Essere informati sulla politica, la cronaca e l’economia, unitamente al saper fare sempre meglio il proprio lavoro attraverso l’esperienza e l’aggiornamento professionale, è la “chiave di volta” per il successo personale e della propria attività. Ruminantia® da ormai quasi due anni sta cercando di dare il suo piccolo e grande contributo a questo obiettivo utilizzando l’enorme potenzialità offerta da Internet e da social media come Facebook.

Nel mondo prima di Internet, o meglio del Word Wide Web (1991), le informazioni si acquisivano attraverso il dialogo tra persone o dalla carta dei libri e dei giornali e quindi le fonti erano sostanzialmente poche ed i canali d’accesso ovviamente limitati. Si aveva il tempo di acquisire lentamente un’informazione, metabolizzarla, da autori che con lentezza acquisivano credibilità. A distanza di soli 25 anni, con 6 miliardi di persone connesse ad Internet, con 1.3 miliardi di persone su Facebook e 300 milioni su Twitter, il mondo della comunicazione e del flusso delle informazioni è radicalmente cambiato.

Al di là delle considerazioni su come Internet e i social media abbiano cambiato i rapporti tra le persone e la loro interazione con la realtà, facciamo alcune considerazioni su come la Rete possa avere dato un contributo positivo o negativo alla nostra attività di allevatori e di tecnici o alle industrie. La Rete e i social media hanno indubbiamente contribuito positivamente alla circolazione delle informazioni perché hanno dato la possibilità a enti di ricerca, industrie, testate giornalistiche, professionisti e semplici cittadini di mettere a disposizione di tutti il proprio sapere e le proprie opinioni con facilità e a costi inesistenti. Se il libero circolare delle informazioni è sinonimo di progresso e libertà, sì la Rete rappresenta una svolta epocale per l’umanità.

Tutte le cose hanno però “un’altra faccia dalla medaglia” e social media come Facebook ne sono l’esempio più lampante. Internet non ha filtri, per cui possono circolare senza difficoltà notizie vere, ossia comprovate dai fatti, ma anche notizie inventate più o meno deliberatamente. Introdurre filtri ad Internet sarebbe un grave attacco alla libertà di pensiero e d’informazione e le democrazie del mondo si guardano bene dal farlo. Le limitazione d’accesso ai motori di ricerca come Google e ai social media vengono fatte da paesi non democratici che vedono nella rete un potenziale rischio per il mantenimento dello status quo. L’esempio della Cina può valere per tutti. E’ pertanto necessario difendere a tutti costi la libertà d’informazione della Rete ma ciò pone agli utenti il difficile problema di come capire se l’informazione che si acquisisce da essa sia vera, e quindi utilizzabile per farsi un’ opinione, o meglio ancora applicabile alla sua professione o alla sua impresa, che nel nostro caso è l’allevamento. Da autorevoli studi, sembrerebbe che la notizia “tarocca” abbia spesso una diffusione a volte “virale” e anche abilmente orientabile per la propensione che hanno la maggior parte dei lettori alle notizie catastrofistiche e complottistiche o comunque negative. Uno studio autorevole fatto in Italia dal Laboratorio di Computational Social Science dell’Istituto IMT Alti Studi di Lucca ha confermato quanto riportato dal Word Economic Forum del 2013 secondo il quale la diffusione massima di informazioni fasulle (massive digital misinformation) è una delle minacce più serie per la società. Lo studio italiano si è concentrato sui social media constatando che la “confirmation bias” ossia il pregiudizio di conferma è maggiormente attratto da notizie che maggiormente confermano negli utenti il proprio pensiero. Questa ricerca ha coinvolto 2 milioni d’italiani che nel periodo Settembre 2012-Febbraio 2013 hanno interagito con 50 pagine Facebook. Gli utenti sono stati categorizzati in base al tipo d’informazione preferita, tenendo conto della percentuale di “mi piace” su un unico tipo d’informazione e misurando poi le interazioni con altre informazioni. I ricercatori hanno suddiviso il tipo d’informazioni pubblicate su Facebook in “scientifiche”, ossia dotate di referenze oggettive, e “complottistiche”, ossia non basate su evidenze ma solo su credenze e pregiudizi. Esempi eclatanti di queste le scie chimiche, la vaccinazione dei bambini, il consumo del latte e le carni rosse, regie occulte per far andare in “malora” il nostro paese e alcuni aspetti più radicali dell’animalismo e del veganismo. I Troll, ossia gli utenti a caccia di rissa sul web, e le loro “echo chamber”, sono molto attivi su Facebook. La conclusione del lavoro è stata che gli utenti che parlano e interagiscono su notizie “alternative” sono molto più attivi di quelli che discutono di scienza.

Anche noi di Ruminantia possiamo confermare empiricamente che le nostre news, pubblicate anche su Facebook, più cliccate e condivise sono quelle che riportano gli aspetti negativi del nostro settore pur evitando attentamente di pubblicare news e condividere notizie tarocche. La libertà di Internet e la sua quasi completa gratuità va difesa senza se e senza ma, pazientando sulle invasioni pubblicitarie sulla Rete e sui social media come prezzo da pagare volentieri per avere questa grande opportunità. Pur tuttavia è importante proseguire e potenziare il dibattito su come discernere tra le notizie pubblicate quelle vere e comprovate, e quindi utili per il progresso della nostra attività, da quelle infondate o tarocche, più o meno consapevolmente, potenzialmente pericolose per la qualità della nostra vita e del nostro lavoro. Tutto questo nella consapevolezza che le notizie di catastrofi, complotti e super scoperte innovative fanno più audience di quelle ponderate, referenziate e seriose, tipiche di chi ha a cuore un’informazione di qualità.