La zoppia della bovina da latte è una patologia ad alta prevalenza soprattutto negli allevamenti intensivi tradizionali, al punto di essere tra le tre principali cause di riforma precoce insieme alla mastite e all’infertilità. Una bovina zoppa avrà difficoltà ad esibire il comportamento estrale e ridurrà la sua ingestione giornaliera non tanto per le dimensioni dei pasti quanto nel loro numero, per cui si avrà una ridotta produzione di latte.

Come è noto le zoppie si distinguono, più didatticamente che praticamente, in laminiti (pododermatite asettica diffusa) e dermatiti. Le prime sono prevalentemente a sfondo metabolico mentre le seconde sono principalmente di natura infettiva. La medicina veterinaria, soprattutto dei “food animal”, sta progressivamente migrando dalla classificazione classica di una patologia a quella delle sindromi, proprio perché buona parte delle malattie che colpiscono gli animali d’allevamento hanno un’origine plurifattoriale. La genetica, la nutrizione, la gestione, le altre patologie e l’ambiente sono sempre e a vario titolo coinvolte come fattori di rischio o eziologici delle sindromi. E’ difficile avere una patologia d’allevamento che abbia un solo fattore eziologico e di rischio. L’approccio olistico o plurifattoriale alle sindromi d’allevamento richiede al medico veterinario competenze su tutti fattori prima elencati che condizionano i fenotipi.

Tra i fattori di rischio ed eziologici delle zoppie a sfondo metabolico (laminiti) la nutrizione ha un ruolo fondamentale. La terza falange è racchiusa, e quindi protetta dall’esterno, da una scatola cornea. Questa struttura viene chiamata unghiello o unghione. La rapidità di crescita del tessuto corneo e la sua qualità, ossia elasticità e al contempo capacità di resistere all’usura, è fortemente condizionata da ormoni, ossigeno e nutrienti, che affluiscono attraverso il sangue nel derma del piede, anche conosciuto come corion o corio. La maggior parte delle bovine da latte viene allevata in allevamenti intensivi senza accesso a paddock esterni in terra, per cui trascorre buona parte della sua vita, se non tutta, sul cemento che ricopre la corsia di alimentazione, le corsie tra le cuccette e l’area di mungitura. La qualità dell’unghia è per le bovine che vivono in questi ambienti di fondamentale importanza. Il particolare assetto ormonale e metabolico delle vacche da latte, soprattutto di razza frisona, le predispone, specialmente nella fase di transizione e nella prima metà della lattazione, a numerosi disturbi metabolici e a carenze, generalmente secondarie, di nutrienti. La “prepotenza metabolica” della mammella della bovina non gravida “fresca” e l’impossibilità di fatto di approvvigionarsi di tutti i nutrienti necessari, hanno reso “parafisiologico” il bilancio energetico e proteico negativo e il bilancio negativo dei donatori di gruppi metilici (NMDB). A questi si affiancano le inevitabili carenze secondarie di molti amminoacidi, minerali e vitamine. Queste carenze secondarie si associano con il particolare assetto insulino-carente e insulino-resistente della fase di transizione creando le condizioni affinché si verifichino zoppie, infertilità e mastiti. Questi tre gruppi di patologie sono per la frisona la principale causa di ridotta longevità funzionale, dovuta alla riforma involontaria che l’allevatore è costretto a fare. Ci sono poi specifiche malattie metaboliche, come l’acidosi ruminale e la sindrome ipocalcemica, che rappresentano importanti fattori eziologici e di rischio per le laminiti.

Prima di entrare nei dettagli del rapporto che esiste tra metabolismo e zoppie è bene fare qualche accenno alla fisiologia e all’anatomia del piede bovino. Tra pelle, pelo e unghia non c’è poi molta differenza. Si tratta di tessuti composti da una superficiale epidermide che poggia su un derma sottostante dove c’è una diffusa vascolarizzazione che apporta ormoni, ossigeno e nutrienti. Le cellule che diventeranno epidermiche e poi cheratociti originano dal corion. La cheratina invaderà poi progressivamente il citoplasma delle cellule epidermiche fono a causarne la morte, trasformandole nel tessuto corneo dell’unghione.

D.J. Tomlinson ed altri JDS 87:797-809

Le carenze o discontinuità nell’apporto al corion di alcuni nutrienti e dell’ossigeno, oppure l’afflusso di molecole come le citochine pro-infiammatorie e le amine biogene, possono alterare profondamente la salute dell’unghione dei bovini.

Tra i sintomi dell’acidosi ruminale c’è spesso la zoppia. Le ragioni sono tante, e molte di queste sono ancora piuttosto sconosciute. Quando per tante ragioni il pH ruminale scende al di sotto di una certa soglia, una parte importante di batteri che fermentano le fibre muore. Trattandosi per lo più gram negativi, grandi quantità di endotossine anche conosciute come lipopolisaccaridi (LPS) vengono liberate nel rumine e poi assorbite. Queste stimolano nell’organismo della bovina da latte una complessa e aspecifica reazione infiammatoria, principalmente mediata dalle citochine pro-infiammatorie, che si riverbera anche nel corion. Un sintomo non specifico dell’acidosi ruminale, soprattutto a decorso sub-clinico, è ad esempio la polipnea, ossia l’ansimare immotivato della bovina da latte dovuto ad un aumento dell’irrorazione sanguigna del diaframma.

Le molecole vasoattive sono composte prevalentemente, ma non esclusivamente, da ammine biogene che si formano dalla deaminazione degli aminoacidi. La più nota tra queste è l’istamina, che si forma dalla decarbossilazione dell’aminoacido istidina. La produzione ruminale di istamina aumenta quasi linearmente al diminuire del pH. Un batterio ruminale coinvolto in questo meccanismo è l’Allisonella histaminiformans. L’istamina, essendo vasoattiva, aumenta significativamente la pressione sanguigna all’interno dell’unghione causando dapprima intenso dolore e successivamente lesioni al tessuto corneo. Questa profonda alterazione dell’omeostasi compromette anche la sintesi di tessuto corneo di qualità. Le ammine biogene, oltre che dal rumine, possono svilupparsi anche nel colon, quando vi arriva cibo indigerito in grandi quantità.

Si ritiene che anche un eccessivo apporto di proteina solubile nella dieta possa alterare l’omeostasi del piede bovino, anche se le evidenze scientifiche sono scarse. Questo può maggiormente avvenire in diete con grandi quantità d’insilati d’erba molto umidi e ricchi d’ammoniaca. Molto frequente nelle bovine di razza frisona e di alto potenziale genetico, nella fase di transizione e nei primi medi lattazione, è la specifica carenza di aminoacidi solforati, come la metionina e la cisteina. Lo zolfo è di fondamentale importanza per conferire elasticità e resistenza agli unghioni. La metionina è di fatto sempre carente nelle bovine altamente produttive che producono anche molta caseina. Tra i macrominerali, il calcio ha un ruolo particolarmente importante perché coinvolto nella cheratinizzazione e nella cornogenesi in quanto necessario alla transglutaminasi epidermica (TG). Ci sono poi le carenze secondarie di zinco, rame e selenio. Questi oligoelementi sono limitanti per moltissimi enzimi e per le relative funzioni metaboliche. I singoli dettagli saranno poi descritti in uno specifico articolo.