Il sistema alimentare di una stalla di vacche da latte è un microcosmo del quale, spesso, non è chiaro il perimetro. Molta enfasi viene data all’impostazione ed alla scrittura della razione alimentare che si intende applicare. Credo non esistano aziende che non abbiano una razione scritta da un alimentarista. Per un buon numero di allevamenti e, purtroppo, anche per alcuni tecnici, questa fase esaurisce quasi completamente ciò che comunemente chiamiamo alimentazione delle vacche. E’ ovvio che stiamo parlando di aziende poco avvedute e di fornitori a cui basta scaricare mangime. Se facciamo mente locale e proviamo ad enumerarle, sono davvero rare queste situazioni?
Il passo successivo, nel tentativo di ampliare i confini di ciò che consideriamo alimentazione, è la valutazione degli alimenti, propri o acquistati, che compongono la razione. Il tecnico ed il titolare dell’azienda, periodicamente, controllano e fanno analisi ai prodotti. Ed è un bene. Si tratta solo di mettersi d’accordo sul significato di quel “periodicamente”. Fare tre analisi/anno sulle trincee (autunno, inverno e tarda primavera) è sufficiente? Controllare poco o nulla i mangimi o le materie prime, nell’ipotesi che il fornitore faccia già le proprie analisi in modo adeguato, è corretto?
Sarebbe interessante elencare il numero di analisi che vengono fatte in totale in un anno in ciascuna azienda. Si scoprirebbero differenze abissali.
Un ulteriore passo, è la valutazione quotidiana della qualità e dell’omogeneità della miscelata distribuita. Anche in questo caso misurare le differenze tra ciò che le stesse vacche hanno in mangiatoia potrebbe risultare impietoso. Raccogliere un campione di miscelata ideale e mostrarlo come benchmark ad altre aziende è un’attività che può dare risultati decisamente migliori rispetto all’inseguire continui cambi di razione, alla ricerca della migliore risposta degli animali.
Se ci fermiamo ad analizzare il funzionamento del carro unifeed, sappiamo bene che esistono differenze in termini di prestazioni e di qualità. E’ quindi fondamentale: controllare la taratura della pesa, il funzionamento delle celle di pesatura, tenere monitorata l’affilatura dei coltelli, gestire la sequenza dei carichi, ecc.
Dell’elenco di ciò che compone l’alimentazione delle vacche fanno parte anche la pulizia di trincee e depositi, gli orari e la frequenza di distribuzione, il monitoraggio dei carichi del carro, ecc. Dunque il perimetro è abbastanza vasto.
L’attore di questa scena è il carrista; figura quasi sempre dimenticata, sopportata, relegata, ma decisiva per i risultati aziendali. Se badate, salvo la scrittura della razione, ogni altro tassello dell’alimentazione passa tra le sue mani. Un’azienda senza un carrista coinvolto, trasparente e motivato, mai raggiungerà performances adeguate. La razza dei buoni carristi è altrettanto rara quanto quella dei capostalla.
E’ possibile che il proprietario di un ristorante che abbia qualche ambizione, non abbia anche un buon cuoco?
E’ possibile che questo cuoco non sia coinvolto, motivato e trasparente?
E’ possibile fare a meno di un carrista?
Alla prossima puntata.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.