Pensavamo che il biennio 2003-2004 fosse stato il periodo peggiore per le aflatossine ma dobbiamo prendere anno atto che il 2012 e il 2013 si presentano in maniera dir poco catastrofica al punto che molte delle organizzazioni che rappresentano i maiscoltori e gli allevatori hanno chiesto (invano) una deroga temporanea al limite dei 50 ppt di aflatossina M1 nel latte. Molto è stato scritto su cosa “ragionevolmente” poter fare quest’anno per scongiurare questa “waterloo” ma è necessario tentare di gestire l’attuale situazione almeno fino alle prime trebbiature di mais nella prima quindicina d’agosto. Come ben sappiamo gli alimenti a rischio sono il mais, e tutti i suoi sottoprodotti coma la farina glutinata e il glutine, ed il cotone integrale. Eliminare completamente il mais nelle razioni è tecnicamente possibile ma quasi impossibile da realizzare negli allevamenti da latte stanziali e di medio alta produzione. Si possono tentare razionamenti di questo tipo per razze da latte minori allevate in condizioni brade o semibrade e comunque con produzioni molto basse.

Un altro problema è rappresentato dall’impossibilità di utilizzo o in misura molto limitata di farina glutinata di mais e glutine di mais. Questi due importanti sottoprodotti della lavorazione del mais apportano nutrients particolari. La farina glutinata più comunemente chiamata semola glutinata apporta in una razione principalmente proteina solubile ( ne ha il 50% della proteina totale) ossia quella quota di azoto prontamente disponibile alla crescita della flora microbica ruminale soprattutto che fermenta la fibra. Per la stalla media italiana, ossia di frisone che producono kg 30 di latte, una razione ideale ha il 5% di proteina solubile e quindi un apporto giornaliero di oltre Kg 1 di questa frazione proteica. Per centrare quest’obiettivo pochi sono gli alimenti utilizzabili rappresentati principalmente da semola glutinata, pisello, favino, girasole e urea. Il pisello e favino hanno in questi mesi prezzi “naÏf” , e la semola è ad alto rischio aflatossine. Rimane il girasole decorticato con tutti i suoi limiti di qualità generale delle proteine e l’urea zootecnica priva sostanzialmente di effetti collaterali ad eccezione dei sovradosaggi e della difficoltà di una sua miscelazione in una razione unifeed o in un concentrato in farina .Per il glutine di mais la situazione è un po’ complicata in quanto alimento quasi insostituibile per le sue molte peculiarità. Le uniche alternative sono le soie (farine d’estrazione non integrali) trattate termicamente e gli aminoacidi rumino-protetti come la metionina e la lisina. Gli altri nutrienti del glutine come la leucina e i carotenoidi sono ad oggi non sostituibili. La riduzione della quota di mais farina della razione è anch’essa complicata.

È bene ricordare che si usa la farina di mais oltre che per la sua elevata concentrazione di amido anche perché la sua ridotta degradabilità ruminale gli dà la possibilità di arrivare all’intestino ed essere idrolizzata ed assorbita direttamente come glucosio. Nei razionamenti in cui si è costretti a ridurre la presenza di mais crudo e non fermentato (insilato) è consigliabile l’adozione di schiacciati di mais o mais macinato ad elevata granulometria per non privare le vacche fresche di questo apporto prezioso nell’intestino. Dovendo ridurre la concentrazione di mais della razione e dovendolo sostituire in parte con cereali autunno-vernini come l’orzo, il grano duro, il triticale e l’avena o sorgo è obbligatorio ridurre la concentrazione di amido della razione. Per sostituire la quota di amido della razione siamo obbligati a farlo inserendo cellulose da alimenti come i cruscami, le buccette di soia e le polpe di bietola che però non risolvono il problema dei fabbisogni energetici della bovina soprattutto se ancora non gravida. Allo scopo si sfrutta un’altra strada per produrre energia cioè quella di aumentare la concentrazione di proteina della razione che la bovina utilizzerà come fonte energetica. In queste condizioni critiche ci sono additivi che possono aiutare molto.

Interessanti sono gli enzimi come le amilasi, le cellulasi, etc, che aumentano da digeribilità totale della razione e quindi promuovono la crescita della biomassa ruminale che apporta anche quelli amminoacidi ( glucogenetici ) che la bovina utilizzerà come fonte energetica . Nell’alimentazione dei ruminanti non si possono utilizzare gli enzimi purificati per cui si deve ricorrere ai cereali germinati ed essiccati e ai terreni di fermentazione del Saccharomyces cerevisiae e soprattutto dell’Aspergillus oryzae. La sostituzione o la riduzione del cotone è più semplice trovando ottimi sostituti nella soia farina d’estrazione ,nei grassi rumino-protetti e nelle cellulose non foraggere .