L’acqua è considerata il nutriente più importante per la salute e le performance di un allevamento. Una bassa ingestione d’acqua porta ad un aumento dell’ematocrito e dell’urea nel sangue, riduce la frequenza respiratoria e la contrattilità del rumine, causa una minore produzione di latte e di peso corporeo, e induce comportamenti aggressivi in prossimità degli abbeveratoi.

Il corpo è costituito in buona parte d’acqua. Nella bovina ad inizio lattazione questa percentuale è del 69%, in quelle a metà lattazione del 62.4% mentre in quelle gravide e in asciutta raggiunge il 64.7%. La bovina perde acqua attraverso il latte, le urine, le feci, l’evaporazione e la sudorazione. In una vacca che produce 33 kg di latte il 26-34% di acqua viene eliminata con esso, il 30-35% con le feci e il 15-21% con le urine. Questi animali si approvvigionano d’acqua bevendo, e ciò costituisce l’83% del fabbisogno totale, assumendola attraverso gli alimenti e producendola durante il metabolismo.

La ricerca forse più significativa sul comportamento alimentare riguardante anche l’acqua da bere fu pubblicata da R.G.Dado e M.S.Allen nel 1994 (JDS 77:132-144). In questo importante lavoro si rilevò che bovine con una produzione media di 33.1 kg di latte e con un’ingestione di 22.8 kg di sostanza secca assumevano 77.6 litri d’acqua abbeverandosi 14 volte al giorno. Per ogni abbeverata esse ingerivano 6.4 litri. Studi di altri autori concordano grosso modo con la quantità d’acqua ingerita giornalmente ma riportano dati differenti sul numero di abbeverate giornaliere e sulla loro durata. Sicuramente, la quantità d’acqua assunta dalle bovine si concentra nelle due ore che seguono la mungitura e per questo motivo è bene mettere a loro disposizione abbeveratoi all’uscita della sala di mungitura, dove le bovine possano bere contemporaneamente con una portata d’acqua che tenga conto del fatto che le vacche hanno un tasso di abbeverata di circa 4 litri al minuto.

Ci sono molte equazioni disponibili per prevedere il consumo d’acqua nelle bovine. Quelle più diffuse sono:

15.99 + 1.58 X ingestione (kg/die) + 0.90 x latte in kg prodotto al giorno + 0.05 x grammi di sodio ingeriti al giorno + 1.20 x la temperatura minima espressa in gradi (Murphy ed al.1983, JDS 66: 35-38)

– 32.39 + 2.47 x kg di sostanza secca ingerita al giorno + 0.6007 x kg di latte prodotto no + 0.0911 x Julian Day* – 0.000257 x JD2 (Holter and Urban ,1992, JDS 75:1472-1479)

* I Jiulian day sono i giorni trascorsi dal 1° Gennaio del 4713 AC.

Per semplificare e dare un ordine di grandezza riguardo ai fabbisogni idrici, in un allevamento dove la produzione media è compresa tra 33 e 35 kg/pro-capite/al giorno, il consumo di acqua libera (FWI), ossia quella di assunta con il bere, per kg di latte prodotto, è di 2 kg secondo l’equazione di Holter e Urban, di 2.3 kg secondo quando riportato da Dado e Allen e di 2.7 kg secondo l’equazione di Murphy. Il consumo totale di acqua (TWI), ossia la sommatoria della FWI e di quella contenuta negli alimenti, più l’acqua prodotta dal metabolismo, è di 3 kg per Dado e Allen e 2.6 kg per Holter e Urban.

I fattori che possono condizionare l’ingestione d’acqua possono essere molti, come il livello d’ingestione, la produzione di latte, il contenuto di sostanza secca della razione, le condizioni climatiche, il peso corporeo e l’ingestione di sodio. Diete ricche di sale, bicarbonato di sodio e proteine stimolano una maggiore ingestione d’acqua. Si stima che per ogni grammo di sodio ingerito il consumo d’acqua aumenti di 0.05 kg al giorno. Un aumento della temperatura esterna da 18 a 30°C porta ad un incremento nel consumo d’acqua del 29% e ad una diminuzione delle perdite con le feci del 33%. Aumenta invece la perdita attraverso le urine, la respirazione e la sudorazione, rispettivamente del 15, 59 e 50%.

Che le bovine abbiano a disposizione la giusta quantità di acqua è molto importante e le regole di dimensionamento e posizionamento degli abbeveratoi sono note a tutti. A nostro avviso è importante verificare la corrispondenza tra teoria e pratica utilizzando un semplice contalitri che quantifichi l’acqua erogata dai soli abbeveratoi. Conoscendo il numero di bovine presenti e la quantità d’acqua erogata, e quindi bevuta, è possibile controllare periodicamente se c’è corrispondenza tra equazioni di stima dei fabbisogni idrici e acqua effettivamente consumata.

La qualità dell’acqua è anch’essa una variabile importante che può interferire sui consumi (FWI), sulla salute delle bovine e trasferire indirettamente al latte pericolosi inquinanti.

Per studiare correttamente l’acqua destinata ad abbeverare le bovine da latte si devono considerare le sue caratteristiche organolettiche (odore e sapore), le proprietà chimico-fisiche (pH, dissolventi solidi totali e durezza), la presenza di sostanze tossiche, la concentrazione di macro e micro-elementi e le contaminazioni microbiche. Un’eccessiva concentrazione di questi fattori può compromettere l’ingestione giornaliera di acqua o arrecare danni alla salute delle bovine. Nello specifico, l’ingestione d’acqua può essere compromessa da un eccesso di dissolventi solidi totali (TDS) che rappresentano la sommatoria di sodio, potassio, calcio, magnesio, cloruri, solfati, bicarbonati, sali d’ammonio e materiale organico. Il residuo fisso a 180° C è invece condizionato solamente dai sali disciolti nell’acqua. Per durezza, almeno in Italia, s’intende la presenza di ioni di calcio e di magnesio. Questa caratteristica viene solitamente misurata in gradi francesi (f° o fH°). Un grado corrisponde a 10 mg di carbonato di calcio per litro d’acqua.

Le acque saline”, con un valore di TDS compreso tra 3000 e 4999 mg/L, possono provocare diarree transitorie. Livelli compresi tra 5000 e 6999 mg/L già non possono essere utilizzati per i vitelli e le bovine gravide. Nella tabella successiva vengono riportati i valori limite di alcuni minerali, molecole e batteri che possono causare problemi sanitari agli animali.

L’acqua può contenere inquinanti pericolosi anche per la salute umana derivanti dall’assunzione diretta e indiretta tramite il consumo di latte e di carne. In allegato la tabella dell’EPA (Agenzia per la protezione dell’ambiente statunitense) relativa a molti inquinanti.