Non è necessario essere delle aquile per vedere come la zootecnia da latte stia vivendo nel nostro Paese il passaggio più delicato di sempre. Costi di produzione alti e volatili, prezzi di vendita del latte totalmente inadeguati, scarsità di manodopera di qualità su cui poter fare affidamento, importanti debiti accumulati con il sistema bancario, riduzione della PAC e della disponibilità in genere di interventi pubblici: ce n’è a sufficienza per porsi qualche domanda esistenziale.
Le tendenze a lungo termine indicano che la zootecnia, in Europa, si concentrerà in quelle zone del nord-Europa ove le condizioni pedo-climatiche sono più favorevoli e dove, il relativamente basso costo della terra rende possibili sistemi di allevamento e di produzione meno dispendiosi quale è, ad esempio, il pascolo.
Qual’è dunque il futuro che ci aspetta? Cosa possiamo fare?
Fatta salva la creazione e lo sviluppo di nicchie di prodotto e di esperienze di trasformazione e vendita diretta di prodotti, che possono permettere ad aziende agricole di varia taglia la possibilità di vivere e magari anche di prosperare, mi pare evidente che il percorso dell’efficienza e dell’ampliamento delle aziende sia una strada imprescindibile. Ognuno pensi al suo territorio e provi a guardarsi attorno. Nella mia zona, un’azienda da 50 vacche in latte era piccola ed un’azienda da 150 vacche era di dimensione media. La maggior parte di quelle aziende piccole ha chiuso l’attività ed oggi l’azienda piccola ha 100 vacche. Ed il processo continua inarrestabile. Coloro che hanno deciso di non proseguire l’attività lo hanno fatto, nella maggior parte dei casi, perché non esistevano gli spazi economici per proseguire l’attività. Un discreto numero di aziende prosegue l’attività perché, per i debiti contratti, non è nella condizione di prendere altre decisioni. Nella mia zona, fra pochi anni, saranno rare le aziende con 100 vacche. I motivi saranno gli stessi che hanno indotto pochi anni prima a chiudere le aziende con 50 vacche.
Dicevo che il binario su cui può viaggiare la fase produttiva della zootecnia da latte è costituito da un lato dall’efficienza, dall’altro dall’aumento delle dimensioni aziendali.
Efficienza significa far funzionare bene l’azienda (nutrizione, fertilità, produttività, vitelle e giovane bestiame, selezione, qualità latte, mastiti, ecc.) utilizzando con parsimonia i mezzi di produzione strettamente necessari pagandoli il meno possibile. Al riguardo, ho visitato ed analizzato molte aziende, ho controllato le fatture di acquisto di decine e decine di aziende e non ho ancora incontrato una sola azienda che non avesse la possibilità concreta di dare un colpo importante alla propria efficienza ed ai propri acquisti per almeno 1 centesimo sul costo di produzione del latte. A volte molto di più.
La seconda parte del binario è costituita dalle dimensioni delle aziende. Rilanciare il ruolo delle cooperative, sfruttare i contratti di rete, parlare di collaborazioni, fusioni ed assorbimenti. Suvvia, un po’ di coraggio e lungimiranza. Quando leggo interviste di Marchionne che, pur vantando risultati non trascurabili nel settore dell’automobile a livello mondiale, opera al fine di costruire un ulteriore livello di integrazione con aziende storiche ed acerrime concorrenti, penso debba essere di stimolo ai nostri schemi mentali.
Per tutti, presto o tardi, è o sarà una questione di sopravvivenza.
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