L’impresa agricola è una delle attività che, in assoluto, richiedono il maggior contributo delle diverse discipline del sapere umano. In una frazione di secondo si passa dall’affrontare un problema di salute dei vitelli ad un finanziamento bancario. Dal problema meccanico di un attrezzo, alla mastite di una bovina. Dalle scelta di selezione, all’organizzazione dei turni di mungitura e gestione del personale. Dalla decisione di un investimento ad un salto dal gommista per una foratura.  

A chi di noi è “agricolo”, il multitasking ci fa un baffo. Ci si abitua a saltare da un argomento ad un altro alla velocità della luce.  

Anche se non corrisponde ad un desiderio ed a reali competenze, questa è la realtà per la quale ci si è attrezzati al meglio. Al meglio non vuol dire bene.  

In un’azienda agricola si è dunque contemporaneamente allevatori, meccanici, selezionatori, economisti, agricoltori, gestori di risorse umane, podologi, veterinari, terzisti, geometri, ecc.. E le sollecitazioni non tendono certo a diminuire. Ora è necessario essere anche esperti di flussi dati, nuove tecnologie, utilizzatori di devices. 

Il solo pensiero di riuscire ad essere ugualmente abili in ognuno di questi settori è davvero improbabile, se non assurdo. Chi lo pensa è probabile che abbia bisogno di un dottore. Pure bravo magari. 

Già dal mattino si iniziano ad avere un turbinio di sollecitazioni grandi e piccole ma, tutte ugualmente urgenti o importanti, e tali che arrivare alla sera è già un buon risultato.  

E dunque? 

Con tutte queste sollecitazioni dettate dalla necessità, in realtà il ruolo di cui si sente più spesso la mancanza nelle aziende è quello imprenditoriale. Dato che nessuno ha le caratteristiche di Superman, per far entrare tutte le urgenze dentro le ore di lavoro, spesso si trascurano quegli ambiti meno urgenti. Non meno prioritari, semplicemente meno urgenti. Spesso dunque, è la nostra parte imprenditoriale che paga le conseguenze di questo concatenarsi di urgenze quotidiane.  

Aggiungo  che per molte delle funzioni che ho descritto sopra, ci sono modalità di apprendimento disponibili: corsi, visite aziendali, alimentaristi, veterinari, ditte. Ognuno di essi fornisce un pezzo di informazione che può essere utilizzato per diventare più bravi come allevatori,  come utilizzatori di software, come podologi, come fecondatori, come agricoltori. Latitano invece gli strumenti o le occasioni per diventare più bravi come imprenditori. 

E, per quanto non sia simpatico da dire e, me ne scuso in anticipo, si vede, c’è poco da fare.  

L’esperienza o la competenza in una certa mansione, non è tout court imprenditorialità.

Come un buon giocatore non è necessariamente un buon allenatore, un buon allevatore o un buon agricoltore non è necessariamente un buon imprenditore. Sono due mestieri diversi. Diventare un allevatore più bravo non indicanecessariamente che si sta migliorando come imprenditore.  

E dunque? 

Chi coltiva la propria capacità imprenditoriale, dedica anzitutto del tempo a studiare il proprio business, ad analizzare i propri numeri, a valutare le diverse opportunità. Seduti ad un tavolo, non necessariamente sporchi o con gli stivali indosso. Per quanto non impossibile, è difficile analizzare e studiare mentre si feconda, mentre ci si occupa dei vitelli, mentre si semina o si è sul carro unifeed.  

Prima di tutto, nel nostro settore occorre che impariamo ad essere businessman.