Il tragico prezzo di vendita che molte aziende ricevono a compenso del latte consegnato, in aggiunta ai problemi di rischi di reddito o, meglio, di quasi certa perdita, rischia di annichilire anche le riflessioni ed il desiderio di ricerca di soluzioni utili per sopravvivere ad una notte così buia. Peraltro, per quanto potrebbe essere auspicabile, non esiste una sola soluzione che possa garantire di uscire dalla nebbia di un reddito precario. E, per quanto la speranza sia grande ed attesa, neppure l’eventuale rialzo del prezzo del latte potrà consentire di recuperare i “buchi” creatisi in questo periodo nelle aziende zootecniche.
Siamo, mi pare, in mezzo ad una specie di traversata del deserto. All’approdo giungeranno aziende ben organizzate, che avranno saputo alleggerirsi di tutto il superfluo, che avranno utilizzato e rischiato tutte le energie alla ricerca della migliore efficienza possibile; che avranno vagliato tutte le opportunità a disposizione e saranno state in grado di individuare un mix di scelte che, nell’insieme, consentiranno all’azienda di sfruttare ogni centimetro di reddito disponibile.
Per uscire dalla poesia, mi riferisco alle scelte di piani colturali, di piani alimentari, di acquisti di prodotti, materie prime e servizi, di scelte genetiche, di scelte di professionisti e collaboratori, di gestione dei dipendenti, di metodi e procedure decisionali, ecc.
Tra le possibili scelte da considerare (ho detto considerare, non adottare) rientra l’adozione della Terza Mungitura (3x). Il ragionamento, ovviamente, vale solo per le aziende per le quali non esistano vincoli produttivi legati a DOP o ad altri limiti non valicabili (quantità di latte in consegna, sala di mungitura e di attesa, addetti alla mungitura, ecc).
Le aziende che, in teoria, sono nelle condizioni di effettuare tale scelta, sono state per lungo tempo scoraggiate ad una valutazione in tal senso dalla necessità di acquistare o affittare nuove quote latte. Tale condizione rendeva ardua, per i più, la ricerca del punto di convenienza economica che rendesse certamente redditizia l’adozione della 3x.
Nella situazione economica attuale, nonostante il fatto che il prezzo del latte sia pericolosamente vicino al costo alimentare di produzione, mi pare che esista margine per considerare l’opportunità di introdurre la 3x.
Chiarito che le valutazioni di tale convenienza siano da sviluppare nel contesto di ogni singola azienda, immaginiamo un’azienda che munga 150 vacche, in cui il costo complessivo della manodopera sia di 17 €/ora, che riceva un prezzo del latte di 35 centesimi/litro + IVA, che abbia un costo di alimentazione delle vacche in latte di 24 centesimi per kg di S.S. ingerita, che munga con una 8+8 e che la mungitura aggiuntiva richieda 4 ore di lavoro e produca 30 litri/vacca.
In questa azienda, pur considerando altri costi di manutenzione, corrente elettrica, materiali di consumo, ecc., il reddito recuperabile per tutta la produzione consegnata è di circa 1,5-2 centesimi/litro di latte.
E’ come dire che la 3x è in grado di ridurre, in questa azienda, il costo di produzione del latte consegnato di 1,5-2 centesimi/litro.
Come detto, dato che certi sogni di prezzo di vendita del latte sono appunti ben saldi nel mondo della fantasia, nessuna soluzione, da sola, è in grado di far cambiare faccia ad un’azienda o ad un allevatore. Un insieme di scelte possono tuttavia dare una discreta serenità in questo deserto di opportunità e di idee che ci tocca affrontare.
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