La produzione di latte bovino italiano è aumentata del 4.3% nel periodo Gennaio-Settembre 2020 rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.

 

In questo periodo, la crescita della produzione europea è stata dell’1.8% e il nostro paese si è posizionato dopo Cipro, Lussemburgo, Bulgaria e Repubblica Ceca che sono tra gli Stati che crescono di più nella produzione di latte bovino nell’Unione europea (EU-27).

Nella tabella sottostante vengono riportate le variazioni della produzione di latte bovino dei paesi più vocati dell’UE.

Ma perché cresciamo così tanto e ad un ritmo così sostenuto?

Che il nostro Paese aumenti la produzione di latte bovino è un fatto positivo in quanto si sta riducendo il livello di dipendenza dal latte estero. Oggi importiamo ormai meno del 20% del latte totale di cui abbiamo bisogno e quindi di strada da fare ancora ce n’è ancora molta.

Anche se alcune industrie-lattiero casearie italiane stanno scoraggiando i loro conferenti ad aumentare la produzione perché non interessate al “latte italiano”, in quanto evidentemente non lo utilizzano come claim sulle confezioni oppure perché non producono DOP, è bene approfondire l’argomento e cercare i motivi di questa super-produzione.

E’ purtroppo solo una considerazione soggettiva, ma probabilmente il numero di allevamenti italiani di frisone che nella primavera del 2020 ha stabilmente superato i 40 kg di media è nettamente cresciuto rispetto agli anni precedenti. Ci sarebbe piaciuto avere dati oggettivi ma la sospensione dei controlli funzionali da parte dell’AIA nella prima fase del Covid-19 non ci ha permesso di considerarli.

Variazioni del numero di allevamenti e di capi

Secondo i dati della BDN, al 30/6/2010 erano attivi in Italia 40.622 allevamenti ed erano presenti 2.703.437 capi di bovini di razze da latte. Al 30/6/2020, gli allevamenti si sono ridotti a 25.255 (-37.8%) e gli animali a 2.626.812. Quindi, in 11 anni, con 15.367 allevamenti in meno e 76.625 capi mancanti ci saremmo dovuti aspettare un consistente calo della produzione italiana e non un aumento produttivo stimato di quasi il 15%.

Miglioramento genetico

Se si consultano i dati della frisona italiana che partecipa al programma nazionale di selezione genetica si può osservare che dal 2010 al 2019 la produzione media pro-capite è passata da 9.125 a 10.097 kg di latte, con un incremento di circa il 10%.

Nutrizione e gestione

In questi ultimi anni, la nutrizione e la qualità degli alimenti zootecnici sono sicuramente migliorate ma è difficile quantificarne il ruolo in un incremento produttivo così marcato. E’ forse la gestione ad essere nettamente migliorata. Sono ormai molte le aziende che hanno adottato la terza mungitura, che gestiscono molto bene il raffrescamento in stalla, che hanno preso provvedimenti seri per prevenire la “Sindrome della bassa produzione di latte in autunno” e che gestiscono meglio la fertilità e il fotoperiodo.

Conclusioni

A causa di una scarsa gestione complessiva della produzione primaria di latte in Italia, la bella notizia di un’accelerazione verso l’autosufficienza nell’approvvigionamento di latte bovino si è trasformata in tragedia per quegli allevatori a cui l’industria del latte ha messo quote di produzione. Sicuramente però la rincorsa verso l’aumento della produzione procapite e del numero di bovine munte in allevamento, per compensare la volatilità economica tipica di chi produce commodity, sta mostrando chiari sintomi d’invecchiamento. Pensavamo che una volta usciti dal regime quote latte saremmo potuti arrivare all’autosufficienza produttiva ma c’è qualcosa che non sta funzionando e che merita approfondimenti da parte di chi è titolato a farlo.