Ci sono stati anni, non recenti, in cui i contributi PAC hanno rappresentato una sorta di aggiunta ai risultati economici aziendali, generalmente buoni. Attraverso i contributi PAC si finanziavano operazioni straordinarie quali l’acquisto di appezzamenti di terreno e similari.
Siamo stati abituati per decenni a considerare i contributi annuali PAC come se fossero una rendita. I titoli si potevano, e si possono, vendere ed acquistare; avevano, ed hanno, differenti valori nominali e danno diritto a ricevere contributi annuali più o meno alti secondo il loro valore nominale. Né più né meno che possedere dei BTP o titoli obbligazionari simili: a determinate scadenze si incassano dei soldi legati al possesso di tali titoli.
Nell’ultimo periodo di programmazione PAC, sono stati introdotti alcuni elementi di differenziazione (il cosiddetto greening, ad esempio) attraverso i quali sono stati erogati contributi differenziati secondo le scelte degli agricoltori.
La programmazione PAC 2023-2027 introduce molteplici elementi di cambiamento. Non è questa la sede per sviluppare una disamina dettagliata della nuova PAC.
Certo è che la filosofia di fondo cambia radicalmente.
I titoli, e con essi i contributi di cui sopra, perdono mediamente circa il 50% del loro valore. Tuttavia, dato che l’ammontare complessivo dei contributi PAC è sostanzialmente invariato, ora viene chiesto agli imprenditori agricoli di assumere determinati comportamenti (semine, trattamenti, farmaci, benessere animale, ecc.) a fronte dei quali vengono erogati contributi rilevanti. Si passa pertanto da una PAC intesa come rendita ad una PAC da intendere come contributo a fronte di scelte ritenute virtuose. Solo tali scelte danno accesso al contributo.
Facciamo due conti su un’azienda reale che munge 190 vacche, che lavora 70 ettari a fascicolo e che possiede 70 titoli per un valore medio di 305 € cad. Nella campagna 2021 ha ricevuto contributi per 44.500 € (titoli base + greening + accoppiato zootecnia). Nel 2023, se si comporta come nel 2021, riceverà contributi per 31.500 €. Se utilizza tutte le opportunità offerte dalla nuova PAC riceverà contributi per circa 81.000 €. Nei tre casi, l’incidenza per litro di latte prodotto passa da circa due centesimi a circa 1,4, ovvero a poco meno di quattro centesimi/litro.
La lettura dei dispositivi di legge e dei regolamenti rende evidente che la PAC non è più una semplice “domanda” che si reitera di anno in anno, sempre simile a sé stessa, quasi fosse una fotocopia.
La nuova PAC, così come è stata impostata, ha la capacità di incidere sulle scelte e sull’organizzazione aziendale, mettendo sul tavolo contributi importanti, direi fondamentali, per il conto economico delle aziende. Costituisce pertanto materia di seria ed approfondita riflessione per ciascun imprenditore agricolo. All’esito di queste riflessioni, è necessario trasferire le scelte nella domanda PAC. E neppure questo è banale. Si tratta di un compito impegnativo sia per gli imprenditori, sia per gli uffici CAA che vi si dedicano.
Mi pare che sia materia per riflessioni serie!
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