Lo spunto per il tema da trattare in questo editoriale me lo ha dato una conversazione con un allevatore di Cremona, nostro cliente. Commentando i suoi dati di fertilità gli stavamo chiedendo cosa facesse di particolare per avere 106 giorni d’intervallo partoconcepimento e più del 50% di vacche gravide costantemente presenti. Il tutto in una stalla da 110 quintali e titoli del latte eccezionali. La domanda lo ha un po’ stupito pertanto gli ho dovuto spiegare che i dati riproduttivi della Frisona italiana sono sconfortanti e che alcuni attribuiscono questo ad una scarsa fertilità di questa razza da un lato selezionata per fare molto latte e dall’altra spinta a produrre da razioni poderose. Insistendo che ci svelasse il suo segreto, informazione preziosa per altri allevatori, gli abbiamo chiesto di spiegare cosa facesse dalla rilevazione del calore al giusto momento di fecondare. Il suo segreto è che tratta le bovine come individui ossia ci ha spiegato che ogni bovina manifesta il calore a modo suo e ad ore diverse dalla giornata. Inoltre ci ha rivelato che non tutte le bovine ovulano nello stesso periodo per cui per fecondare è stato costretto ad imparare a sentire i follicoli sulle ovaie. E allora i protocolli? Le procedure standard tanto care ai molti professori americani che ci vengono ormai quotidianamente a civilizzare? Forse il vero segreto è imparare come funzionano le cose per potersi adattarsi alle infinite variabili che la natura ci offre per poi essere ordinati sul lavoro.