Nella seconda metà del XX secolo la mortalità neonatale dei vitelli era un problema di grande rilevanza, specialmente nel periodo invernale. In quegli anni i vitelli venivano infatti alloggiati in locali chiusi, freddi ed umidi, con carica microbica elevata e in condizioni igienico-sanitarie pessime.

Le principali patologie neonatali (coli, rota e corona virus) erano assai diffuse e venivano, con poco successo, trattate con terapie antibiotiche. In seguito, la stabulazione individuale in gabbietta dei vitelli divenne comune in quanto questa strategia diminuiva i rischi di contatto tra un vitello e l’altro, la contaminazione aerogena di virus, batteri e protozoi, e rendeva più facile il trattamento singolo dei vitelli malati.

Un ulteriore miglioramento si ottenne con l’adozione della vaccinazione delle madri alla messa in asciutta.

A partire da metà degli anni ’90, la diffusione sul mercato delle allattatrici automatiche fece tornare molte aziende a stabulare socialmente i vitelli, tenendo presente le esigenze di raggruppamento legate ad età, numero e sanità degli animali stessi.

In questo tipo di stabulazione, durante i quattro periodi di sei ore in cui è suddivisa la giornata, viene somministrato ai vitelli un quantitativo di latte regolato da una curva incrementale che permette un’ingestione superiore rispetto a quella dei classici due pasti individuali al secchio o al biberon. Il maggior senso di sazietà che ne deriva fa diminuire il fenomeno del succhiamento reciproco.

Diversi studi hanno dimostrato che il maggior consumo di latte nel primo mese di vita aiuta l’animale a difendersi da criptosporidiosi, induce maggior risposta immunitaria contro la Salmonella e diminuisce la mortalità da Mannhemia emolitica (Ballou, 2018).

Questo sistema permette inoltre all’operatore di controllare quali sono i vitelli che nel singolo periodo non hanno acceduto alla posta per bere il quantitativo di latte a loro assegnato; in questo modo l’osservazione e la prevenzione delle patologie diventa molto più semplice.

Successivamente si è diffuso anche il sistema di allevamento in gruppo con alimentazione individuale (milkbar). Questo sistema, che prevede tettarelle di gomma a flusso lento che inducono maggior senso di sazietà e produzione di saliva, unito all’uso delle bottiglie contenenti concentrato con tettarella appese nell’ambiente, riduce anch’esso la tendenza al succhiamento reciproco.

Normalmente entrambe queste strategie vengono precedute comunque da un periodo variabile tra i 7-20 giorni, che coincide circa con lo sviluppo del sistema immunitario, in cui il vitello viene stabulato singolarmente.

Inizialmente allevare i vitelli in gruppo significava semplificare il lavoro dell’operatore e non si consideravano sufficientemente gli aspetti legati alla socialità e all’igiene della somministrazione.

Recenti studi etologici sui vitelli hanno dimostrato che i benefici della stabulazione di gruppo sono molteplici: in primo luogo l’abitudine al contatto tra simili e uno stato emozionale positivo che viene definito “ottimistico”. Inoltre, la stabulazione libera in gruppo permette agli animali di esprimere l’etogramma di specie, quali il gioco e lo sviluppo della socialità.

Allevare vitelli in gruppo aiuta inoltre la resilienza allo stress, flessibilità comportamentale e cognitiva, e l’adattamento a nuove situazioni, che nella vita adulta la vitella incontrerà frequentemente (cambi di gruppo, cambi di stabulazione, cambi alimentari e di abbeverata, diversi tipi di modalità di mungitura).

Anche dal punto di vista zootecnico questo tipo di soluzione garantisce diversi benefici: fondamentalmente un maggior consumo di sostanza secca, incrementi ponderali maggiori e maggior peso allo svezzamento.

Su 32 studi nessuno ha evidenziato migliori performance nei vitelli allevati singolarmente, nella seguente tabella (Costa et al, 2016) sono riassunti i risultati:

Inoltre, i vitelli allevati in gruppo, grazie alla maggior produzione di calore latente (effetto stalla), sono più protetti dallo stress da freddo. Una migliore termoregolazione rende disponibile più energia per la crescita e l’immunità. Non va poi dimenticata l’opinione pubblica: l’allevamento singolo del vitello viene considerato una forma di costrizione dal consumatore finale, anche se questo atteggiamento non è del tutto fondato.

Dal punto di vista imprenditoriale bisogna passare da un concetto di un minor costo giornaliero ad un concetto di un minor costo per kg di incremento. In questo contesto giocano alcuni fattori molto importanti come la temperatura esterna, che si può modulare grazie a sistemi di condizionamento, anche se il vitello subisce  maggiormente lo stress da freddo rispetto a quello da caldo, la morbilità e la qualità del latte ricostituito utilizzato.

Il problema non è però solamente il costo per kg di incremento, ma l’entità dell’incremento stesso: oltre infatti a permettere una prima gravidanza più precoce con un peso al primo parto più elevato, ogni 500 g di incremento giornaliero prima dello svezzamento risulta circa 500 kg di latte in più in prima lattazione (Soberon 2018). Questo risultato si può ricondurre ad un precoce e maggior sviluppo dei prestomaci che aumenta il peso metabolico degli stessi animali una volta adulti.

Animali che crescono maggiormente nelle prime 12 settimane tendono inoltre a raggiungere un maggior numero di lattazioni utili (Bach 2010).

Sotto riporto due grafici che dimostrano come i più moderni sistemi di alimentazione automatica permettano di controllare non solo i quantitativi ma anche il comportamento alimentare e la velocità di assunzione del latte.

Entrambi dimostrano come anche nel settore della vitellaia il precision feeding aiuti a migliorare le performances degli animali.