Negli ultimi vent’anni il puerperio ed i problemi ad esso collegati sono saliti prepotentemente alla ribalta nella ricerca nel nostro settore. Infatti, le patologie puerperali sono, sia percentualmente che in termini di valore assoluto, la più grande fonte di perdita di reddito e di riforma degli animali nelle stalle più produttive.
La costellazione ormonale di una bovina subisce un drastico cambiamento nelle ultime due settimane prima del parto. Questo fenomeno è conosciuto come omeoresi, che in endocrinologia significa capacità di adattamento a esigenze differenti, diversamente dall’omeostasi.
Infatti, nelle due settimane di gravidanza:
- diminuisce il progesterone e aumenta per converso la somatotropina;
- diminuisce la sensibilità dei tessuti all’insulina che conduce ad un aumento della glicemia;
- la bovina produce più estrogeni e cresce in modo sensibile la circolazione di ormoni corticosteroidi;
- questi fenomeni aiutano a ricostituire il tessuto secernente e inizia ad aumentare anche la prolattina;
- negli ultimissimi giorni prima del parto si registra anche un netto aumento del cortisolo fetale.
In seguito a questi mutamenti ormonali, e in special modo all’aumento dei corticosurrenalici, si registra una diminuzione del consumo di sostanza secca di circa il 30% negli ultimi 10 giorni di gravidanza. Contemporaneamente, la crescita fetale è vertiginosa e raggiunge anche i 500 g giornalieri. Le maggiori esigenze del feto possono essere soddisfatte solo attingendo alle riserve materne. Molto studiate sono le conseguenze del deficit energetico dell’animale, in quanto la mobilizzazione dei grassi, fenomeno attraverso il quale la vacca tende ad ovviarlo, se avviene in modo troppo massiccio, è all’origine della chetosi post partum e in seconda battuta della steatosi epatica, problematiche, come detto, molto rilevanti.
Anche la mobilizzazione del glicogeno muscolare ed epatico è un fenomeno comune che può, se avviene in maniera troppo rilevante, essere nocivo per la bovina.
Il problema della mobilizzazione del tessuto muscolare è l’argomento meno trattato di cui invece ci occupiamo in questo articolo.
Il primo intervento volto a prevenire questo problema è di natura manageriale, in quanto l’esercizio fisico nelle bovine in pre parto ha un ruolo importante per favorire deposizione e tono muscolare ed aumentare così il deposito di aminoacidi. Tutte le strategie volte a costringere le bovine a muoversi il più possibile hanno una certa rilevanza.
Invece, dal punto di vista nutrizionale, i fabbisogni sono stati ritarati verso l’alto negli ultimi 20 anni, come si evince da questa tabella che paragona le raccomandazioni in termini di NEL (energia netta latte) e di MP (proteina metabolizzabile) dell’NRC 2001 con quelle del NASEM 2021.
Naturalmente il sistema più interessante per ottenere un maggior quantitativo di proteina metabolizzabile è minimizzare il calo di ingestione delle ultime due settimane di gravidanza, o addirittura aumentarlo dal momento che ogni kg di sostanza secca di una razione tipica di close up corrisponde ad un aumento di circa 85 grammi di proteina metabolizzabile (MP). L’aumento del fabbisogno riportato dal NASEM 2021 può quindi essere raggiunto con l’aumento di 1,5 kg di ingestione.
A questo proposito bisogna ricordare che purtroppo i sali anionici, normalmente utilizzati in questa fase per prevenire l’ipocalcemia, tendono a ridurre l’appetibilità della razione.
Inoltre, è utile ricordare che la proteina metabolizzabile viene utilizzata per incrementare la massa del tessuto digestivo e del fegato che aumenta in seguito alla maggiore necessità di assorbimento dei nutrienti e della gluconeogenesi.
Per quanto riguarda il rapporto tra stress ossidativo e metabolismo aminoacidico, ricordiamo che i tessuti nel periparto sono molto più attivi dal punto di vista metabolico, viene consumato più ossigeno e la mobilizzazione del tessuto adiposo conduce ad un aumento dei ROS (reactive oxigen species). Questo fenomeno contribuisce all’infiammazione e può condurre ad una maggiore mobilizzazione di aminoacidi muscolari.
I principali aminoacidi limitanti, se somministrati nel periodo di transizione, hanno mostrato effetti positivi sull’ingestione e su tutti i parametri produttivi successivi. Questo fenomeno nel caso della metionina può essere ascritto al suo ruolo nella formazione delle lipoproteine necessarie per il trasporto dei grassi dal fegato ai tessuti di destinazione, e nel caso della lisina ad un aumento della sintesi della carnitina molto utile nell’ossidazione degli acidi grassi nel fegato contrastando quindi la steatosi epatica. Per contro, in caso di deficit energetico alcuni aminoacidi non essenziali possono essere deaminati per contribuire alla gluconeogenesi epatica.
La figura 1 riassume le origini ed il destino metabolico degli aminoacidi nella fase di transizione.
Dopo il parto, per contrastare il deficit di MP per la colostrogenesi e la lattogenesi, una vacca mobilizza circa il 20% dello spessore muscolare dal parto al trentesimo giorno. A questo proposito ricordiamo come la capacità di deporre tessuto muscolare nel longissimus dorsi abbia una variabilità individuale enorme, sotto controllo genetico.
L’adattamento metabolico nell’immediato post partum può risultare nella mobilizzazione di fino a 20 kg di proteina. Questo fenomeno può essere misurato valutando il rapporto tra 3-metilistidina (metabolita della distruzione della fibra muscolare) e creatinina.
Tale fenomeno è simile a quello che accade ad una vacca in lattazione nel caso di un danno muscolare.
Dopo il parto, inoltre, per soddisfare le esigenze produttive, cambia la sensibilità tissutale all’insulina, in modo che la mammella riesca ad accaparrarsi maggior quantità di nutrienti. Questo può essere un ulteriore fattore negativo in quanto sottrae glucosio e aminoacidi agli altri tessuti.
Purtroppo, la proteina muscolare ha un valore biologico inferiore a quello della proteina del latte e, essendo il suo apporto aminoacidico spesso insufficiente, dobbiamo confidare nella proteina microbica e in quella dietetica per colmare il deficit di aminoacidi essenziali. La figura seguente mostra l’andamento del deficit di proteina metabolizzabile nelle prime 4 settimane di lattazione.
Logicamente questo deficit si traduce in una minor disponibilità di aminoacidi per la costituzione di proteine difensive, plastiche e di trasporto.
Quindi, anche in questo caso, il focus è sull’ingestione: una razione tipica di post partum apporta circa 120 grammi di MP per kg di sostanza secca ingerita; quindi, una vacca che a 7 giorni dopo il parto riesca ad ingerire 18 kg di sostanza secca anziché 15 kg si garantisce un nadir proteico di circa la metà.
Molte sono le strategie per far riprendere più velocemente possibile il consumo di sostanza secca postpartum. Qui, tra le tante ci piace ricordare che l’ispessimento e la crescita dei villi ruminali che si ottengono con una pronta ripresa dell’attività ruminativa sono il cardine su cui si basa la ripresa dell’ingestione.
Per concludere, la deplezione e la ricostituzione del tessuto muscolare sono fenomeni dinamici molto importanti che, se gestiti correttamente, possono preludere a performance produttive/riproduttive soddisfacenti per l’allevatore.
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