Dall’inizio dell’estate a poche settimane fa una serie di eventi hanno messo a dura prova la tenuta psicologica, e soprattutto economica, dei nostri allevamenti. Contemporaneamente all’inizio di una estate durissima, ma che nei primi momenti non sembrava dare effetti negativi sugli animali, abbiamo avuto un rialzo incredibile dei costi delle materie prime e quindi della razione.

In un periodo dove solitamente il prezzo del latte è più basso. Per fortuna la produzione di latte dell’estate, nonostante che i giorni di lattazione superavano i 200 in molte stalle, non calò molto. Alla fine dell’estate e dopo le numerose “ondate di calore” ci si aspettava un aumento della produzione anche perché i costi degli alimenti non sono poi scesi così tanto.

In molte aziende a fronte del calo della temperatura e dei giorni di lattazione non si sono osservati gli aumenti di produzione che ci si aspettava. Negli allevamenti dove non si è stati “attenti” con le razioni e con la gestione del caldo si è osservato in ottobre e novembre un aumento delle laminiti croniche con ulcere soleari, distacchi della line a bianca e quant’altro. Contemporaneamente a tutto ciò è scattata nelle prime settimane di settembre l’emergenza e alfatossine nel latte causata, in molti casi, da granelle di mais e suo derivati cresciute nel 2012 in condizioni ambientali favorevoli alla crescita dell’Aspergillus. La ciliegina sulla torta è stata poi una frustrante trattativa per il prezzo del latte e la famigerata legge 62 che impone i pagamenti dei beni deperibili a 60 giorni a fronte di una “speranza” d’incasso del latte a 30 giorni. In queste ultime settimane qualcosa è aumentato del prezzo del latte alla stalla e finalmente le vacche si sono convinte ad aumentare la loro produzione.

Quali sono le riflessioni da fare? Approfittando del periodo favorevole per fare latte, e che presumibilmente durerà fino alla prossima estate, c’è tutto il tempo per evitare gli stessi errori della scorsa stagione. Sappiamo che l’inizio dell’estate, anche se le temperature sono elevate non si vedono crolli di produzioni. Il calo delle consegne si ha per l’aumento dei giorni di lattazione. L’estate ha effetti molto negativi sulle vacche in asciutta e sull’immunità degli animali. Analizzando le produzioni individuali si osserva che mancano i picchi produttivi nei mesi di settembre e di ottobre. Questo fatto, di difficile lettura, è probabilmente imputabile ad un aumento delle malattie metaboliche del periparto e delle metriti puerperali. Siccome tale situazione si ripete ormai ogni anno, ed alcuni allevatori ricorrono a scelte spesso irrazionali, sarebbe bene che dal prossimo anno si mettessero in atto tutte quelle misure di prevenzione necessarie a prevenire il calo estivo della produzione.