Nel regolamento UE 2019/6 dell’11 dicembre 2018 relativo ai medicinali veterinari, tra le tante novità apportate rispetto all’abrogata direttiva 2001/82/CE, c’è quella che “scoraggia” la pratica della metafilassi. Si stabilisce infatti che il Medico Veterinario può prescrivere antimicrobici per metafilassi soltanto dopo avere diagnosticato la malattia infettiva, in presenza di un rischio “elevato” di diffusione, per la durata limitata al periodo di rischio, ed essendo poi in grado di giustificare la scelta prescrittiva.

Il suddetto regolamento definisce metafilassi “la somministrazione di un medicinale a un gruppo di animali, a seguito di diagnosi di una malattia clinica in una parte del gruppo, allo scopo di trattare gli animali clinicamente malati e di controllare la diffusione della malattia negli animali a stretto contatto e a rischio, e che possono già essere infetti a livello subclinico“.

Negli allevamenti di bovini la metafilassi con gli antibiotici è stata per decenni raccomandata nelle vitellaie, al ristallo dei bovini da carne, alla messa in asciutta delle bovine da latte, per la prevenzione delle infezioni mammarie e dopo il parto per la prevenzione delle infezioni dell’utero.

Il dilagare della presenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici ha imposto di prendere seri e immediati provvedimenti per il contenimento dell’uso di queste molecole farmaceutiche negli allevamenti. La European Medicines Agency (EMA) pubblica ogni anno il rapporto ESVAC i cui dati provengono da 31 nazioni europee e sono relativi alla diffusione degli antibiotici negli allevamenti dove vengono allevati animali che producono cibo per l’uomo.

In dodici anni il consumo di antibiotici veterinari in Europa è calato del 53%, raggiungendo i livelli più bassi di sempre. Nel nostro Paese le vendite complessive di antibiotici sono passate dai 421,1 mg/PCU del 2010 ai 157,5 del 2022, con una riduzione superiore alla media europea di oltre quattro punti (-57,5%). Per PCU si intende un chilogrammo di popolazione animale per fini alimentari.

Nonostante le pomate antibiotiche endomammarie rappresentino in 31 paesi europei solo lo 0.7% del totale degli antimicrobici utilizzati negli animali d’allevamento, il regolamento UE 2019/6 entrato in vigore il 28 gennaio 2022 fa divieto di utilizzare l’uso sistematico di antibiotici alla messa in asciutta in quanto, appunto, trattamento metafilattico.

In pratica è di fatto impossibile ricorrere alla terapia sistematica in asciutta (BDCT); si deve invece adottare la terapia selettiva in asciutta (SDCT), ossia la somministrazione di antibiotici endomammari solo alle bovine che hanno una storia clinica e batteriologica che suggerisca di farlo.

Sono passati poco più di due anni dall’avvento ufficiale delle SDCT, anche se molti allevamenti italiani già prima di questa data avevano cominciato a non trattare più tutte le bovine alla messa in asciutta ma solo quelle dove è altamente consigliato farlo.

Il 17 luglio 2018 Shmulik Friedman dell’Israeli Dairy Bord ha scritto per Ruminantia un articolo dal titolo “Terapia selettiva alla messa in asciutta (SDCT) – basata sulle evidenze” dove sono state approfondite le principali metodiche da utilizzare.

Visto che per anni il paradigma universalmente condiviso è stato quello della BDCT, il passaggio alla SDCT avrebbe potuto innalzare la prevalenza delle mastiti cliniche, e la conta cellulare media dell’allevamento e delle singole bovine (mastiti sub-cliniche).

In questo articolo riportiamo un’analisi dei dati relativi alle oltre 9.000 stalle iscritte al Libro Genealogico e che aderiscono al programma genetico di ANAFIBJ; tale analisi risulta la prima risposta a questi interrogativi.

Nella sottostante tabella 1 si può notare come la media ponderata dei campioni individuali di latte della razza Frisona italiana denoti una significativa riduzione, anche se si è ancora lontani dal limite di sicurezza dell’inferiore alle 200.000; ricordiamo, inoltre, che questa è la media dei singoli controlli funzionali e non del campione di massa del tank: eventuali animali sotto cura e il cui latte non viene destinato al consumo alimentare qui sono considerati.

E’ ancora presto per trarre delle conclusioni ma la temuta impennata della conta cellulare non è apparentemente avvenuta.

Figura 1. Fonte ANAFIBJ 2024

Materiali e metodi della “Terapia selettiva alla messa in asciutta”

Il grafico successivo rappresenta l’andamento delle cellule somatiche nelle bovine di razza Frisona controllate, presenti negli archivi ANAFIBJ. Sono stati eliminati gli outliers, cioè i soggetti con valori anomali per conta di cellule somatiche (SCC) e tutti gli animali per i quali non sono presenti sia un ultimo controllo relativo alla lattazione precedente, sia un primo controllo relativo alla lattazione successiva. Sono stati elaborati 2,2 milioni di dati individuali compresi tra il 2018 e il 2022 che rappresentano la data di inizio della lattazione successiva all’ultimo controllo funzionale, cioè la data di controllo più vicina alla data di messa in asciutta della lattazione precedente.

Importante è sottolineare che le prime lattazioni degli animali sono presenti solo come ultimo controllo della lattazione precedente e mai come primo controllo della successiva, non esistendo una lattazione precedente.

Tutti questi filtri spiegano la differenza fra animali in latte e animali inclusi nell’analisi.

La “scelta” dell’anno 2022 come anno massimo di analisi, deriva dal fatto che, essendo l’anno dell’ultimo controllo della lattazione precedente, presuppone l’avvenuto inizio della lattazione successiva. Prendendo il 2023 come anno dell’ultimo controllo della lattazione precedente, avremmo avuto troppi pochi record, attualmente, nel gruppo del 2023 per ragioni temporali. L’aggiornamento dell’anno 2023 sarà pubblicato prossimamente.

L’SCC è stato trasformato in somatic cell score (SCS) (Ali and Shook, 1980) per normalizzare la distribuzione del carattere SCC. I soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi, tenendo in considerazione il numero di cellule somatiche con valore soglia 200.000 cellule/ml (equivalenti a 4 come punteggio di SCS), sopra il quale i soggetti vengono considerati “malati”:

  1. Animali che nell’ultimo controllo della lattazione precedente erano malati e che hanno iniziato la nuova lattazione “malati” (“malati” – “malati”) – colore rosso;
  2. Animali che nell’ultimo controllo della lattazione precedente erano malati e che hanno iniziato la nuova lattazione “sani” (“malati” – “sani”) – colore giallo;
  3. Animali che nell’ultimo controllo della lattazione precedente erano sani e che hanno iniziato la nuova lattazione “malati” (“sani” – “malati”) – colore arancione;
  4. Animali che nell’ultimo controllo della lattazione precedente erano sani e che hanno iniziato la nuova lattazione “sani” (“sani” – “sani”) – colore verde.

Nel grafico sono stati considerati tutti i soggetti su scala Nazionale. “N” sta ad indicare il numero di osservazioni per gruppo. Si può osservare un leggero trend crescente per sane-malate e per sane-sane, mentre è decrescente il trend di malate-malate e malate-sane.

Da approfondire il cambiamento del rapporto primipare:pluripare negli anni, che potrebbe avere un effetto sui trend rilevati. Altri fattori che possono aver inciso su questi trend sono il valore genetico medio degli animali per l’indice SCS (trend positivo, quindi ogni anno alleviamo animali mediamente migliori dell’anno precedente) e altri fattori gestionali.

Figura 2. Frequenza gruppi SCS inizio – fine lattazione.

Conclusioni

I dati nazionali di evoluzione della conta cellulare media individuale derivanti dai dati dei controlli funzionali sono un buon indicatore utilizzabile per valutare il livello di salute delle mammelle.

Dai dati elaborati da ANAFIBJ si vede come gli sforzi e gli investimenti della produzione primaria, uniti al miglioramento del valore genetico medio degli animali in lattazione (Figura 3), stiano fornendo i risultati attesi e sperati, anche se ancora molta è la strada da percorrere.

Figura 3. Trend dell’indice genetico cellule somatiche (all’aumentare dell’indice diminuiscono le SCC nel latte) e della produzione di latte nella popolazione Frisona Italiana (dati ANAFIBJ).

L’analisi degli ultimi 5 anni della differenza nel livello di cellule somatiche tra il periodo di messa in asciutta e inizio lattazione, se da un lato dimostra un lieve peggioramento della percentuale di bovine che guarisce in asciutta e delle bovine che si ammalano in asciutta, ci rassicura che la sostituzione delle BDCT con la SDCT non sta creando molti problemi, vedendo un sensibile incremento del +2,46% (tra il 2018 e il 2022) delle bovine che entrano in asciutta sane e che ripartono sane nella lattazione successiva, come anche una sostanziale stabilità (+0,24% tra il 2018 e il 2022) tra quelle che ripartono malate, indipendentemente che fossero malate o sane nell’ultimo controllo della lattazione precedente.

Autori

Gloria Manighetti1 – Autore di riferimento (gloriamanighetti@anafi.it), Maurizio Marusi1, Ferdinando Galluzzo1,  Alessandro Fantini2,  Martino Cassandro1

1 – ANAFIBJ
2 – Ruminantia