Ogni azienda zootecnica si affida a figure professionali che, nelle migliori intenzioni del titolare, devono mettere la propria competenza a servizio dell’azienda al fine di ottenere soddisfacenti risultati dalla gestione. Tipicamente sono presenti in azienda almeno il veterinario e l’alimentarista (spesso agronomo), quest’ultimo spesso al servizio del fornitore di mangimi/integratori; quasi sempre è presente il podologo; raramente è presente il consulente indipendente ed il commercialista. L’agronomo è presente per pratiche quali PUA, PSR, domande PAC e per progetti di stalle o servizi. Altre figure sono chiamate ad intervenire secondo le necessità particolari.

Concentro ora l’attenzione sulle figure operative che offrono il loro servizio in modo continuativo nel corso dell’anno e che hanno contatti frequenti con l’azienda. Parlo dunque del veterinario, dell’alimentarista, del podologo, del consulente e del commercialista.

Non si può certo dire che un’azienda zootecnica manchi di offrire lavoro a così diverse professionalità.  Si tratta infatti di un nutrito gruppo di competenze il cui lavoro ben indirizzato e coordinato potrebbe offrire ampie garanzie di soddisfacenti risultati.

Potrebbe …

Sappiamo tutti che il numero di aziende che possono contare su risultati soddisfacenti non sono la maggioranza.

A parte il fatto che ritengo sia indispensabile mettersi d’accordo sul significato della parola “risultati”, cosa che faremo in una prossima occasione.

Focalizziamoci ora sull’impatto che le figure professionali che frequentano l’azienda hanno sui risultati. Dobbiamo dire che lo stesso professionista, pur avendo una propria e definita competenza, ottiene risultati a volte molto diversi nelle aziende che frequenta. Non credo che si possa dire che ci sia più impegno in un’azienda piuttosto che in un’altra. E neanche che si tratti di situazioni casuali, senza possibilità di spiegazioni (il microclima, le strutture, il tipo di terreni, ecc).

Mi pare che il nodo della questione sia legato alla figura che opera la sintesi rispetto ai singoli problemi. Mi spiego meglio con un esempio. Succede in azienda che il veterinario, riscontrando problemi di cisti ovariche suggerisca all’allevatore di chiedere all’alimentarista di aumentare l’energia nella razione. Cosa che né l’allevatore né l’alimentarista hanno difficoltà a fare, aumentando le farine di mais. Succede poi che, dopo pochi giorni, nel corso della visita del podologo, riscontrando problemi podali, lo stesso evidenzi la necessità di ridurre il livello di amidi nella razione. Cosa che né l’allevatore né l’alimentarista hanno difficoltà a fare riducendo le farine. Salvo il fatto che, in ultima analisi, l’allevatore resta con il cerino in mano, dovendo decidere a chi dare soddisfazione e quale problema risolvere e quale invece aggravare. Potrei fare numerosi altri esempi di sollecitazioni incrociate e talvolta contrarie formulate dai diversi professionisti (pensiamo al commercialista che, registrando le fatture ma non sapendo nulla di gestione aziendale, solleciti a spendere meno in farmaci o alimentazione)

Dunque,  si pone il problema della sintesi. Mi pare che, dato che il mercato forza le aziende alla massima efficienza, la modalità classica di operare dei professionisti, per la quale ognuno si occupa, pur al massimo delle proprie competenze, di un singolo segmento dell’azienda, lasci abbondanti spazi vuoti che, solo talvolta, sono occupati dal titolare o da altre figure presenti in azienda.

In ogni caso, una volta che i professionisti sono usciti dall’azienda, resta il problema di mettere ordine e dare priorità a tutte le sollecitazioni ricevute.

In definitiva, a sera, una volta che tutti sono a casa propria, l’allevatore rimane solo con i propri pensieri e con i propri dubbi.

Esiste forse lo spazio affinché qualche professionista si ponga come supporto per questo ulteriore ed  indispensabile attività di coordinamento?