Era un’altra vita quella in cui i prezzi del latte erano stabili, i costi di produzione pure e con la vendita di un paio di buone manze si comprava un’utilitaria. Sembra incredibile che siano esistiti periodi di questo genere!

Ora siamo in una situazione in cui “balliamo” di continuo: i costi, soprattutto quelli alimentari, si sono paurosamente impennati; le fluttuazioni al ribasso del latte si riversano con facilità sui produttori. Non con altrettanta facilità quelle al rialzo.

Ragionamenti di questo genere abbondano nel nostro settore. Si tratta senz’altro di riflessioni che si fondano su dati oggettivi. Poi ci si aggiunge il ruolo della Grande Distribuzione, delle multinazionali, dei vegani e degli animalisti ed ecco fatto: abbiamo trovato un perfetto pantheon di “poteri forti” che ce l’hanno con noi e che affamano il nostro settore.

Tutto vero per carità; la questione è tuttavia decidere se guardare avanti o lamentarsi con il mondo intero che non ci sostiene e considera.

Siamo peraltro in buona compagnia di molti altri settori merceologici. Pensiamo ai negozi di paese o di quartiere: nonostante le lamentele per l’arrivo dei supermercati, hanno chiuso quasi tutti, salvo coloro che hanno compreso come la loro attività dovesse evolvere secondo i desideri dei consumatori. Quante attività hanno chiuso, grandi o piccole che fossero, a motivo del fatto che hanno fatto l’errore di pensare che dovesse essere il mercato ad adeguarsi alla loro produzione?

Penso a Nokia, ma penso anche ai negozi del mio paese con le saracinesche abbassate nel corso degli anni.

In tanti ci rendiamo conto che il nostro settore sta vivendo una fase di passaggio, di cambiamenti importanti. Per alcuni questi cambiamenti sono oscuri e pericolosi. Altri, nei cambiamenti intravedono delle opportunità. E’ nella natura umana: c’è chi tende a chiudersi e a difendersi e chi a scoprire ed attaccare.

I più intraprendenti nel nostro settore hanno anche un ruolo sociale di questo tipo: fare da battistrada. Chi sta davanti rischia di più ma coglie meglio e prima degli altri le opportunità che si presentano.

Qual è, nella pratica, il senso di questa lunga dissertazione?

Fino ad ora abbiamo prodotto tutti quanti latte bianco indistinto che poteva andare bene per ogni destinazione e per ogni consumatore. Già oggi si vedono i segni che questo mercato monolitico di “latte bianco” si va scomponendo in tipologie merceologiche diverse.

Alcuni mi hanno suggerito che, se ci fosse un prezzo adeguato per un latte con maggiori caratteristiche e certificazioni, non ci sarebbe alcuna difficoltà a produrlo. Ed in questa attesa di sapere se è nato prima l’uovo o la gallina, si resta fermi.

Mi pare di poter dire che non esista un solo esempio di bene di consumo che sia stato prodotto su richiesta del mercato. Chi lo ha pensato e prodotto, ha rischiato ed ha lavorato affinché il mercato lo accogliesse e gli desse il giusto valore.

Come sarebbe più facile la vita dell’imprenditore se fosse tutto chiaro, se non vi fossero rischi e se fosse possibile produrre su ordine e ben remunerato. A questo punto torniamo all’inizio, con la nostalgia di quella vita agricola che non esiste più, fatta di certezze e stabilità.

Dunque?

Oggi occorre avere il coraggio di investire, di ristrutturare, di riorganizzare, di fare debiti (calcolati, ovviamente). E’ il momento in cui gli imprenditori avveduti cambiano passo; rendono le loro aziende più efficienti; abbassano il costo di produzione e con esso la loro sensibilità al prezzo del latte; puntano ad produrre latte certificabile per diverse caratteristiche.

Facendo tutto ciò che è necessario!

Whatever it takes!