Le nostre vacche da latte vivono ormai quasi tutte in ambienti esterni e comunque sono molto influenzate dalla temperatura , dall’umidità e dalla lunghezza della giornata. I milioni di anni di selezione naturale hanno conferito agli organismi viventi la capacità di leggere nell’ambiente sia il clima che il fotoperiodo.
Questo “vantaggio evolutivo” serve per meglio prepararsi ad affrontare i vantaggi e gli svantaggi delle variazioni ambientali. Le bovine si preparano ad affrontare sia l’estate che l’inverno con largo anticipo programmando anche la fertilità. Loro sanno che dall’estate all’inverno i giorni si accorciano e che la temperatura scende. Viceversa succede nel passare dall’inverno all’estate.
Il clima però è di per se variabile e le condizioni d’allevamento possono “scombinare le carte” ma possono anche “opporsi”, con le dovute accortezze, a queste variazioni ambientali. Girando gli allevamenti ormai si sa come le vacche da latte si siano sincronizzate. Normalmente l’inizio dell’estate anche con temperature ed umidità elevatissime sembra che le bovine non se ne accorgano se non per cali di grasso e proteine ed incrementi di cellule somatiche. Ovviamente si feconda anche meno. Alla fine dell’estate sembra che il latte non arrivi mai anche se le bovine mangiano di più. L’autunno e il mese delle zoppie e poi inverno e primavera ricordano l’eldorado.
Ci sono poi i periodi delle ritenzioni di placenta e delle cisti. Bello sarebbe avere un osservatorio epidemiologico che avvisi gli allevatori e con largo avviso ciò che potrebbe succedere per prevendere le dovute misure di prevenzione.
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