Ho iniziato a fare questo mestiere all’alba del nuovo millennio e dopo più di un decennio, con tutti i cambiamenti che le nuove tecnologie hanno determinato anche nell’ambito dell’allevamento della vacca da latte, oggi mi interrogo sul ruolo che il veterinario buiatra debba avere per affrontare la grande sfida che si chiama Futuro. Questa sfida per essere vinta comporta necessariamente un approccio nuovo alla professione ma sopratutto alla relazione con l’allevatore. Nel nuovo contesto professionale che si è venuto a delineare è fondamentale che il veterinario, per rimanere al passo coi tempi, si aggiorni sulle nuove tecniche e sui nuovi strumenti tecnologici utilizzabili in campo buiatrico, cercando di valutare le diverse situazioni con il buon senso. Questo è un elemento fondamentale per capire quali sono le risorse più importanti da valorizzare e i limiti dei quali tener conto in ogni azienda, limite inteso nella sua accezione positiva cioè l’ambito entro cui si trova  la certezza di poter agire .

È altresì necessario che l’allevatore da parte sua sia in grado di adeguarsi all’evoluzione del mestiere e di affidarsi alle conoscenze di chi svolge una professione.

Ma quel che davvero può agevolare tale cambiamento è che entrambi gli attori vadano oltre antiche credenze e vecchie resistenze culturali. Gli aspetti di novità che riguardano il mestiere del veterinario sono molteplici. Tra questi l’introduzione, non come atteggiamento saltuario ma come routine, della gestione dell’azienda attraverso una rilevazione periodica dei dati che consenta di monitorare i parametri produttivi e riproduttivi, al fine di mantenere un’alta qualità del prodotto a vantaggio del profitto, ma sempre nell’interesse del benessere dell’animale. Ed è proprio l’animale il centro della mia riflessione: la salvaguardia del benessere della vacca da latte è la vera sfida e la nuova frontiera della zootecnia. Il veterinario deve trasmettere all’allevatore il principio per il quale una vacca che vive nelle migliori condizioni possibili e alla quale vengono rivolte le migliori cure possibili darà un prodotto di alta qualità. Compito del veterinario quindi è anche quello di responsabilizzare l’allevatore nei confronti del destinatario finale dei suoi prodotti, ovvero il consumatore, sempre più attento verso la filiera e sempre più esigente rispetto alla genuinità e alla qualità del cibo che mangia. Se allevatore e veterinario si sono sempre occupati del trattamento sanitario delle vacche, ora è importante che entrambe le figure professionali abbiano una visione olistica del concetto di benessere e cura e che entrambe agiscano in modo tale da non dover arginare gli effetti, ma individuare le cause. Ciò comporta una programmazione del lavoro tale da evitare il più possibile le emergenze, riqualificando il ruolo del veterinario all’interno dell’azienda e il rapporto con l’allevatore, chiamato ad avere un ruolo attivo e compartecipante. Sta al veterinario educare gli allevatori ad un approccio diverso che aumenti il loro livello di autonomia in uno spirito di stretta collaborazione e di reciproca fiducia. Un terzo attore altrettanto importante in questo scenario è il nutrizionista. Nella visione olistica, l’aspetto nutrizionale è infatti determinante. È perciò fondamentale che si apra un dialogo, tutt’oggi ancora non scontato, tra veterinari, alimentaristi e allevatori, abbattendo il muro d’ostilità che a volte si crea tra figure professionali con ruoli e competenze diverse. Per questo ogni giorno lotto affinché all’interno di un’azienda non esistano attori protagonisti e comparse, ma ognuno abbia un ruolo complementare a quello dell’altro, lavorando tutti per un obiettivo comune e condiviso: il benessere dell’animale per il benessere dell’uomo.

Solo così è possibile che possa esserci un domani per la zootecnia, che ci possano essere nuove e giovani leve che abbiano ancora voglia di prendere in mano e dare continuità al mestiere che è stato dei loro padri, dei loro nonni. Solo così è possibile vincere quella grande sfida che si chiama Futuro.