INTRODUZIONE
Nella vacca da latte con “periodo di transizione”, o “periodo peripartale”, si intende quell’arco di tempo che si estende tra le tre settimane precedenti e le tre settimane successive al parto. Il termine “transizione” sta per l’appunto a sottolineare gli importanti cambiamenti fisiologici, metabolici e nutrizionali che avvengono in questa fase. Come in tutti i mammiferi, la gestione di questi cambiamenti è di fondamentale importanza, in quanto sono strettamente legati all’eventuale sviluppo di patologie cliniche e subcliniche nel post-parto ed alle performance produttive e riproduttive future delle bovine, che possono di conseguenza influenzare significativamente il profitto dell’allevatore. In questo periodo, la più alta incidenza di patologie da produzione si concentra nei primi 10 giorni post-parto. Infatti, in questo frangente, la mobilizzazione dei lipidi all’inizio della lattazione è un processo fisiologico e necessario per permettere alla vacca di soddisfare la propria richiesta energetica per la lattazione. Tuttavia, quando la quantità e/o la velocità di mobilizzazione sono eccessive, l’incidenza di disturbi metabolici aumenta notevolmente. Inoltre, se la mobilizzazione dei lipidi è elevata, il fegato riesterifica gli Acidi Grassi Non Esterificati (NEFA) a trigliceridi, e se la velocità di trasporto di quest’ultimi, tramite la produzione delle lipoproteine a bassissima densità (VLDL), non avviene abbastanza rapidamente, essi iniziano ad accumularsi al suo interno. Quindi, in queste condizioni, non è raro trovare una vacca in condizioni di lipidosi epatica con sintomi manifesti o subclinici di chetosi. La concentrazione plasmatica di chetoni in circolo viene misurata tramite rilevazione del Beta-Idrossibutirrato (BHB), che in condizioni fisiologiche risulta inferiore a 0,60 mmol/l in pre-parto ed a 0,80–1,10 mmol/l nel post-partum. Qualora la concentrazione di BHB nel post-partum risulti superiore a 1,20 mmol/l si parla di chetosi subclinica. Per minimizzare la predisposizione delle vacche alla chetosi e alla lipidosi epatica è necessario evitare una perdita eccessiva di peso durante il periodo di transizione, minimizzando l’entità del bilancio energetico negativo (BEN). La perdita di peso, la mobilizzazione dei lipidi, il BEN, quindi l’aumento dei NEFA plasmatici, e l’accumulo di lipidi nel fegato sono inevitabili in tutte le vacche ad alta produzione. Tuttavia, tutto questo deve essere ridotto al minimo. Inoltre, durante il periodo di transizione, quasi tutte le vacche da latte vengono a trovarsi in uno stato di immunodepressione più o meno grave: funzione neutrofilica, linfocitaria, e la risposta anticorpale risultano alterate. Tutti questi effetti contribuiscono ad una diminuzione della produzione lattea e della fertilità; in particolare, i maggiori problemi di fertilità si riscontrano nelle bovine che presentano malattie del periparto e patologie infettive come la mastite. Tra le altre patologie peripartali la cui eziologia è più connessa al processo di immunodepressione vi sono la ritenzione placentare, la metrite e la mastite.
MATERIALI E METODI
L’indagine ha interessato 275 bovine da latte di razza Frisona equamente suddivise in 5 aziende zootecniche della Provincia di Vicenza. Tali allevamenti sono iscritti all’Associazione Provinciale Allevatori (APA) e sottoposti mensilmente a controlli funzionali. Ogni azienda era costituita da un numero minimo di 170 vacche in lattazione con una produzione media di circa 100 quintali/capo/lattazione. La gestione alimentare e manageriale degli animali in asciutta ed in transizione era simile per tutti gli allevamenti: periodo di asciutta di circa 60 giorni, con steaming-up di 15 giorni prima del parto, stabulazione libera su cuccette ed alimentazione con tecnica unifeed.
Su ogni animale, a 7±5 giorni prima del parto e a 7 giorni dopo il parto, sono stati effettuati i seguenti interventi:
– valutazione del BCS (Body Condition Score; Scala da 1 a 5 del metodo Edmondson et al.1989);
– prelievi di sangue venoso;
– test di campo per la valutazione della glicemia e della chetonemia (lettore per la glicemia e chetonemia OPTIUM XCEED, Abbott);
Inoltre, su 93 animali (sempre equamente suddivisi nelle 5 aziende), a 14 giorni dopo il parto è stato eseguito un ulteriore prelievo ematico venoso.
I campioni ematici sono stati processati entro 3 ore dalla raccolta per la successiva determinazione del profilo ematobiochimico completo.
Per tutte le bovine sono stati raccolti i dati clinici relativi all’insorgenza di patologie nel post-parto ed i dati produttivi relativi alla successiva lattazione, rilevati mediante controlli funzionali APA.
I dati raccolti sono stati sottoposti ad analisi della varianza al fine di determinare l’effetto del periodo (7±5 giorni pre-parto, 7 giorni e 14 giorni post-parto) sui parametri ematici, clinici e produttivi presi in considerazione.
RISULTATI E DISCUSSIONE
Dall’analisi dei dati emerge che alcuni parametri di campo misurati nel pre-parto presentano un effetto significativo (P<0,05) su diversi parametri dell’esame ematobiochimico relativo al post-parto. Tra questi, alcuni indici, come Glicemia e BHB, sono di particolare interesse ai fini dello studio in quanto facilmente misurabili in campo, e permettono di valutare la risposta metabolica periferica e la presenza di disturbi metabolici, quali la chetosi subclinica nel periodo del post-partum (BHB). In tabella 1 vengono riportati i risultati relativi ai parametri ematobiochimici rilevati nei 3 periodi oggetto di studio.
Tabella 1. Media ± deviazione standard dei parametri ematobiochimici in funzione del periodo peripartale oggetto di studio
a,b: lettere diverse sullo stesso parametro indicano differenza statisticamente significative (P<0,05) tra i periodi
Come discusso in precedenza ,e come riportato in Tabella 1, la concentrazione di NEFA e di BHB circolanti esprime il successo dell’adattamento della bovina alla condizione di BEN tipica del periodo di transizione: l’animale è costretto ad attingere alle proprie riserve corporee per soddisfare il fabbisogno energetico. Ne consegue un processo di lipomobilizzazione e l’entità di questa mobilizzazione è misurabile tramite la concentrazione plasmatica dei NEFA. Infatti, il campionamento per i NEFA effettuato tra i 4 e i 10 giorni pre-parto è considerato il miglior indicatore dello stato energetico delle bovine a fine gestazione, ed è preferibile al BHB in quanto in questa fase il fenomeno preponderante è la lipomobilizzazione e non la chetogenesi. Il BHB è invece il miglior indicatore dello stato metabolico post-parto, in quanto rispecchia l’entità dell’ossidazione lipidica epatica ed è il prevalente e il più stabile a livello ematico tra i corpi chetonici.
A questo punto, per individuare eventuali parametri predittivi rilevati nel pre-parto, gli animali sono stati suddivisi in 2 Classi di NEFA e 2 Classi di BHB in funzione dei valori riscontrati la settimana precedente al parto: Classe NEFA A (NEFA pre-parto <0,40 mEq/l) e Classe NEFA B (NEFA pre-parto ≥0,40 mEq/l); Classe BHB A (BHB pre-parto <0,60 mmol/l) e Classe BHB B (BHB pre-parto ≥0,60 mEq/l).
Dalle analisi statistiche è risultato che le Classi NEFA pre-parto sono state quelle con il maggior numero di significatività in relazione ai parametri ematici misurati nell’ultima settimana di gestazione, mentre le Classi del BHB sono risultate avere un maggior numero di effetti significativi sui parametri clinici rilevati dopo il parto. In particolare i grafici 1 e 2 mostrano come animali con alti livelli di NEFA (≥0,40 mEq/l) a fine gravidanza presentino concentrazioni ematiche di Globuline e Proteine Totali più elevate (P<0,05) sia nella settimana precedente che nella settimana successiva al parto stesso. Questo risultato è probabilmente dovuto al fatto che la mobilizzazione lipidica è in grado di influenzare la risposta immunitaria e infiammatoria della vacca in transizione.
Grafico 1. Effetto delle Classi NEFA pre-parto sul livello delle Proteine Totali (PT) nei vari periodi oggetto di studio
*,**: asterischi diversi entro lo stesso periodo indicano differenze statisticamente significative (P<0,05) tra le 2 Classi NEFA
Grafico 2. Effetto delle Classi NEFA pre-parto sul livello delle Globuline (Gb) nei vari periodi oggetto di studio
*,**: asterischi diversi entro lo stesso periodo indicano differenze statisticamente significative (P<0,05) tra le 2 Classi NEFA
Autori:
Enrico Fiore, Marcello Lora, Alessio Bortolami, Leonardo Armato, Massimo Morgante, Matteo Gianesella
Dipartimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute – Università degli Studi di Padova.
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