Nei giorni scorsi è dunque terminato, dopo circa trent’anni, il regime delle quote latte. Vorrei far presente alcuni dettagli su cui spesso non si riflette e provare poi a ragionare sul da farsi.
Intanto mi sembra emblematico che questa norma si chiamasse “regime”. Di solito non è una parola che evoca sensazioni di libertà, quanto piuttosto di ingessatura, di mancanza di opportunità.
E così è stato.
Si tratta inoltre di riflettere sul fatto che un’intera generazione di imprenditori agricoli della zootecnia bovina da latte – trent’anni! – non abbia potuto esprimersi pienamente, se non con il freno a mano tirato.
Estremizzando, si può dire che corriamo il rischio di quei Paesi che hanno vissuto per decine di anni sotto un forte regime comunista. Uno dei problemi più rilevanti è stato ed è, quello dell’azzeramento delle iniziative individuali. Il crollo del Muro e delle cortine non ha trovato, automaticamente, una generazione di persone pronte, capaci ed allenate alla libertà di iniziativa.
La fine delle quote, fatte le debite proporzioni, ha in sé lo stesso rischio.
Siamo abituati a ragionare all’interno degli spazi limitati che per decenni le quote ci hanno dettato.
Per quanto possibile e per quanto la situazione del mercato del latte non ispiri oggi entusiasmi, è tuttavia il caso di liberarsi velocemente del torpore imprenditoriale di questi trent’anni per valutare le opportunità e le sfide che il mercato libero ha in sé.
Oggi più che mai, ogni azienda può e deve chiedersi cosa pensa di essere fra cinque o dieci anni.
Deve utilizzare il proprio conto economico (e dai, ancora il conto economico!) per formulare diverse ipotesi di sviluppo per poi scegliere quella che, complessivamente, meglio si addice ai desideri dell’imprenditore agricolo.
L’unica cosa che un imprenditore agricolo non deve fare, è stare fermo. Aspettare che gli eventi decidano per lui. Non valutare scenari alternativi. Ovviamente una delle alternative è non fare nulla!
Purtroppo il nostro settore è abituato dalla natura a non avere pause – le vacche si mungono invariabilmente ogni giorno!
Ciò comporta una scarsa propensione e frequentemente poco interesse a pensare la propria attività, il proprio ruolo e la propria azienda in modi nuovi o alternativi.
Se può essere di stimolo e conforto, vale la pena di informare che le analisi economiche che stiamo sviluppando in questi giorni, relativamente ad ipotesi alternative per il futuro di alcune aziende, pur molto diverse tra di loro, inducono invece a rimarcare l’urgenza e la rilevanza di un lavoro di pianificazione per il futuro.
Esistono e devono essere incamerati, spazi per ridurre il costo del litro di latte prodotto.
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