L’accordo siglato in Lombardia il 16 Gennaio 2014 ,per una aumento del prezzo del latte alla stalla di Euro 44.50, ha riaperto un barlume di speranza ai nostri allevatori. Rimane tuttavia gravissimo che ciò non si sia stato fatto in autunno quando con le produzioni nazionali in calo, il prezzo elevatissimo degli alimenti e del latte spot ci sarebbero state tutte le condizioni per farlo. Altro aspetto positivo è che gli investimenti fatti primariamente nella genetica e, secondariamente, sulla nutrizione abbiano contribuito ad un incremento del grasso e della proteina del latte a livelli record, assestandosi in inverno e nella frisona a ben oltre il 4% di grasso e il 3.50 di proteina. Questo nei sistemi di pagamento a qualità innalza sensibilmente il prezzo del latte alla stalla. Inoltre, la prospettiva di modifica del regime quote sta stimolando chi può a predisporsi per un aumento dei capi in mungitura. In questo scenario così favorevole rimangono gravi problemi tecnici irrisolti nonostante lo sforzo di divulgazione e aggiornamento professionale delle industrie, delle istituzioni, della stampa specializzata e delle professioni. La fertilità è tutt’altro che sotto controllo con il suo impatto negativo sui giorni medi di lattazione e, una riforma anticipata. Lo stesso si può dire per le malattie dei piedi e delle mammelle che hanno anch’esse effetti negativi sulla produzione di latte, la fertilità e la longevità funzionale in allevamento. Per non parlare poi dei prezzi esorbitanti dell’alimentazione. In questi anni si è “delegato” alla divulgazione e alla tecnologia straniera, essenzialmente nord-americana, la soluzione dei nostri problemi ignorando le nostre profonde differenze culturali ma anche climatiche, alimentari e di destinazione del latte. In ogni caso abbiamo ormai consolidato il fatto che i “molti copia e incolla” di conoscenze e tecnologia straniera non hanno dato nei fatti e nei numeri i risultati promessi. Spesso ci si è mascherati dietro a “l’ha detto l’americano” e al perché in Italia non si fa ricerca e la didattica universitaria è obsoleta. Noi non siamo d’accordo su tutto questo. La “ricerca di base e quella applicata” sono ormai un fatto globale e per sua natura a disposizione di tutti . E’ compito e dovere dei professionisti lo sviluppo tecnologico in prodotti e metodologie ossia l’applicazione pratica dei docenti, il trasferimento di conoscenza aggiornata agli studenti ed al legislatori, la costruzione di quelle leggi e quelle norme che tutelino la salute dei consumatori e dell’ambiente e il benessere degli animali. Noi crediamo che in Italia esistano tutte quelle professionalità necessarie per accompagnare la filiera del latte verso traguardi ben più ambiziosi, nonostante i già eccellenti successi della nostra produttività e della qualità e sicurezza della nostra filiera lattiero-casearia. Il nostro “tallone d’Achille” è quindi non la scarsa conoscenza ma l’incapacità di uscire dall’individualismo e di interagire per il bene comune. Noi di Ruminantia non abbiamo certo la velleità di essere la risposta alla domanda di conoscenza necessaria ad un sviluppo armonico e profittevole della nostra zootecnia. Vogliamo però sicuramente fare la nostra parte ospitando nelle nostre rubriche il pensiero e le esperienze dei docenti, dei professionisti, del nostro SSN , degli allevatori e dell’industria. Questo editoriale è anche un invito a scrivere a tutti quelli di voi che vogliono mettere a disposizione di tutti le esperienze, le riflessioni e le conoscenze acquisite, nell’ambito del principio di indipendenza e laicità che Ruminantia si è dato fin dall’inizio.