera, ossia aminoacidi, necessari soprattutto ai batteri ruminali che fermentano l’amido. Inoltre degli aminoacidi essenziali essa è la principale fonte di lisina e ciò la rende indispensabile e ne vincola la quantità minima da includere nelle razioni.
Ci sono materie prime realmente alternative alla soia, come apporto ed equilibrio degli aminoacidi, ma alcune di esse hanno degli effetti collaterali sgraditi. La farina d’estrazione di colza ha una concentrazione di proteina del 35% (TQ) e di lisina del 13%, come percentuale degli aminoacidi essenziali, del tutto simile alla farina d’estrazione di soia. Alla Borsa merci di Milano del 28 Agosto 2012 la colza era quotata £ 32.80 e la soia £ 56.00. Ciò che limita l’impiego di questa materia prima è la sua scarsa appetibilità ed il divieto d’impiego nelle aree dove si producono formaggi come il Parmigiano Reggiano ed il Grana Padano perché tende ad alterare il sapore del latte.
Alcuni anni fa si potevano utilizzare proteici come le farina d’estrazione di cotone e di arachidi ma la “stretta” europea a 50 ppt di aflatossina M1 nel latte ne ha reso impossibile l’impiego. Ciò che invece può aiutare a limitare l’impiego di soia sono la farina d’estrazione di girasole, l’urea e alimenti intermedi come il favino, il pisello proteico, la farina glutinata di mais, il fieno di medica ed il glutine di mais.
Queste ultime materie prime non hanno un sostanziale limite d’impiego se non quello derivante da quella quantità minima di soia necessaria per l’apporto di aminoacidi ed in particolare di lisina. Se la situazione dovesse peggiorare si può ricorrere alla lisina rumino-protetta per eliminare completamente questa oleaginosa dalle razioni delle bovine. Ad oggi le scelte più razionali sono quelle di incrementare l’uso del fieno di medica, del girasole ed inserire dove non sia presente l’urea nelle razioni.
L’unica vera alternativa alla soia è la proteina microbica prodotta dal rumine. Cosa sulla quale si dovrebbe porre la massima attenzione anche quando i proteici costano meno. Per avere la maggiore quantità possibile di biomassa ruminale, e a costi accettabili, è necessario evitare di “far lavorare” il rumine a pH troppo bassi per non mettere in difficoltà i batteri che fermentano la fibra e che si “accontentano” di proteine di scarso valore. La fermentazione degli amidi è molto conveniente, perché i batteri hanno tassi di crescita elevatissimi, ma sono esigenti e necessitano di fonti proteiche molto costose come la soia. Per far crescere i batteri che fermentano la fibra ci vogliono materie che apportano proteina solubile come la farina glutinata di mais, il favino., il pisello proteico e l’urea. Inoltre è necessario utilizzare foraggi molto digeribili o in alternativa concentrati fibrosi come le polpe di bietola, i cruscami o le buccette di soia. Inoltre ci sono additivi come il cobalto , gli enzimi prodotti dall’Aspergillus oryzae ed i tamponi che sono funzionali a questo obiettivo. In queste condizioni straordinarie il supporto offerto dai programmi di razionamento, che utilizzano i modelli dinamici, risulta essenziale.
Questi modelli consentono di stimare con sufficiente accuratezza la quantità di proteina metabolizzabile prodotta dal rumine e valutare il bilanciamento aminoacidico della razione per apportare le dovute correzioni.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.