Lo scorso 5 Giugno a Piacenza, nel corso della Giornata Buiatrica organizzata dalla SIB sugli effetti del caldo nella vacca da latte, i docenti Umberto Bernabucci, Alessia Tondo, Nicola Lacetera, David Wolfenson e Luigi Calamari hanno approfondito il tema di come il clima caldo altera il metabolismo della bovina con effetti negativi sulla produzione, sulla fertilità e la salute. Tutto questo sia sulle vacche in lattazione che in asciutta. La gestione dell’ambiente, intesa come raffrescamento diretto e indiretto, e l’eliminazione dell’esposizione solare diretta sono misure indispensabili per evitare lo stress da caldo. Le bovine entrano nella fase di rischio quando il THI, indice combinato di temperatura e umidità relativa, supera 73-78. Questa condizione si può verificare quando ad esempio la temperatura esterna è di soli 29°c e l’umidita relativa dell’80%. Ad aggravare questo fattore di rischio è la temperatura notturna. Quando essa supera già i 15°C impedisce alle bovine di compensare gli effetti negativi sul metabolismo delle alte temperature diurne. Lo stress da caldo, ossia la patologia derivante dall’impossibilità delle bovina di mantenere il suo tipico assetto metabolico, si può facilmente misurare attraverso un aumento della temperatura rettale anche di solo mezzo grado centigrado, della frequenza respiratoria che aumenta ad oltre gli 80 atti respiratori e dal calo dell’ingestione. La nutrizione clinica può avere un ruolo importante nel mitigare gli effetti negativi sul metabolismo e quindi sulla produzione, la salute e la fertilità delle bovine. La descrizione delle alterazioni del metabolismo da parte dei docenti intervenuti nella Giornata Buiatrica ha dato le linee guida per modificare i piani alimentari delle bovine sia in lattazione che nelle ultime settimane di gravidanza.

Molto interessanti sono state le ricerche presentate da Umberto Bernabucci sul fatto che il solo calo d’ingestione, che la bovina mette in atto per ridurre la produzione endogena di calore, non spiega le alterazioni sulle performance produttive, riproduttive e sanitarie durante lo stress da caldo. Tradizionalmente quando cala l’ingestione si modificano i piani di razionamento concentrando le razioni. Bernabucci ha dimostrato che durante lo stress da caldo, non aumentano nel sangue i NEFA ossia il calo dell’insulina in circolo non stimola la liberazione degli acidi grassi volatili dal tessuto adiposo e quindi la bovina non ritiene che una maggiore disponibilità di grassi sia la soluzione migliore per produrre energia in un contesto di calo d’ingestione. E’ quindi consigliabile in estate non aumentare oltre modo l’apporto di grassi, ovviamente solo in forma rumino-protetta, per opporsi alla riduzione dell’apporto energetico. Sono da escludere o ridurre nella razione quelle fonti di grassi insaturi che facilmente possono irrancidire, come quelli contenuti nella soia integrale o nel lino integrale. Non consigliabili, se non in modeste quantità, nell’alimentazione delle vacche in lattazione soprattutto in estate, sottoprodotti ricchi di oli come la pula di riso,cruscami, distillers, farina d’estrazione del germe di mais e i panelli di soia e di girasole, anche per gli effetti negativi che hanno sulla fermentazione ruminale delle fibre e sul grasso del latte.

Il riassetto metabolico della bovina predilige per la sintesi epatica di glucosio l’acido propionico normalmente derivante dalla fermentazione ruminale degli amidi e gli aminoacidi glucogenetici al punto di “ricercarli” nel tessuto muscolare. E’ pertanto buona norma in estate aumentare la concentrazione proteica della razione utilizzando fonti proteiche a bassa degradabilità ruminale come il glutine di mais e, nei casi critici, ricorrere alla metionina e alla lisina rumino-protette. Durante l’estate si riduce la concentrazione ematica di ormoni come il GH e l’IGF-1 cosa che, oltre ad avere effetti negativi sulla produzione, ne ha anche sulla fertilità, in particolare perché l’IGF-1 è un “potente” fattore di crescita follicolare. La produzione di IGF-1 è stimolata proprio dalla concentrazione ematica degli aminoacidi. Una maggiore disponibilità nel fegato di acidi grassi saturi e aminoacidi aiuta la sintesi epatica di colesterolo, la sua esportazione dal fegato tramite le lipoproteine e quindi un maggiore afflusso di colesterolo ai follicoli ovarici per la sintesi degli estrogeni e del progesterone. In particolare quest’ultimo ormone risulta in calo in estate. La carenza di progesterone estiva e la temperatura corporea elevata della madre sono la spiegazione più evidente di quella parte d’infertilità estiva derivante dalla morte embrionale.  Sono anche consigliabili gli zuccheri di cui le razioni per le vacche da latte sono “cronicamente” carenti non tanto per apportare direttamente glucosio, cosa difficile in un ruminante, ma per l’azione che hanno sull’appetibilità della razione e come fattore di crescita della biomassa ruminale. Gli zuccheri sono da preferire agli amidi, di cui in genere si cala la concentrazione in estate, per evitare un aggravamento della già para-fisiologica acidosi ruminale estiva. Molto interessante è l’uso in estate, anche sulle vacche in lattazione, del glicole propilenico che, come noto, aumenta sensibilmente l’apporto di acido propionico senza interferire sul pH ruminale della bovina. Di sicuro interesse sia per vacche a fine gravidanza che per quelle in lattazione è l’aumento degli apporti di molecole che partecipano al sistema antiossidante, come la vitamina A, la vitamina E, il rame, lo zinco, il manganese e il selenio. D’estate esiste una difficoltà oggettiva e plurifattoriale del sistema immunitario specialmente cellulo mediato. Una testimonianza tra tutte è l’incremento delle cellule somatiche. E’ pertanto consigliabile in estate verificare gli apporti effettivi di vitamina A ed E e l’eventuale adozione di rame, zinco, manganese e selenio in forma chelata, proprio per superare i limiti d’assorbimento intestinale delle molecole inorganiche. Questo sia in asciutta che in lattazione. Infine molto utili sono i probiotici che appartengono al regno dei funghi come l’Aspergillus oryzae e il Saccharomyces cerevisiae. In particolare è interessante il terreno di fermentazione dell’Aspergillus in quanto ricco d’enzimi utili all’idrolisi degli alimenti nel rumine. L’uso di questi probiotici sostiene e incentiva le fermentazioni ruminali e quindi la produzione di biomassa microbica e acidi grassi volatili.

Conclusioni

Una corretta gestione dell’ambiente e della nutrizione durante l’estate può dare un significativo contributo ad evitare la riduzione della produzione di latte e dei suoi principali costituenti come il grasso e le proteine, l’infertilità estiva e l’immunodepressione sia nel periparto che in piena lattazione. Inoltre darà un sicuro contributo alla prevenzione della “sindrome della bassa produzione di latte in autunno” che causa agli allevamenti un danno economico sicuramente superiore a quello che arreca il caldo nei mesi estivi.