Non sappiamo come e se la Commissione europea che si formerà dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno 2024 si occuperà degli obiettivi del Green Deal Europeo. In particolare, per quanto riguarda le emissioni di gas climalteranti questo ambizioso progetto dell’Unione Europea si pose l’obiettivo di ridurle del 55% (rispetto al 1990) entro il 2030 e del 100% entro il 2050.

Crediamo che la nuova governance europea rispetterà gli impegni presi, anche perché voluti da una larga e trasversale percentuale di cittadini europei; l’industria e l’agricoltura, al netto del greenwashing circolante, stanno concretamente agendo in tal senso.

Sull’entità e l’andamento di queste emissioni c’è ancora molta confusione nonostante i chiari dati italiani di ISPRA che, anche quest’anno, Ruminantia ha contribuito a diffondere con una video-intervista dal titolo “Come stanno andando realmente le emissioni di gas serra e ammoniaca dell’agricoltura italiana“.

Dalla tabella sottostante di ISPRA si vede chiaramente che nel 2022 l’agricoltura è stata responsabile del 7.4% delle emissioni totali di gas climalteranti. La zootecnia da sola è stata responsabile del 5.8% del totale generale e l’allevamento dei ruminanti del 4.8% in valore assoluto.

C’è da tenere presente che queste stime non contabilizzano la decarbonizzazione dovuta alle coltivazioni agricole che producono gli alimenti zootecnici.

I ruminanti, sia per le fermentazioni enteriche che per la gestione dei liquami, producono prevalentemente metano (CH4), che è un gas ad effetto serra 85 volte più “potente” dell’anidride carbonica (CO2), ma che rispetto a quest’ultima, che rimane in atmosfera per migliaia di anni, sparisce completamente in 10-15 anni.

Questo significa che concentrarsi sulla riduzione delle emissioni di metano enterico e sulla gestione dei liquami può dare risultati in tempi ragionevoli, molto efficaci e duraturi.

Sulla gestione dei liquami, dalla deposizione in stalla alla raccolta e allo smaltimento, molte sono le tecnologie disponibili e dagli effetti misurabili, come le lettiere tipo compost barn, gli impianti di biogas e gli additivi “di comprovata efficacia” da utilizzare nelle vasche di stoccaggio dei reflui zootecnici.

Più complessa è la riduzione della produzione di metano enterico agendo sulla dieta e ricorrendo ad alcuni additivi.

Prima di addentraci in ulteriori dettagli relativi alla riduzione delle emissioni di metano enterico è bene puntualizzare alcuni aspetti. Il primo è che è più corretto parlare di emissioni piuttosto che di produzione di questo gas, in quanto non tutto quello che viene prodotto viene poi emesso.

I valori di CH4 possono essere espressi come quantità emessa al giorno dal singolo animale o dall’intero allevamento, come L/die oppure grammi/die. Un altro modo di esprimerli può essere la resa per quantità (kg) di sostanza secca ingerita (DMI) o addirittura per materia organica ingerita (OMI), in L/kg oppure gr/kg .

Si trovano anche spesso, ed è forse un modo più intuitivo per comunicarlo, espressi per kg di latte (eventualmente corretto a grasso e proteine) o di carne.

Per comprendere a fondo come con la nutrizione e/o alcuni additivi si possa ridurre la produzione di metano enterico consigliamo la lettura dell’articolo di Ruminantia Mese dal titolo “Per ridurre la produzione di metano enterico bisogna conoscere il rumine”.

Effetto delle diete

Diete per ruminanti che prevedono un aumento della quota di concentrato a scapito dei foraggi, e soprattutto l’aumento della concentrazione (sulla sostanza secca) di amido, hanno effetti sulla diminuzione della resa di CH4 sia per kg di DMI che per kg di latte.

Questa possibilità, che è stata riportata da molta letteratura scientifica, dimostra che diete a maggiore concentrazione di amido causano un aumento di produzione di latte, e soprattutto di proteine, provocando una riduzione proporzionale di produzione di metano enterico. Sulla base di alcuni dati pubblicati si può stimare che la resa di metano diminuisce linearmente di 0.62 g/kg di DMI per ogni punto percentuale di aumento della concentrazione di amido nella dieta tra il 20 e il 29%.

Figura 1 – Relazione tra la concentrazione di amido alimentare e la resa di metano enterico nelle vacche da latte (dati Ondarza et al. 2023). 

Effetto degli additivi

La maggior parte degli allevamenti di bovine da latte adotta piani alimentari finalizzati all’ottimizzazione della produzione di latte, grasso e proteine, ha una medio-alta concentrazione di amido e zuccheri, e utilizza foraggi molto digeribili.

In questo contesto è oggettivamente difficile pensare che si possano migliorare ulteriormente queste razioni al fine di ridurre la produzione di metano enterico.

Gli additivi che possono avere un potenziale effetto su una riduzione anche molto importante della produzione di metano enterico sono molti, ma sono pochi per ora quelli di comprovata efficacia.

In un articolo di Ruminantia Mese del 2021 dal titolo “Le emissioni enteriche di metano dei ruminanti si possono ridurre?” abbiamo rappresentato sinteticamente quelli che erano gli additivi più interessanti.

Nella Invited Review citata in bibliografia, A. N. Hristov pone parecchia enfasi sul 3-nitroossipropanolo (3-NOP) sul quale si è concentrato molto interesse scientifico, mentre sollevava alcune perplessità sulla reale efficacia dei composti bioattivi derivati dalle piante (PDBAC).

Pur tuttavia, tannini, SOP Star Cow, acidi organici, alghe, pre e postbiotici, e acidi grassi potrebbero, da soli o in sinergia tra loro, dare un contributo prezioso alla riduzione del metano enterico.

Serve da parte delle aziende che producono e distribuiscono questi additivi potenzialmente interessanti un maggiore sforzo nella validazione scientifica e nella divulgazione.

Conclusioni

Anche se gli allevamenti, specialmente di ruminanti, sono continuamente additati come i maggiori responsabili del surriscaldamento della Terra, poco di concreto si sta facendo sul fronte della comunicazione nel fornire le informazioni corrette e nell’avviare percorsi virtuosi di riduzione delle emissioni.

Sarebbe auspicabile che il problema venisse affrontato con la stessa convinzione utilizzata per il contrasto del fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

Abbiamo rapidamente visto che sul fronte della nutrizione qualcosa si può fare, mentre resta ancora poco sentito l’utilizzo degli additivi, almeno quelli di comprovata efficacia.

Bibliografia

• A. H. Hristov. Invited review: Advances in nutrition and feed additives to mitigate enteric methane emissions. J. Dairi Sci. (2024) 107: 4129 – 4146

• ISPRA. Il metano nell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra. L’Italia e il Global Methane Pledge. Rapporto 374/2022