
Il linguaggio è ciò che ci consente di comunicare con gli altri, di capire quando si riflette e di farsi capire quando si discute. Quando le parole vengono usate in modo non preciso, si rischia di fare confusione: prima di tutto in noi stessi.
A volte, bisogna capirsi sui termini.
Nel nostro mondo trovo che siamo abituati ad usare alcuni termini come se indicassero la stessa cosa: allevatore, agricoltore ed imprenditore.
Allevare significa prendersi cura degli animali e gestire al meglio il loro ciclo di vita, dando loro le migliori condizioni di vita affinché gli animali stessi ci ripaghino con le loro produzioni. Per esemplificare, si può dire che è il mestiere che fa un capo stalla. Bravo, ovviamente. L’incarico del capo stalla è di far “girare” la stalla in termini di fertilità, di produzione, di sanità e di organizzazione del lavoro. Spesso il ruolo di capo stalla viene esercitato dal titolare o da uno dei titolari o della famiglia. Negli anni la figura del capo stalla è diventata merce rara, molto preziosa e pertanto ben remunerata.
L’agricoltore coltiva i terreni. Ne conosce le singole caratteristiche, sa quando e come lavorarli, conosce le condizioni alle quali ciascun appezzamento reagisce al meglio. Conosce il “giro” e le disponibilità di acqua per le irrigazioni. In molti casi questo lavoro viene delegato ad un trattorista (bravo!); questa persona da alcuni viene chiamata fattore.
Entrambe le figure del capo stalla e del fattore sono delegabili a dipendenti che ne abbiano le capacità.
L’imprenditore è colui che, rischiando, organizza tutti i fattori della produzione al fine di ottenere un reddito, assieme ad altre eventuali soddisfazioni personali. Salvo che il proprietario affidi le responsabilità ad un direttore, l’attività dell’imprenditore non è delegabile. Al di là delle sue passioni, l’imprenditore, essendo il comandante dell’impresa, decide anche come utilizzare il proprio tempo e le proprie energie.
Ed è esattamente in questo crocevia che si giocano i risultati economici di molte aziende.
Per inciso, mi pare valga la pena sottolineare un dato a cui si bada poco. La gestione della stalla, con le evoluzioni tecnologiche, si è molto affrancata dalle condizioni climatiche. È perciò diventata un’attività altamente organizzabile attraverso procedure, tecnologie e strumenti elettronici di ausilio. Molti studi sono stati fatti e molti tecnici frequentano le aziende a questo scopo. Significa che se il capo stalla ci si mette d’impegno, lo stato delle conoscenze è così avanzato che non è impossibile ottenere ottimi risultati in termini tecnici.
Non così la campagna. In quest’area di attività, pur essendo disponibili macchinari importanti, le condizioni meteo la fanno da padrone e dunque solo una parte del lavoro è standardizzabile. Trovando così tanta variabilità di condizioni, gli studi e le ricerche incidono di meno sui possibili risultati. Pochi tecnici frequentano le aziende e si pongono come interlocutori delle stesse. I miglioramenti dei risultati tecnici delle campagne, in termini sia di quantità sia di qualità delle produzioni, non sono stati rimarchevoli come invece è avvenuto nella parte di allevamento.
Dunque, dicevo, dato che il tempo e l’energia che una persona può mettere nel lavoro che fa sono fattori limitati, nel senso che entro certi limiti non sono ampliabili, l’imprenditore, che è anche il leader dell’azienda, si trova a decidere il mix di tempo e di energie che vuole dedicare ai vari ruoli. Questo perché con grande frequenza la stessa persona si divide nel fare l’allevatore, l’agricoltore e l’imprenditore.
Generalizzando e per i motivi di cui sopra, credo che oggi si possa dire che sia utile che il leader tolga del tempo al mestiere dell’allevatore, che sia utile che ne metta al mestiere dell’agricoltore, non tanto per salire sul trattore quanto per confrontare diverse possibili soluzioni organizzative, e che, soprattutto, sia indispensabile che dia la giusta enfasi al mestiere dell’imprenditore.
Un pò meno in stalla, un pò più a girare nei campi e tanto di più in ufficio a comprendere i lati organizzativi, economici e finanziari della propria attività. Di fondo è prioritario tenersi quello che non è delegabile. Che corrisponde all’intraprendere.
Autore
Arrigo Milanesi – Farm Consulting srl
Email: arrigomilanesi@gmail.com