Per razione s’intende, nei ruminanti, l’insieme degli alimenti che giornalmente vengono somministrati agli animali. Per comodità di trattazione farò riferimento alle bovine da latte ma quanto detto vale anche per gli altri ruminanti domestici, come le bufale, le capre, i bovini da carne e le pecore. Se le bovine vengono fatte pascolare di giorno, durante la mungitura si somministra mangime e la notte fieno, la razione giornaliera si dovrà organizzare con erba, concentrati e fieno. La razione pertanto è sinonimo di dieta e non fa riferimento al modo in cui gli alimenti vengono somministrati. Le razioni destinate ai ruminanti hanno in comune il fatto che questi animali, proprio in virtù della loro peculiarità digestiva, devono avere gli alimenti a disposizione per 24 ore al giorno. Le modalità di somministrazione che meglio assecondano il comportamento naturale di ruminanti sono il pascolo integrale (24 ore al giorno) e la tecnica unifeed o TMR. La somministrazione di grandi quantità di un tipo di alimento poche volte al giorno o il non avere accesso al cibo per 24 ore al giorno può causare disturbi al delicato ecosistema ruminale. Le bovine da latte, si sa, hanno un’elevata capacità d’adattamento. A parità di razza e concentrazione nutritiva della dieta, questi animali hanno produzioni molto simili nel mondo, anche mangiando alimenti molto diversi tra loro.
Il passaggio propedeutico importante nell’approntare una razione per bovine da latte è lo stabilire l’ingestione di sostanza secca. L’esperienza del nutrizionista e le equazioni disponibili sono di grande aiuto nel determinare quanto un determinato gruppo di bovine dovrebbe ingerire in funzione della o delle razze presenti. A far allontanare l’ingestione teorica da quella reale ci sono moltissime variabili che ho avuto modo di trattare in alcuni articoli pubblicati su Ruminantia (ad esempio, “L’importanza dell’ingestione nella bovina da latte“). Il tenere costantemente monitorata l’ingestione effettiva di ogni fase del ciclo produttivo permette anche di capire se qualche alimento è alterato, se la quantità di acqua da bere è sufficiente e se ci sono malattie, non solo metaboliche, in allevamento.
Il gold standard nel realizzare razioni per bovine da latte è l’utilizzo del CNCPS, più confidenzialmente chiamato “Modello Cornell”, abbinandolo con un “ottimizzatore least cost”, ossia l’ottimizzazione al minor costo. Per utilizzare questa metodologia nutrizionale si devono conoscere con esattezza la composizione chimica degli alimenti, il loro prezzo e i dati dell’allevamento. Inoltre, per gli alimenti aziendali è necessario conoscere la loro esatta disponibilità. In questo modo si possono realizzare diete che soddisfano con estrema precisione il fabbisogno degli animali, costano il meno possibile e riducono al minimo le emissioni di gas serra, di ammoniaca e d’inquinanti eutrofizzanti, come l’azoto, il fosforo e il potassio. Per utilizzare di routine il CNCPS si devono avere profonde conoscenze di fisiologia animale e nutrizione. In altre nazioni, come Israele, i nutrizionisti si limitano a impostare i limiti minimi e massimi d’impiego delle materie prime e il limiti nei nutrienti negli ottimizzatori dei software di razionamento. I direttori degli allevamenti, o chi per loro, riformulano le razioni se la disponibilità delle singole materi prime e i loro prezzi d’acquisto variano. Può succedere che alcune patologie d’allevamento richiedano l’intervento di nutrizionisti clinici, che sono solitamente veterinari che temporaneamente posso fare interventi anche profondi nelle diete degli animali. Il CNCPS e l’ottimizzazione sono gli strumenti primari delle “Precision farm”, il cui numero nel mondo è destinato ad una inevitabile rapida crescita.
Prima di proseguire la disamina dei metodi oggi disponibili per formulare razioni per ruminanti è bene aver chiaro un principio fondamentale di fisiologia digestiva di questi animali. Ogni qual volta si fanno variazioni, anche di piccola entità, nelle diete, o s’inserisce o toglie un alimento nel rumine, in questo complesso ecosistema dovrà crearsi un nuovo equilibro tra le diverse specie di batteri, funghi e protozoi in perenne conflitto tra loro. Per questo motivo gli effetti positivi o negativi di una nuova dieta sulle performance produttive, riproduttive e sanitarie degli animali possono essere valutati solo dopo qualche settimana. Forse addirittura dopo 40 giorni. Purtroppo in alcuni casi ci si aspettano variazioni in pochi giorni ma ciò può avvenire solo in caso di insorgenza di acidosi ruminale sulla produzione di latte e proteine.
Nonostante il CNCPS, abbinato all’ottimizzazione, sia attualmente considerato il top, non sempre è possibile applicarlo. Innanzitutto richiede competenze professionali complesse e un costante monitoraggio della composizione analitica degli alimenti. Più diffuso, almeno nel nostro paese, è l’approccio classico alle razioni per ruminanti definito anche “statico“. Questo metodo utilizza nutrienti di vario tipo e consiste essenzialmente nel calcolare i fabbisogni nutritivi degli animali per poi soddisfarli con i nutrienti apportati dagli alimenti. La figura professionale che utilizza questo metodo non deve possedere un particolare titolo di studio. Il sistema statico può essere utilizzato routinariamente ed ha una minore probabilità di generare errori rispetto al CNCPS ma non può supportare allevamenti che hanno scelto la strada della “Precision farming”.
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